2023-01-27
Sanremo 2023, i Cugini di Campagna: «Andiamo all’Ariston grazie ai Maneskin»
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Sono gli esordienti più attempati di questa edizione di Sanremo. I Cugini di Campagna da qualche stagione vivono una seconda giovinezza artistica e ora vanno per la prima volta in gara al festival con un brano dal titolo Lettera 22. Ma chiariscono: «Siamo qui per la competizione. Anche se siamo un po’ “datati” non ci saremmo mai accontentati di un premio alla carriera».Alle spalle hanno 53 anni di «onorato servizio» e una serie di successi clamorosi a partire dal loro brano più famoso, Anima Mia, pezzo del 1973 da cinquanta milioni di copie vendute in tutto il mondo. Riconoscibili per la voce in falsetto, i look paillettati, le zeppe e i capelli esageratamente voluminosi, i quattro componenti della band (che nel corso degli anni è stata rimaneggiata più volte) sembravano essere usciti dai radar delle classifiche airplay. Fino a quando altri quattro musicisti giovanissimi e rockettari hanno copiato i loro look e rispolverato la loro immagine, regalando alla band romana una seconda chance. Ivano e Silvano Michetti (i fratelli fondatori del gruppo, ora in formazione con Tiziano Leonardi e Nick Luciani) hanno colto l’occasione al balzo. Li abbiamo intervistati in esclusiva, ecco cosa ci hanno detto. I Cugini di Campagna a Sanremo, che colpaccio!«Tutto merito dei Maneskin. Ci siamo aggregati a questo loro scalpore mediatico, ma è nato tutto da lì. Dopo che Gucci si è ispirato ai nostri outfit per i look di Damiano e soci, abbiamo fatto qualche apparizione in tivù, proprio con Amadeus, registrando un’audience pazzesca. Come nella serata di fine anno tra il 2021 e il 2022: dovevamo cantare Anima Mia e invece sul palco abbiamo fatto Zitti e buoni dei Maneskin (brano che aveva sbancato il festival e l’Eurovision, ndr). C’è stato un picco degli ascolti». Quindi grazie Maneskin?«Massì, noi li adoriamo. Sono romani come noi, e hanno una storia simile alla nostra: loro si esibivano in via del Corso come artisti di strada, noi andavamo a raccattare le monete della Fontana di Trevi, a un centinaio di metri… Sono bravi, speriamo di essere sempre un’ispirazione per loro. L’unica cosa che ci fa rabbia è la loro età: tutti e quattro insieme fanno quasi i miei anni (a parlare è Ivano, 75, ndr)». Cantereste insieme a loro Anima Mia, magari vestiti uguali?«Per noi sarebbe un sogno! Ti dico la verità, ci abbiamo anche pensato perché Amadeus ancora non ha detto con chi ci esibiremo nella serata delle cover… Ci sono un po’ di nomi che ballano: i Maneskin, Paolo Vallesi, i Jalisse. Vedremo, lui ha sempre qualche idea imprevedibile».Veniamo alla vostra canzone che si chiama Lettera 22 ed è un brano scritto dalla Rappresentante di Lista.«Chapeau alla Rappresentante di Lista che ha scritto le parole di questa canzone. Quando Amadeus ci ha invitati abbiamo pensato a chi oggi compra musica, ai giovani, non certo ai loro nonni. E allora ci serviva qualcuno di veramente forte per scrivere una canzone ispirandosi al mondo dei Cugini di Campagna. LRDL si sono fatti da soli, il loro brano Ciao Ciao hanno collezionato sette dischi di platino. Così abbiamo chiamato Veronica (Lucchesi, ndr) e le abbiamo detto: “ Se non ci conosci chiedi a mamma, a nonna, loro sanno chi siamo”. E invece lei e Dario (Mangiaracina, l’altro componente del duo, ndr) hanno scritto una cosa bellissima. Certo, abbiamo dovuto ascoltare il pezzo più volte per capirlo perché è musica che per noi viene da un altro mondo ma è fenomenale». Di cosa parla? «La Lettera 22 è una lettera ipotetica, che non c’è nell’alfabeto italiano: un po’ come le parole giuste che a volte non si trovano per esprimere qualcosa di importante. Il brano parla di questo, trovare il modo giusto per raccontarsi con sincerità, per chiedere scusa, per superare un dolore».Quest’anno Ivano e Silvano festeggerete 76 anni sul palco, la sera della finale. Sarà un bel compleanno. «Guarda, è il gioco della cabala. Il 7 è il nostro numero (ricorre in diverse date importanti della loro storia, ndr). Quando al telegiornale abbiamo sentito Amadeus che annunciava il nostro nome (lo scorso dicembre, ndr) abbiamo lanciato un urlo che da Roma si è sentito fino a Firenze. Ma poi ci siamo tirati su le maniche, e ci siamo messi a lavorare sodo. Non vogliamo sprecare questa occasione».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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