2021-06-15
Sbarchi senza fine in Sicilia. La Lamorgese si arrende e Sassoli vuole i salvataggi Ue
Quattro arrivi in 24 ore a Lampedusa, un'altra nave quarantena mobilitata. Il ministro: «Bruxelles ci aiuti con i rimpatri». Il presidente del Parlamento: «Andiamo in mare»Mentre l'hotspot di Lampedusa, che può contenere al massimo 250 ospiti, torna a stipare oltre 1.000 sbarcati come sardine e le Ong riprendono a pieno ritmo la loro attività di taxi del mare, al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese è tornato in mente che da quando è al Viminale il meccanismo dei rimpatri è fermo. Ora chiede all'Ue un accordo. «È necessario procedere ai rimpatri con gli accordi con i Paesi terzi». E anche se i numeri non sono incoraggianti, ricorda a sé stessa che «l'unico che funziona con numeri più sostanziosi è quello con la Tunisia». Poi scarica sulla pandemia: «A causa del Covid, con altri Paesi i voli al momento sono bloccati e ricominceremo spero quanto prima». Anche perché gli espulsi si rifiutano di sottoporsi a tampone e, così, riescono a schivare il volo di rimpatrio. Lamorgese fa quindi sapere di aver «chiesto accordi a livello europeo per avere maggiore forza rispetto ai singoli Paesi». E intanto vive di speranze: «Spero che l'Ue riesca a mettere in campo questo piano quanto prima». David Sassoli invece , presidente dem del Parlamento europeo, ultimamente deve essersi appassionato al soccorso in mare: «Dobbiamo tornare a pensare ad un'azione comune dell'Unione europea nel Mediterraneo per salvare le persone, un'azione che tolga terreno ai trafficanti». E se da una parte sostiene che «è un dovere salvare le vite», dall'altra riconosce che la questione non può essere appannaggio solo delle «Organizzazioni non governative, che al momento svolgono un ruolo di supplenza». Secondo Sassoli «bisogna istituire i corridoi umanitari, superando il sistema di Dublino e creare un meccanismo basato su solidarietà, ripartizione e responsabilità». L'Ue, però, continua a ignorare la questione, lasciando all'Italia, da sola, la raccolta dell'intero flusso.Ieri anche la Comunità di Sant'Egidio è tornata ad alzare la voce, sostenendo che «la pandemia non solo ha sconvolto le dinamiche pre Covid dell'immigrazione in Italia, ma più in generale tutto il quadro del mercato del lavoro tra nuove povertà da un lato e domanda di lavoro che non trova candidati dall'altro». E allora ha formulato alcune proposte per il governo, in vista del prossimo Consiglio europeo: «Ampliare la prassi dei corridoi umanitari promossi da Ong accreditate con i governi, con il coinvolgimento della società civile nell'accoglienza; reintrodurre le sponsorship private, oltre che alle Ong accreditate, a imprese, famiglie di cittadini europei o di stranieri residenti di lungo periodo, purché in grado di assicurare idonee garanzie economiche; ripristinare i flussi d'ingresso regolari volti a favorire l'occupazione (infermieri, badanti, lavoratori agricoli, addetti nella filiera del turismo); e infine superare Dublino». Nel frattempo le Ong fanno di testa loro. La Geo Barents di Medici senza frontiere ne tiene a bordo 410, tirati su in sette interventi nel Mediterraneo. E dopo il «niet» di Malta, come al solito, la nave ha puntato verso l'Italia chiedendo un porto sicuro. Varata nel 2007 per ricerche geologiche, la Geo Barents è stata trasformata da Msf. È lunga quasi 80 metri e ha due ponti, una mini clinica e 32 membri di equipaggio. È l'ammiraglia dei taxi del mare, adattata da Msf alle attività di ricerca e soccorso per evitare i fermi amministrativi della Guardia costiera italiana per le navi delle Ong non abilitate a queste operazioni. La pasionaria Anabel Montes guida le operazioni di soccorso. Con molta probabilità servirà per caricare i migranti recuperati da altre Ong. La Geo Barents si è piazzata temporaneamente a est di Lampedusa. Dove, negli ultimi giorni, sono approdati altri cinque barchini con 141 passeggeri, in gran parte tunisini. L'ultimo, con a bordo 63 persone è stato soccorso dalle motovedette della Guardia costiera e delle Fiamme gialle al largo di Lampedusa. L'hotspot è schizzato quindi di nuovo oltre quota mille. Intanto la prefettura di Agrigento cerca di alleggerirlo: sulla nave quarantena Atlas saliranno in 233. Ma non è finita, perché Alarm phone ha comunicato che il mercantile Vos Triton è giunto in soccorso di una barca con 200 persone «in grave pericolo». Ovviamente è stato chiesto un porto sicuro in Europa. Ma è facile prevedere dove si dirigerà la Vos Triton.L'altro fronte che comincia a farsi caldo è in Sardegna. L'altra notte, con due sbarchi, sono arrivati in 19. Il primo tentava di approdare nell'area del poligono di Teulada, dove cinque uomini a bordo di un barchino sono stati bloccati dai carabinieri. All'alba, poi, ne sono arrivati altri 14, intercettati dalla Guardia costiera al largo della costa a sud. E ieri una dozzina di algerini è stata intercettata da un elicottero del Reparto aeronavale della Guardia. Il loro sbarco è atteso nel porto di Sant'Antioco. È stata presa d'assalto anche la Calabria, dove ieri mattina è approdata una barca a vela di 15 metri con a bordo 127 passeggeri provenienti da Iran, Iraq, Siria e Palestina. A bordo c'erano anche un moldavo e un russo. Sono stati arrestati, accusati di essere due scafisti trafficanti di esseri umani.
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