
Giuseppe Conte media tra M5s e Mef: con reddito inferiore a 35.000 euro, soldi subito. Per gli altri, l'arbitrato. Sì da 17 associazioni su 19.Alla fine ha prevalso la strada che fa contenti tutti. Quella del doppio binario per il risarcimento ai risparmiatori colpiti dal crac delle due banche venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, e dei quattro istituti del centro Italia: Cariferrara, CariChieti, Banca Marche e Banca Etruria.Il concetto della norma che andrà all'interno del decreto Crescita ha voluto in primis proteggere i cittadini meno danarosi. Gli indennizzi saranno infatti automatici solo per coloro i quali hanno un reddito ai fini Irpef entro i 35.000 euro l'anno o beni mobili sotto i 100.000 euro. Con questi due requisiti, secondo le stime fornite dall'esecutivo, si dovrebbero rimborsare il 90% dei risparmiatori, considerato che il fondo indennizzi risparmiatori ha una dotazione complessiva, fissata in finanziaria, di 1,575 miliardi di euro. Gli interessati dovrebbero ottenere il 30% del prezzo delle azioni e invece quasi integralmente (il 95%) quello delle obbligazioni. Per gli altri ci sarà un arbitrato (i risparmiatori dovranno fare ricorso all'Arbitro per le controversie finanziarie o all'Arbitro bancario finanziario) che il governo ha assicurato sarà più veloce grazie alla tipizzazione delle violazione massive. In pratica, verranno categorizzati gli investimenti e saranno analizzati per grandi categorie e non caso per caso davanti alla commissione che sarà costituita al ministero dell'Economia. Di fatto si tratta di un modo per offrire una soluzione più veloce rispetto a dover analizzare le potenziali richieste di tutte le 500.000 famiglie che hanno avuto problemi con gli istituti bancari che negli ultimi anni sono finiti a gambe all'aria. Proprio sul tema dell'arbitrato, il vicepremier Luigi DI Maio ieri aveva mostrato il suo dissenso. «Quei cittadini chiedono di essere indennizzati, se vengono portati davanti a un arbitrato ci vorranno mesi e mesi per farli indennizzare, io non voglio portarli davanti a un arbitrato», ha detto Di Maio precisando che «l'incontro con i truffati dalle banche si basa sul concetto che tutto quello che si fa per i cittadini truffati deve avere il loro assenso. L'unica linea che può passare è quella dei cittadini truffati, altrimenti è inutile che facciamo i rimborsi».Sulla stessa linea di pensiero anche il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni che ieri ha ricordato come «anche le lavoratrici e i lavoratori delle banche sono stati vittime degli scandali bancari degli ultimi anni. La vendita delle azioni e delle obbligazioni di alcune banche era imposta dalle direzioni generali: quei prodotti non solo sono stati offerti a tutte le categorie di clientela, ma sono stati acquistati direttamente anche dagli stessi bancari. Ciò dimostra la totale buona fede dei dipendenti delle banche», ha concluso.Ad ogni modo, questa è la soluzione - in linea con le richieste della Ue - proposta ieri a Palazzo Chigi alle associazioni di risparmiatori a seguito dell'incontro che si è tenuto in mattinata con il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Su 19 associazioni presenti ieri, 17 hanno accolto con favore la proposta dell'esecutivo con un doppio binario per i rimborsi. A questo punto, oggi il Consiglio dei ministri dovrà esaminare e votare le modifiche che molto probabilmente verranno inserite nel dl Crescita approvato «salvo intese» la scorsa settimana.Non tutte le associazioni presenti, dunque, hanno mostrato approvazione. Chi non si è mostrato d'accordo con la strada scelta dall'esecutivo sperava di fatto in un rimborso integrale per tutti i risparmiatori, speculatori o meno, più o meno abbienti. Il Codacons, ad esempio, presente ieri all'incontro a Palazzo Chigi, ha espresso alcune perplessità, criticando «alcuni paletti che giudichiamo un forte ostacolo a danno dei risparmiatori. In particolare bocciamo sia il limite del 30% di indennizzo per gli azionisti e del 95% per gli obbligazionisti, perché a nostro avviso il rimborso deve essere integrale».Dello stesso avviso anche Elena Bertorelli, presidente dell'associazione Casa del consumatore: «Noi vorremmo il rimborso per il 100% dei risparmiatori perché parliamo di denaro che deve tornare ai legittimi proprietari che sono i risparmiatori azzerati».In realtà, critiche di poche associazioni a parte, la strada scelta dall'esecutivo è quella che farà contento il maggior numero di persone. Non solo i risparmiatori, ben il 90% del totale, ma anche - non meno importante per il governo - le istituzioni di Bruxelles.
Maurizio Landini
Dopo i rinnovi da 140 euro lordi in media per 3,5 milioni di lavoratori della Pa, sono in partenza le trattative per il triennio 2025-27. Stanziate già le risorse: a inizio 2026 si può chiudere. Maurizio Landini è rimasto solo ad opporsi.
Sta per finire quella che tra il serio e il faceto nelle stanze di Palazzo Vidoni, ministero della Pa, è stata definita come la settimana delle firme. Lunedì è toccato ai 430.000 dipendenti di Comuni, Regioni e Province che grazie al rinnovo del contratto di categoria vedranno le buste paga gonfiarsi con più di 150 euro lordi al mese. Mercoledì è stata la volta dei lavoratori della scuola, 1 milione e 260.000 lavoratori (850.000 sono docenti) che oltre agli aumenti di cui sopra porteranno a casa arretrati da 1.640 euro per gli insegnanti e 1.400 euro per il personale Ata (amministrativi tecnici e ausiliari). E il giorno prima, in questo caso l’accordo era stato già siglato qualche mese fa, la Uil aveva deciso di sottoscrivere un altro contratto, quello delle funzioni centrali (chi presta opera nei ministeri o nell’Agenzia delle Entrate), circa 180.000 persone, per avere poi la possibilità di sedersi al tavolo dell’integrativo.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Dopo aver predicato il rigore assoluto sulla spesa, ora l’opposizione attacca Giancarlo Giorgetti per una manovra «poco ambiziosa». Ma il ministro la riporta sulla terra: «Quadro internazionale incerto, abbiamo tutelato i redditi medi tenendo i conti in ordine».
Improvvisamente, dopo anni di governi dell’austerity, in cui stringere la cinghia era considerato buono e giusto, la sinistra scopre che il controllo del deficit, il calo dello spread e il minor costo del debito non sono un valore. Così la legge di Bilancio, orientata a un difficile equilibrio tra il superamento della procedura d’infrazione e la distribuzione delle scarse risorse disponibili nei punti nevralgici dell’economia puntando a far scendere il deficit sotto il 3% del Pil, è per l’opposizione una manovra «senza ambizioni». O una strategia per creare un tesoretto da spendere in armi o per la prossima manovra del 2027 quando in ballo ci saranno le elezioni, come rimarcato da Tino Magni di Avs.
Da sinistra, Antonio Laudati e Pasquale Striano. Sotto, Gianluca Savoini e Francesca Immacolata Chaouqui (Ansa)
Pasquale Striano e Antonio Laudati verso il processo. Assieme a tre cronisti di «Domani» risponderanno di accessi abusivi alle banche dati. Carroccio nel mirino: «attenzionati» tutti i protagonisti del Metropol, tranne uno: Gialuca Meranda.
Quando l’ex pm della Procura nazionale antimafia Antonio Laudati aveva sollevato la questione di competenza, chiedendo che l’inchiesta sulla presunta fabbrica dei dossier fosse trasferita da Perugia a Roma, probabilmente la riteneva una mossa destinata a spostare il baricentro del procedimento. Il fascicolo è infatti approdato a Piazzale Clodio, dove la pm Giulia Guccione e il procuratore aggiunto Giuseppe Falco hanno ricostruito la sequenza di accessi alle banche dati ai danni di esponenti di primo piano del mondo della politica, delle istituzioni e non solo. Il trasferimento del fascicolo, però, non ha fermato la corsa dell’inchiesta. E ieri è arrivato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari.
Angelina Jolie a Kherson (foto dai social)
La star di Hollywood visita Kherson ma il bodyguard viene spedito al fronte, fino al contrordine finale. Mosca: «Decine di soldati nemici si sono arresi a Pokrovsk».
Che il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, trovi escamotage per mobilitare i cittadini ucraini è risaputo, ma il tentativo di costringere la guardia del corpo di una star hollywoodiana ad arruolarsi sembra la trama di un film. Invece è successo al bodyguard di Angelina Jolie: l’attrice, nota per il suo impegno nel contesto umanitario internazionale, si trovava a Kherson in una delle sue missioni.






