2021-09-17
Scannarsi sulle cure danneggia tutti
Dal flop Reithera alla campagna contro Az, l'approccio ideologico frena la lotta alla pandemia. Che non si vince con strane alchimie ma nemmeno con il solo vaccino.A febbraio del 2020 il Paese è stato travolto dal Covid. Le prime reazioni della politica sono state inadeguate. Non solo dal punto di vista logistico. È mancata la consapevolezza di ciò che stava accadendo. Chi suggeriva il blocco dei confini nel tentativo di perimetrare la mobilità del virus, è stato tacciato di razzismo nei confronti dei cinesi. Lo stesso approccio ideologico ha contraddistinto gran parte della battaglia contro il Covid. Basti pensare che la strada delle cure monoclonali è stata rallentata dalla struttura commissariale a tal punto che l'autorizzazione è arrivata dall'Aifa soltanto lo scorso febbraio. Domenico Arcuri non appena divenuto commissario ha da subito spinto il piede sull'acceleratore dei vaccini. Soprattutto di quello che sarebbe dovuto diventare il «suo» vaccino. In quei mesi abbiamo assistito alla violenta battaglia del governo e dei governi Ue contro Astrazeneca. La scusa? Effetti collaterali. Il motivo? Serviva spingere a favore di Pzifer. Una campagna sciagurata che ha fatto tanti di quei danni alla campagna vaccinale che fare un paragone ci vorrebbero milioni di no vax. Ovviamente inutile dire che mentre sui giornali si dava per fatto il vaccino Reithera , tutto tricolore, si ometteva la realtà dei fatti. Emersa poi da sola. Reithera non è mai nato. In compenso il ministero della Sanità è andato avanti per mesi fermo sulla propria linea. I pazienti non si curano. Vigile attesa fino alla terapia intensiva. Il messaggio è sempre stato quello di attendere i vaccini. Adesso che oltre il 75% degli italiani over 12 ha fatto le due dosi, appare chiaro che l'iniezione non basta a contrastare il virus. Ci si ammala in forma meno grave, ma ci si ammala comunque. La sfida ora è accoppiare al vaccino le terapie corrette e si spera in futuro le cure. Guarda caso su sette terapie in fase di valutazione o di rolling review presso l'Ema, ben 4 sono a base di monoclonali. Anche su questo abbiamo perso tempo. Purtroppo gli errori del 2020 non hanno insegnato nulla. La politica e la società è così polarizzata tra i fideisti del vaccino e del green pass e chi strepita contro le big Pharma e cerca strani intrugli che è difficile dare voce a quei medici che lavorano per testare i farmaci negli ospedali secondo percorsi clinici. Come nel caso di Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri, che ieri intervistato da Repubblica è stato definitivo: «Per conoscere la verità sulle cure a casa bisogna avere chiaro un concetto chiave: non sono un'alternativa al vaccino. Al momento non ci sono prove per dire che le terapie a domicilio siano in grado di sconfiggere il coronavirus. Si stanno cercando in tutto il mondo ma attraverso il metodo scientifico, non portando avanti impressioni personali basate su alcuni pazienti trattati». Remuzzi , che è un medico stimato, ha preso le distanze dal convegno promosso al Senato per puntualizzare il concetto. La politica dovrebbe ascoltare Remuzzi e non accentuare la polarizzazione. Le terapie esistono e speriamo fra poco anche le cure. Bisogna spingere e accelerare come si è fatto con il vaccino. Senza fideismo e dando istruzioni chiare ai medici di base.
Alice Weidel (Getty Images)