2019-07-16
L’uomo di Mosca cacciato dai massoni
L'uomo che inguaia il vicepremier sceglie a sorpresa di non rispondere alle domande. La massoneria italiana scarica il superteste Gianluca Meranda: «Lo abbiamo espulso nel 2015».Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista attaccano frontalmente il ministro dell'Interno, Giuseppe Conte si mette in scia e lo invita a riferire in aula: «Trasparenza verso i cittadini». Anche i democratici spingono per istituzionalizzare il caso.Lo speciale contiene due articoli.Colpo di scena nell'affaire-Savoini: il presidente leghista dell'associazione Lombardia-Russia, indagato per corruzione internazionale nell'inchiesta su presunti fondi russi alla Lega attraverso una compravendita di petrolio a prezzo scontato, ha scelto a sorpresa di avvalersi della facoltà di non rispondere ai pm di Milano, Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. A differenza di quanto si era appreso in un primo momento, non ha partecipato all'interrogatorio il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Pochi giorni fa, alla Verità, Gianluca Savoini aveva dichiarato: «Io non ho preso una lira, questa è l'unica cosa che mi importa. Ed è dimostrabile».Il breve faccia a faccia tra Savoini e i pm non si è svolto in Procura ma presso la sede del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, in via Fabio Filzi a Milano: di solito è lì che si svolgono gli interrogatori di vip e personaggi importanti, per evitare la ressa di fotografi e telecamere. Infatti, fino alla serata di ieri, nessuno sapeva dove si sarebbe svolto l'interrogatorio. Savoini è arrivato intorno alle 16, accompagnato dal suo legale, Lara Pellegrini, dello studio Siniscalchi di Milano. Restano dunque avvolti nel mistero i dettagli di questa spy story che somiglia tanto a una «polpetta avvelenata» per Matteo Salvini. Tra le tante ombre che ancora avvolgono la vicenda, c'è quella che riguarda l'invio del file audio alla Procura di Milano. Il file è stato pubblicato dal sito americano di ispirazione liberal Buzzfeed, ma i contenuti del meeting erano stati già dettagliatamente anticipati lo scorso febbraio dall'Espresso. Era stata la rivelazione del settimanale a far aprire l'inchiesta alla Procura: il settimanale sostiene che i suoi giornalisti erano presenti all'incontro, ma i nostri dubbi su questa versione sono tanti. A nostro parere è assai probabile che L'Espresso sia entrato in possesso del file audio già lo scorso febbraio. Ieri mattina in Procura, nell'ufficio di De Pasquale, si era svolto un lungo vertice tra i pm titolari dell'inchiesta, scaturita dall'audio dell'incontro dello scorso 18 ottobre all'hotel Metropol di Mosca. Savoini, lo ricordiamo, era presente al Metropol quando si è svolta la presunta trattativa per far arrivare 65 milioni di dollari alla Lega. Secondo l'accusa, Savoini avrebbe avuto un ruolo di primo piano in questa vicenda. Savoini ha partecipato all'incontro del Metropol insieme a tre russi e ad altri due italiani, uno dei quali è l'avvocato Gianluca Meranda, che presto potrebbe a sua volta essere sentito dai magistrati di Milano.Fino a ieri sera, Meranda non era stato né sentito né convocato. Meranda è un massone , ed è stato legato in passato alla piccola Serenissima Gran Loggia d'Italia del Gran maestro Massimo Criscuoli Tortora, che ha meno di 200 membri. Ieri, la loggia ha preso nettamente le distanze da Meranda, attraverso una nota pubblicata sul sito Acaciamagazine.org. «Il Gran Maestro Massimo Criscuoli Tortora», recita il comunicato «per amore della Trasparenza e della Verità, precisa che il signor Gianluca Meranda non è più membro della Serenissima Gran Loggia d'Italia dall'autunno del 2015, in quanto è stato espulso dall'Obbedienza con Decreto Magistrale, comunicato a tutte le potenze estere. Pertanto, la Serenissima Gran Loggia d'Italia non ha più nulla a che fare con il predetto personaggio da ben quattro anni. La Fondazione Massonica, di cui il signor Meranda era uno dei soci fondatori, proprio a seguito della sua espulsione e di altre situazioni con ex membri che invece lo hanno seguito nel suo percorso successivo all'espulsione», prosegue la nota, «era stata immediatamente bloccata nella sua operatività e non aveva mai iniziato alcuna attività, non potendo provvedere alla sua chiusura. per mancanza del numero minimo previsto dallo statuto». Toni duri, sui quali i magistrati di Milano potrebbero decidere di indagare. Meranda è nella lista dei protagonisti di questo caso che potrebbero presto essere sentiti dai magistrati di Milano. Nell'elenco c'è anche il nome di Fabrizio Candoni vicepresidente di Confindustria Russia, che alla Verità, sabato scorso, ha spiegato di aver sconsigliato a Salvini di partecipare all'incontro al Metropol. Potrebbe essere ascoltato dai pm anche Claudio D'Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepremier Salvini. D'Amico, come spiegato da Palazzo Chigi, avrebbe «sollecitato» l'invito di Savoini al Forum Italia-Russia del 4 luglio scorso, al quale è seguita una cena a Villa Madama organizzata dal premier Giuseppe Conte in onore del presidente russo Vladimir Putin. D'Amico ha chiesto di accreditare, oltre a Savoini, anche il responsabile del progetto Ignitor, Bruno Coppi, e l'astronauta Walter Villadei. La sua richiesta è stata trasmessa dall'Ufficio diplomatico di palazzo Chigi all'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. «Io conosco brave persone. Fino a prova contraria», ha detto ieri Matteo Salvini a Quarta Repubblica, su Rete 4, «almeno che non si dimostri che qualcuno ha fatto qualcosa fuori posto io ho fiducia nelle persone. Se c'è uno stato di diritto liberale e democratico si è innocenti a meno che non si venga dimostrati colpevoli. Vivo in un Paese civile dove mi fido dei sindaci, degli artigiani e degli imprenditori, dei lavoratori, se c'è qualcuno che ogni tanto sbaglia non vanno messi tutti nel calderone».Intanto, gli analisti cercano di capire chi può aver tentato di «incastrare» Salvini. Riflettori accesi sui francesi e ovviamente sui russi: si fa notare che sarebbe davvero difficile portare a termine un'operazione di spionaggio così complessa a Mosca, al Metropol, senza una sorta di via libera da parte dei servizi russi. Tra i punti di frizione tra la Lega e il Cremlino, ad esempio, la posizione durissima di Salvini sul Venezuela: il vicepremier ha attaccato ferocemente Nicolas Maduro, sostenuto da Russia e Cina, dando invece pieno sostegno a Juan Guaidó. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/savoini-cambia-idea-e-tace-nessuna-rivelazione-ai-pm-su-chi-cera-con-lui-a-mosca-2639201712.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="salvini-riferisca-in-parlamento-conte-si-schiera-con-i-pentastellati" data-post-id="2639201712" data-published-at="1758125652" data-use-pagination="False"> «Salvini riferisca in Parlamento». Conte si schiera con i pentastellati Domenica era stato Luigi Di Maio a spargere sale sulle ferite russe di Matteo Salvini. «Se l'aula chiama, il politico deve rispondere perché il Parlamento è sovrano e lo dice la nostra Costituzione», aveva sibilato il vicepremier a 5 stelle su Facebook facendo intendere al collega leghista che avrebbe dovuto riferire sui fondi russi. Ieri l'invito è stato ripetuto dal premier Giuseppe Conte. «Perché no?», ha risposto il capo del governo ai cronisti che gli chiedevano se Salvini debba riferire alle Camere. E ha aggiunto: «Noi crediamo nella trasparenza nei confronti dei cittadini in ogni sede, in tutte le occasioni, in primis in Parlamento, le sedi giuste per onorare questa linea guida». Ancora una volta, come già capitato in altre occasioni nei mesi scorsi, Di Maio detta la linea e Conte si inserisce in scia. La tensione tra gli alleati di governo è tornata altissima e dalle parti dei 5 stelle nessuno fa nulla per allentarla. Anche Alessandro Di Battista si è aggiunto, con i toni durissimi che gli sono abituali contro la Lega. «Salvini il bugiardo è impegnato a mentire, la sua difesa sul caso Russia-Savoini è ridicola», ha scritto l'ex parlamentare in un post su Facebook, lo stesso megafono utilizzato da Di Maio. Tra Conte e Salvini è sceso di nuovo il grande freddo. Il presidente del Consiglio e il ministro dell'Interno non hanno avuto contatti diretti dopo la clamorosa presa di distanza di Palazzo Chigi sulla ricostruzione dei viaggi moscoviti di Gianluca Savoini. Secondo fonti di governo, Salvini è stato informato della precisazione sull'invito di Savoini al forum Italia-Russia attraverso la portavoce. Così il fuoco concentrico sul leader leghista si fa più intenso. C'è il caso dei presunti fondi russi e c'è il confronto sulla finanziaria e la flat tax, sulla quale Salvini ha premuto l'acceleratore. Sull'inchiesta a carico di Savoini, il vicepremier nega di avere qualcosa da dire. Fin da quando il sito Buzzfeed ha pubblicato le intercettazioni del presidente dell'associazione LombardiaRussia, Salvini ha detto di essere estraneo a quelle trattative. Ieri, al doppio guanto di sfida lanciatogli da Di Maio e da Conte, il ministro dell'Interno ha replicato alzando le spalle: «Non dobbiamo dare alcuna spiegazione. È tutto un enorme gossip che si sgonfierà da solo» Il fatto è che i soldi non ci sono e nulla è mai transitato dagli oligarchi di Mosca ai conti bancari di via Bellerio. Ci sono chiacchiere e intercettazioni avvenute all'hotel Metropol della capitale russa. C'è un'indagine per corruzione internazionale avviata da tempo, nella massima riservatezza, dalla Procura della Repubblica di Milano: in questo contesto ieri Savoini è stato interrogato dai pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro lontano dal palazzo di giustizia milanese. E in mattinata nell'ufficio del procuratore aggiunto di Milano Fabio Di Pasquale si è svolto un vertice tra inquirenti per fare il punto sull'attività investigativa. Finora però non c'è ombra di denaro trasferito. Ma il tentativo in corso è quello di trascinare Salvini in questa vicenda. Di Maio è uno di quelli che gioca sull'equivoco. Per lui il problema è il finanziamento ai partiti, vecchio cavallo di battaglia grillino che però si è ammosciato da quando i fondi pubblici sono stati tagliati e il grosso dei contribuenti si guarda bene dal regalare il proprio 2 per mille alle forze politiche. La Lega non ha intascato un copeco dalla Russia, eppure per Di Maio ora la priorità è «avviare subito una commissione d'inchiesta su tutti i partiti». «Riteniamo doveroso garantire la tracciabilità dei soldi che un partito incassa durante una campagna elettorale», ha detto il capo politico pentastellato. «Il M5s, con la Spazzacorrotti, ha obbligato tutti a rendere pubbliche le donazioni, non ci si può tirare indietro», ha incalzato Di Maio. E Salvini non dovrebbe avere timore a presentarsi alle Camere per mettere la faccia sullo scandalo: «Quando si ha la certezza di essere strumentalizzati, l'Aula diventa un'occasione per difendersi e rispondere per le rime alle accuse, se considerate ingiuste». Ma Salvini non ci sta a farsi tirare per la felpa. «Non avrei nulla da dire al Parlamento», ha ribattuto. «Non è per mancanza di rispetto verso le istituzioni. È che se pure andassi a riferire al Senato non avrei proprio niente da dire. Di che cosa dovrei parlare, di cene? Mi occupo di vita reale e non di spionaggio o di fantasia, c'è un'inchiesta e attendiamo sereni la sua conclusione». E ieri il Twitter del numero uno del Viminale ha ininterrottamente parlato (flat tax a parte) di criminalità, dei rom che non pagano i servizi pubblici, di case occupate e di «galera senza sconti» per causa morti innocenti in incidenti stradali. Ma ormai il nuovo fronte di attacco al leader leghista è chiaro. Salvini deve essere associato all'inchiesta che riguarda le parole di Savoini e l'ombra dei rubli. E il luogo in cui rendere evidente al Paese questo legame è il Parlamento. La presa di posizione di premier e vicepremier grillini è netta. Ma il fronte ostile incorpora anche il Partito democratico. Il segretario, Nicola Zingaretti, ha chiesto ai presidenti delle Camere un incontro urgente per fissare un'audizione del governo. «Ci vuole trasparenza assoluta, non permetteremo mai che il Parlamento sia tenuto all'oscuro di fatti di enorme gravità per la sicurezza, l'autonomia e la collocazione internazionale dell'Italia», ha detto Zingaretti. Come se il partito che guida non fosse l'erede di quel Pci che fu manovrato e finanziato da Mosca durante la guerra fredda.
Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)
(Ansa)
L'ad di Cassa Depositi e Prestiti: «Intesa con Confindustria per far crescere le imprese italiane, anche le più piccole e anche all'estero». Presentato il roadshow per illustrare le opportunità di sostegno.
Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)