
Sammontana aumenterà il prezzo dei gelati per la salita dei costi
Anche lo storico marchio di gelati Sammontana paga un duro prezzo ai rialzi dell’energia e decide di aumentare il prezzo di coni e coppette. I costi aziendali di energia elettrica dell’azienda di Empoli (Firenze), specializzata anche nella pasticceria surgelata, sono passati dagli «8 milioni del 2020 contro i 21 milioni del 2021», ha spiegato ieri l’amministratore delegato Leonardo Bagnoli. Ecco perché, nonostante una ripresa del fatturato tornato al livello pre pandemia, il valore del margine operativo lordo si trova ancora al di sotto dei valori del 2019.
A fronte di un fatturato 2021 di 397 milioni di euro, Sammontana ha registrato un Ebitda che dai 50 milioni nel 2019 è scesa a 25 milioni nel 2020 per poi risalire a 32 milioni di euro nel 2021, «con un budget atteso però di 39 milioni di euro». «Nel 2021 - ha continuato l’ad di Sammontana - oltre all’aumento dei costi delle materie prime abbiamo sofferto il periodo di chiusura dei bar di inizio anno causa pandemia. Variabili come l’aumento dei costi si sono ripresentate nel 2022, sarà un altro anno di sofferenza nel mercato, ma bisogna continuare a essere sereni». «Per quanto riguarda il 2022 - ha stimato Bagnoli - ci aspettiamo una tendenza simile al 2020.
Sebbene gli andamenti di vendita siano positivi è prevedibile una contrazione di consumi in risposta all’aumento generalizzato dei prezzi del prodotto finito, che si è reso necessario per contenere, almeno in parte, l’incremento nel secondo semestre 2021 dei costi energetici e delle materie prime. Auspichiamo una parziale compensazione grazie al ritorno dei consumi nel canale bar, soprattutto per la colazione».
LA RIPRESA DEI CONSUMI
Sammontana Italia ha annunciato che nel 2022 applicherà un aumento del 14% sul prezzo finale del gelato e del 9% nella pasticceria surgelata, per fare fronte all’aumento dei costi di materie prime, come latte e olio di semi di girasole, e dell’energia. Attualmente il marchio occupa il 23% del mercato nazionale del gelato e il 42% della pasticceria surgelata, vendendo mediamente in un anno un quantitativo di un miliardo e 300mila porzioni dei propri prodotti. Il 50% del fatturato è rappresentato dalle vendite di gelati nei mesi tra giugno e agosto. «Se la grande distribuzione organizzata e i bar non accettano gli aumenti delle aziende e non riescono a riversarli sul mercato - ha concluso l’ad Leonardo Bagnoli - le imprese rischiano o di chiudere o di tagliare personale e forniture. Questo rappresenterebbe una conseguenza ben peggiore rispetto agli aumenti. Nella parte energetica, dove ci sono tante accise e tasse, serve un aiuto: la politica dice di avere dei piani risolutivi, ma il tempo stringe e le aziende si trovano in una posizione piuttosto rischiosa».
Non si ferma lo scontro tra Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci e il Garante della privacy. Anche questa settimana, alla vigilia della puntata di stasera, l’Autorità di controllo ha chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda di un servizio sulle attività del Garante. Report ha infatti pubblicato sui social una clip con l’anticipazione di un’inchiesta sull’istruttoria portata avanti dal Garante della privacy nei confronti di Meta, relativa agli Smart glass, gli occhiali da sole che incorporano due obiettivi in grado di scattare foto e registrare filmati. Il servizio di Report punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio dell’Autorità Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia, «prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni».
«Nella sua campagna permanente contro gli stranieri che a Monfalcone regolarmente lavorano, la Cisint aggiunge un nuovo tema: ora mette in discussione anche le rimesse economiche, annunciando misure per vietarle o limitarle. Una delle tante dichiarazioni che si aggiungono a quelle del passato, sicuramente buone per costruire narrazioni false e per alimentare odio nei confronti dello straniero».
Di 50.000 euro lordi l’anno quanti ne finiscono in tasca a un italiano al netto di tasse e contributi? Per rispondere è necessario sapere se il contribuente ha moglie e figli a carico, in quale regione viva (per calcolare l’addizionale Irpef), se sia un dipendente o un lavoratore autonomo. Insomma, ci sono molte variabili da tener presente. Ma per fare un calcolo indicativo, computando i contributi Inps al 9,9 per cento, l’imposta sui redditi delle persone fisiche secondo i vari scaglioni di reddito (al 23 per cento fino a 28.000 euro, al 35 per la restante parte di retribuzione), possiamo stimare un netto di circa 35.000 euro, che spalmato su tre dici mensilità dà un risultato di circa 2.600 euro e forse anche meno. Rice vendo un assegno appena superiore ai 2.500 euro al mese si può essere iscritti d’ufficio alla categoria dei ricchi? Secondo Elly Schlein e compagni sì.













