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2020-03-11
Oltre alla moratoria per i mutui alle famiglie, scendono anche i tassi di interesse
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Stop ai mutui per le famiglie italiane in difficoltà a causa dell'epidemia di coronavirus: la proposta è nel decreto legge con le misure straordinarie di sostegno all'economia, che il governo varerà venerdì. La conferma è arrivata dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha spiegato che nel decreto «ci sarà una semplificazione procedurale per la sospensione dei mutui prima casa fino a 18 mesi in caso di riduzione o sospensione dell'orario di lavoro (in base a quanto previsto dal cosiddetto fondo Gasparrini, istituito presso il ministero dell'Economia proprio per sostenere le famiglie in momenti di difficoltà, ndr) e inoltre sospendiamo le rate di mutui e prestiti bancari" anche con "parziale sostegno di garanzia statale».
Una decisione che però, come si è affrettato a precisare il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, non può pesare solo sulle banche. «Se lo Stato vuole porre in essere dei paracaduti sulle famiglie e sulle grandi imprese, è chiaro che non sono le banche a poter avere la forza e il dovere giuridico di sostenerle da sole», ha fatto sapere Patuelli, secondo cui «ci sarà bisogno di attivare tutta una serie di norme, garanzie e fondi, che il governo ha già potenziato come il fondo Gasparrini sulla sospensione dei mutui all'acquisto della prima casa nel caso in cui c'è stata una perdita o riduzione di lavoro. Non siamo all'anno zero né per le banche né per il governo». Già ieri il ministro allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, aveva fatto sapere che uno dei «quattro canali» su cui si sta indirizzando il governo per aiutare famiglie e imprese «è quello della liquidità, che va garantita, e questo lo si fa con la sospensione dei pagamenti, di mutui, bollette, tributi», alla quale il governo starebbe lavorando già dalla prossima scadenza fiscale del 16 marzo.
Anche sul fronte delle piccole e medie imprese qualcosa si muove: nei giorni scorsi l'Abi – Associazione bancaria italiana e le associazioni degli imprenditori hanno siglato un accordo che prevede la sospensione o l'allungamento dei finanziamenti rivolti alle micro, piccole e medie aziende danneggiate dall'emergenza epidemiologica legata al coronavirus. La sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti può essere chiesta fino a un anno ed è applicabile ai finanziamenti a medio-lungo termine (mutui), anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie, e alle operazioni di leasing, immobiliare o mobiliare. In questo ultimo caso, la sospensione riguarda la quota capitale implicita dei canoni di leasing. Per le operazioni di allungamento dei mutui, il periodo massimo di estensione della scadenza del finanziamento può arrivare fino al 100% della durata residua dell'ammortamento. Alle nuove moratorie hanno aderito banche che rappresentano il 90% in termini di totale dell'attivo, con una presenza in tutta Italia.
Al netto delle situazioni di oggettiva difficoltà c'è da dire che il momento non è mai stato tanto favorevole per chi vuole accendere un mutuo casa. La situazione di incertezza sui mercati finanziari sta scatenando una corsa ai beni rifugio, come i Bund tedeschi, che al momento offrono rendimenti ancora inferiori rispetto ai mesi scorsi. E di conseguenza, come ha spiegato una ricerca di Facile.it, anche l'indice Eurirs è sceso ai minimi, portando di conseguenza al ribasso i Taeg applicati ai mutui a tasso fisso, che oggi sono scivolati allo 0,77%. Lo scorso 6 marzo l'indice Eurirs a 20 anni era infatti allo 0,01%, contro lo 0,41% di trenta giorni prima.
Questo significa, secondo le simulazioni di Facile.it, che a marzo il miglior Taeg (tasso annuo effettivo globale) per un mutuo a tasso fisso di 126mila euro al 70% da restituire in 25 anni, è dello 0,77%, contro l'1,24% di gennaio 2020. La rata mensile è di 455 euro (era 485 euro a gennaio 2020), con un risparmio mensile di 30 euro, mentre il totale degli interessi risparmiati ammonta a 9.000 euro. Il calo è ancor più significativo se si confrontano i tassi di marzo 2020 con quelli del gennaio 2019. Poco più di anno fa il miglior Taeg era dell'1,95%, per una rata mensile di 529 euro: la differenza comporterebbe un risparmio mensile di 74 euro e un totale di interessi risparmiati di 22.200 euro. Cosa vuol dire? Che per chi ha la ragionevole certezza di poterlo rimborsare, in questo momento può essere davvero conveniente stipulare o surrogare un mutuo.
Il comparto del risparmio gestito in prodotti immobiliari ha superato i tremila miliardi di euro di patrimonio
Investire in immobili non significa solo acquistare case o altre proprietà: in Italia il comparto dei fondi immobiliari continua infatti a crescere in modo sostenuto, in un contesto che, almeno fino allo scorso anno e prima dell'epidemia di coronavirus, vedeva un andamento positivo generalizzato a livello globale. Secondo l'ultimo rapporto di Scenari Immobiliari e Studio Casadei, aggiornato a novembre 2019, nel mondo il comparto del risparmio gestito in prodotti immobiliari ha superato i tremila miliardi di euro di patrimonio: il patrimonio gestito nei principali otto Paesi europei a fine 2019 avrebbe dovuto sfiorare i 700 miliardi di euro, per un incremento del 9,6% rispetto all'anno precedente. In sei anni l'ammontare è duplicato e rispetto al 2010 si è moltiplicato per 2,5 volte.
Il peso dell'Italia sul mercato europeo è di circa il 10%. Nel nostro Paese il nav (net asset value, cioè il rapporto tra la somma dei valori di mercato delle attività del portafoglio di un fondo comune di investimento e il numero di quote in circolazione, ndr) del settore dei fondi immobiliari alla fine dello scorso anno avrebbe raggiunto 68,5 miliardi di euro, in aumento del 12,3% rispetto all'anno precedente. I fondi attivi in Italia sono 480 e a fine 2019 detenevano direttamente un patrimonio di 77 miliardi di euro, in aumento del 13,2% rispetto al 2018. Per quanto riguarda la performance (roe, return on equity, indicatore che misura la redditività del capitale), pur rappresentando la media di realtà molto diversificate, è in risalita e nel 2019 si attestava all'1,5%. E le previsioni per il 2020 – stilate prima dello scoppio dell'epidemia di coronavirus – ipotizzavano un incremento di nav e patrimonio superiore al 10%.
Per quanto riguarda l'asset allocation dei fondi immobiliari in Italia, al 30 giugno dello scorso anno era costituita principalmente da uffici (66%); seguono immobili commerciali (18%) residenziale (11%), logistica/industriale (4%) e sviluppo (1%).
Il panorama dei fondi immobiliari nel nostro Paese è molto vario: secondo il report, il patrimonio immobiliare totale riconducibile a questi strumenti al 30 giugno 2019 era di 82 miliardi di euro, in netto aumento rispetto a un anno prima, quando era di 69 miliardi. Tra i diversi strumenti disponibili sul mercato mobiliare ci sono: i fondi immobiliari destinati a investitori istituzionali (i cosiddetti fondi riservati); le Siiq, società di investimento immobiliare quotate; i fondi immobiliari destinati al pubblico retail (detti appunto fondi retail); le società immobiliari quotate (Ftse Ibi e Ftse Aim) e le Sicaf (società di investimento per azioni a capitale fisso). Tra questi strumenti di investimento la parte del leone spetta ai fondi riservati, che contribuiscono al 92,7% del valore totale del patrimonio immobiliare: seguono le Siiq con il 4,4% del patrimonio, i fondi retail con l'1,6%, le società quotate Ftse Ibi con l'1% e le Sicaf con lo 0,3%.
Prezzi e domanda sono in calo a Milano
Anche il mercato immobiliare inizia a subire le prime ripercussioni dell'epidemia di coronavirus: a Milano, come spiega l'ultimo report congiunto di Nomisma ed Engel & Völkers, a causa della diffusione del virus «prezzi e domanda sono in calo», anche se «non si ferma il mercato della prima casa». A Roma, invece, «il segmento delle locazioni a lungo termine beneficia degli effetti del coronavirus», visto che l'epidemia sta riducendo la richiesta per gli affitti brevi, ed è «stabile l'interesse per l'acquisto della prima casa, in particolare di sostituzione».
Nella seconda metà del 2019, prima dello scoppio dell'emergenza, il trend nelle due città era in crescita: «nel comparto residenziale, la variazione semestrale dei prezzi delle abitazioni delle principali città italiane è tornata positiva, seppure a un tasso vicino allo zero, soprattutto in alcuni territori come Milano, in cui la crescita economica è più marcata», ha spiegato l'ad di Nomisma Luca Dondi, precisando tuttavia come oggi questo trend risulti condizionato dall'emergenza coronavirus. Per Dondi «la riduzione delle richieste di mutuo e la disdetta di numerose locazioni brevi sono solo il preludio delle conseguenze che si manifesteranno nelle prossime settimane».
La tendenza si sta invertendo, come ha confermato Roberto Magaglio, licence partner di Engel & Völkers Milano: «Se da un lato, fino a poche settimane fa, abbiamo assistito a una costante crescita dei prezzi di vendita degli immobili a Milano, sostenuta da un'offerta di prodotto insufficiente a soddisfare la domanda, oggi, a causa del coronavirus, prevediamo un impatto negativo sui prezzi e stiamo già assistendo a un calo della domanda». L'epidemia sta spaventando gli investitori, ha preciasato Alberto Cogliati, direttore commerciale di Engel & Völkers Italia: «Prima che entrasse in vigore il decreto dell'8 marzo, avevamo notato un aumento del numero degli italiani interessati a investire in Italia piuttosto che all'estero. Oggi, invece, alla luce delle ultime disposizioni, anche gli investimenti nel nostro Paese risultano compromessi, viste le restrizioni che riguardano la circolazione in zone strategiche dell'Italia».
E anche a Roma, dove la situazione, almeno al momento, è meno complessa, la clientela preferisce mettere in stand-by le compravendite, specie per quanto riguarda alcune tipologie di immobili. «Abbiamo riscontrato un interesse stabile da parte di famiglie o giovani coppie per l'acquisto della prima casa, in particolare di sostituzione, soprattutto nelle aree semi centrali, mentre sono calati gli investimenti su appartamenti di piccole dimensioni», ha spiegato Helio Cordeiro Teixeira, managing director market center Roma di Engel & Völkers.
Anche secondo Scenari Immobiliari la diffusione dell'epidemia sta comportando effetti negativi sulle compravendite di case, che hanno subito un calo del 7% in Lombardia e del 12% a Roma nel primo bimestre del 2020. "Nel mese di marzo è probabile una riduzione molto forte, già evidente nelle visite agli appartamenti in vendita, più che dimezzati rispetto a un anno fa", ha osservato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, secondo cui tuttavia «la domanda continua a essere sostenuta ed è probabile un 'rimbalzo' da metà anno, con emergenza terminata». Al momento, ha aggiunto Breglia, «non ci sono tensioni sui prezzi, anzi si osserva un leggero incremento dei canoni di locazione a Milano».
Tuttavia, su quale possa essere l'impatto complessivo del virus sul mercato immobiliare c'è ancora incertezza. Come spiega l'ultimo report di Cushman & Wakefield "Coronavirus: impact on the global property markets", «il settore immobiliare commerciale non è il mercato azionario. Si muove più lentamente e i fondamenti del leasing non oscillano selvaggiamente di giorno in giorno»: in ogni caso, «se il virus avrà un impatto duraturo e materiale sull'economia in generale, avrà anche ripercussioni sulla proprietà».
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Riduci
Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli ««Se lo Stato vuole porre in essere dei paracadute sulle famiglie e sulle grandi imprese, è chiaro che non sono le banche a poter avere la forza e il dovere giuridico di sostenerle da sole». In calo il patrimonio gestito in prodotti immobiliari. Nei principali otto Paesi europei a fine 2019 avrebbe dovuto sfiorare i 700 miliardi di euro, per un incremento del 9,6% rispetto all'anno precedente. In sei anni l'ammontare è duplicato e rispetto al 2010 si è moltiplicato per 2,5 volte.Il peso dell'Italia sul mercato europeo è di circa il 10%.Roberto Magaglio, licence partner di Engel & Völkers Milano: «Se da un lato, fino a poche settimane fa, abbiamo assistito a una costante crescita dei prezzi di vendita degli immobili a Milano, , oggi, a causa del coronavirus, prevediamo un impatto negativo sui prezzi e stiamo già assistendo a un calo della domanda».Lo speciale contiene tre articoliStop ai mutui per le famiglie italiane in difficoltà a causa dell'epidemia di coronavirus: la proposta è nel decreto legge con le misure straordinarie di sostegno all'economia, che il governo varerà venerdì. La conferma è arrivata dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha spiegato che nel decreto «ci sarà una semplificazione procedurale per la sospensione dei mutui prima casa fino a 18 mesi in caso di riduzione o sospensione dell'orario di lavoro (in base a quanto previsto dal cosiddetto fondo Gasparrini, istituito presso il ministero dell'Economia proprio per sostenere le famiglie in momenti di difficoltà, ndr) e inoltre sospendiamo le rate di mutui e prestiti bancari" anche con "parziale sostegno di garanzia statale». Una decisione che però, come si è affrettato a precisare il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, non può pesare solo sulle banche. «Se lo Stato vuole porre in essere dei paracaduti sulle famiglie e sulle grandi imprese, è chiaro che non sono le banche a poter avere la forza e il dovere giuridico di sostenerle da sole», ha fatto sapere Patuelli, secondo cui «ci sarà bisogno di attivare tutta una serie di norme, garanzie e fondi, che il governo ha già potenziato come il fondo Gasparrini sulla sospensione dei mutui all'acquisto della prima casa nel caso in cui c'è stata una perdita o riduzione di lavoro. Non siamo all'anno zero né per le banche né per il governo». Già ieri il ministro allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, aveva fatto sapere che uno dei «quattro canali» su cui si sta indirizzando il governo per aiutare famiglie e imprese «è quello della liquidità, che va garantita, e questo lo si fa con la sospensione dei pagamenti, di mutui, bollette, tributi», alla quale il governo starebbe lavorando già dalla prossima scadenza fiscale del 16 marzo.Anche sul fronte delle piccole e medie imprese qualcosa si muove: nei giorni scorsi l'Abi – Associazione bancaria italiana e le associazioni degli imprenditori hanno siglato un accordo che prevede la sospensione o l'allungamento dei finanziamenti rivolti alle micro, piccole e medie aziende danneggiate dall'emergenza epidemiologica legata al coronavirus. La sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti può essere chiesta fino a un anno ed è applicabile ai finanziamenti a medio-lungo termine (mutui), anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie, e alle operazioni di leasing, immobiliare o mobiliare. In questo ultimo caso, la sospensione riguarda la quota capitale implicita dei canoni di leasing. Per le operazioni di allungamento dei mutui, il periodo massimo di estensione della scadenza del finanziamento può arrivare fino al 100% della durata residua dell'ammortamento. Alle nuove moratorie hanno aderito banche che rappresentano il 90% in termini di totale dell'attivo, con una presenza in tutta Italia. Al netto delle situazioni di oggettiva difficoltà c'è da dire che il momento non è mai stato tanto favorevole per chi vuole accendere un mutuo casa. La situazione di incertezza sui mercati finanziari sta scatenando una corsa ai beni rifugio, come i Bund tedeschi, che al momento offrono rendimenti ancora inferiori rispetto ai mesi scorsi. E di conseguenza, come ha spiegato una ricerca di Facile.it, anche l'indice Eurirs è sceso ai minimi, portando di conseguenza al ribasso i Taeg applicati ai mutui a tasso fisso, che oggi sono scivolati allo 0,77%. Lo scorso 6 marzo l'indice Eurirs a 20 anni era infatti allo 0,01%, contro lo 0,41% di trenta giorni prima.Questo significa, secondo le simulazioni di Facile.it, che a marzo il miglior Taeg (tasso annuo effettivo globale) per un mutuo a tasso fisso di 126mila euro al 70% da restituire in 25 anni, è dello 0,77%, contro l'1,24% di gennaio 2020. La rata mensile è di 455 euro (era 485 euro a gennaio 2020), con un risparmio mensile di 30 euro, mentre il totale degli interessi risparmiati ammonta a 9.000 euro. Il calo è ancor più significativo se si confrontano i tassi di marzo 2020 con quelli del gennaio 2019. Poco più di anno fa il miglior Taeg era dell'1,95%, per una rata mensile di 529 euro: la differenza comporterebbe un risparmio mensile di 74 euro e un totale di interessi risparmiati di 22.200 euro. Cosa vuol dire? Che per chi ha la ragionevole certezza di poterlo rimborsare, in questo momento può essere davvero conveniente stipulare o surrogare un mutuo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scendono-i-tassi-di-interessi-per-i-mutui-alle-famiglie-ma-non-devono-pesare-sulle-banche-2645459140.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-comparto-del-risparmio-gestito-in-prodotti-immobiliari-ha-superato-i-tremila-miliardi-di-euro-di-patrimonio" data-post-id="2645459140" data-published-at="1765404240" data-use-pagination="False"> Il comparto del risparmio gestito in prodotti immobiliari ha superato i tremila miliardi di euro di patrimonio Investire in immobili non significa solo acquistare case o altre proprietà: in Italia il comparto dei fondi immobiliari continua infatti a crescere in modo sostenuto, in un contesto che, almeno fino allo scorso anno e prima dell'epidemia di coronavirus, vedeva un andamento positivo generalizzato a livello globale. Secondo l'ultimo rapporto di Scenari Immobiliari e Studio Casadei, aggiornato a novembre 2019, nel mondo il comparto del risparmio gestito in prodotti immobiliari ha superato i tremila miliardi di euro di patrimonio: il patrimonio gestito nei principali otto Paesi europei a fine 2019 avrebbe dovuto sfiorare i 700 miliardi di euro, per un incremento del 9,6% rispetto all'anno precedente. In sei anni l'ammontare è duplicato e rispetto al 2010 si è moltiplicato per 2,5 volte.Il peso dell'Italia sul mercato europeo è di circa il 10%. Nel nostro Paese il nav (net asset value, cioè il rapporto tra la somma dei valori di mercato delle attività del portafoglio di un fondo comune di investimento e il numero di quote in circolazione, ndr) del settore dei fondi immobiliari alla fine dello scorso anno avrebbe raggiunto 68,5 miliardi di euro, in aumento del 12,3% rispetto all'anno precedente. I fondi attivi in Italia sono 480 e a fine 2019 detenevano direttamente un patrimonio di 77 miliardi di euro, in aumento del 13,2% rispetto al 2018. Per quanto riguarda la performance (roe, return on equity, indicatore che misura la redditività del capitale), pur rappresentando la media di realtà molto diversificate, è in risalita e nel 2019 si attestava all'1,5%. E le previsioni per il 2020 – stilate prima dello scoppio dell'epidemia di coronavirus – ipotizzavano un incremento di nav e patrimonio superiore al 10%.Per quanto riguarda l'asset allocation dei fondi immobiliari in Italia, al 30 giugno dello scorso anno era costituita principalmente da uffici (66%); seguono immobili commerciali (18%) residenziale (11%), logistica/industriale (4%) e sviluppo (1%).Il panorama dei fondi immobiliari nel nostro Paese è molto vario: secondo il report, il patrimonio immobiliare totale riconducibile a questi strumenti al 30 giugno 2019 era di 82 miliardi di euro, in netto aumento rispetto a un anno prima, quando era di 69 miliardi. Tra i diversi strumenti disponibili sul mercato mobiliare ci sono: i fondi immobiliari destinati a investitori istituzionali (i cosiddetti fondi riservati); le Siiq, società di investimento immobiliare quotate; i fondi immobiliari destinati al pubblico retail (detti appunto fondi retail); le società immobiliari quotate (Ftse Ibi e Ftse Aim) e le Sicaf (società di investimento per azioni a capitale fisso). Tra questi strumenti di investimento la parte del leone spetta ai fondi riservati, che contribuiscono al 92,7% del valore totale del patrimonio immobiliare: seguono le Siiq con il 4,4% del patrimonio, i fondi retail con l'1,6%, le società quotate Ftse Ibi con l'1% e le Sicaf con lo 0,3%. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/scendono-i-tassi-di-interessi-per-i-mutui-alle-famiglie-ma-non-devono-pesare-sulle-banche-2645459140.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="prezzi-e-domanda-sono-in-calo-a-milano" data-post-id="2645459140" data-published-at="1765404240" data-use-pagination="False"> Prezzi e domanda sono in calo a Milano Anche il mercato immobiliare inizia a subire le prime ripercussioni dell'epidemia di coronavirus: a Milano, come spiega l'ultimo report congiunto di Nomisma ed Engel & Völkers, a causa della diffusione del virus «prezzi e domanda sono in calo», anche se «non si ferma il mercato della prima casa». A Roma, invece, «il segmento delle locazioni a lungo termine beneficia degli effetti del coronavirus», visto che l'epidemia sta riducendo la richiesta per gli affitti brevi, ed è «stabile l'interesse per l'acquisto della prima casa, in particolare di sostituzione». Nella seconda metà del 2019, prima dello scoppio dell'emergenza, il trend nelle due città era in crescita: «nel comparto residenziale, la variazione semestrale dei prezzi delle abitazioni delle principali città italiane è tornata positiva, seppure a un tasso vicino allo zero, soprattutto in alcuni territori come Milano, in cui la crescita economica è più marcata», ha spiegato l'ad di Nomisma Luca Dondi, precisando tuttavia come oggi questo trend risulti condizionato dall'emergenza coronavirus. Per Dondi «la riduzione delle richieste di mutuo e la disdetta di numerose locazioni brevi sono solo il preludio delle conseguenze che si manifesteranno nelle prossime settimane». La tendenza si sta invertendo, come ha confermato Roberto Magaglio, licence partner di Engel & Völkers Milano: «Se da un lato, fino a poche settimane fa, abbiamo assistito a una costante crescita dei prezzi di vendita degli immobili a Milano, sostenuta da un'offerta di prodotto insufficiente a soddisfare la domanda, oggi, a causa del coronavirus, prevediamo un impatto negativo sui prezzi e stiamo già assistendo a un calo della domanda». L'epidemia sta spaventando gli investitori, ha preciasato Alberto Cogliati, direttore commerciale di Engel & Völkers Italia: «Prima che entrasse in vigore il decreto dell'8 marzo, avevamo notato un aumento del numero degli italiani interessati a investire in Italia piuttosto che all'estero. Oggi, invece, alla luce delle ultime disposizioni, anche gli investimenti nel nostro Paese risultano compromessi, viste le restrizioni che riguardano la circolazione in zone strategiche dell'Italia». E anche a Roma, dove la situazione, almeno al momento, è meno complessa, la clientela preferisce mettere in stand-by le compravendite, specie per quanto riguarda alcune tipologie di immobili. «Abbiamo riscontrato un interesse stabile da parte di famiglie o giovani coppie per l'acquisto della prima casa, in particolare di sostituzione, soprattutto nelle aree semi centrali, mentre sono calati gli investimenti su appartamenti di piccole dimensioni», ha spiegato Helio Cordeiro Teixeira, managing director market center Roma di Engel & Völkers.Anche secondo Scenari Immobiliari la diffusione dell'epidemia sta comportando effetti negativi sulle compravendite di case, che hanno subito un calo del 7% in Lombardia e del 12% a Roma nel primo bimestre del 2020. "Nel mese di marzo è probabile una riduzione molto forte, già evidente nelle visite agli appartamenti in vendita, più che dimezzati rispetto a un anno fa", ha osservato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, secondo cui tuttavia «la domanda continua a essere sostenuta ed è probabile un 'rimbalzo' da metà anno, con emergenza terminata». Al momento, ha aggiunto Breglia, «non ci sono tensioni sui prezzi, anzi si osserva un leggero incremento dei canoni di locazione a Milano». Tuttavia, su quale possa essere l'impatto complessivo del virus sul mercato immobiliare c'è ancora incertezza. Come spiega l'ultimo report di Cushman & Wakefield "Coronavirus: impact on the global property markets", «il settore immobiliare commerciale non è il mercato azionario. Si muove più lentamente e i fondamenti del leasing non oscillano selvaggiamente di giorno in giorno»: in ogni caso, «se il virus avrà un impatto duraturo e materiale sull'economia in generale, avrà anche ripercussioni sulla proprietà».
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Riduci
Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Riduci
Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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