2020-05-05
Giuseppe De Donno: «Salvo vite con il plasma iperimmune e da Roma mi mandano i carabinieri»
Giuseppe De Donno(Facebook)
Il direttore della pneumologia del Poma di Mantova: «Decessi azzerati, 48 malati guariti da una cura che costa nulla. Eppure mi ritrovo i Nas in corsia e vengo offeso da Burioni, che preferirebbe un farmaco sintetizzato».Giuseppe De Donno, 53 anni, sposato con due figli, è il medico del «miracolo mantovano». Lui, direttore del reparto di pneumologia dell'ospedale Carlo Poma di Mantova, non ci sta. «I miracoli li fa solo il Signore», ribatte. «Io sono uno pneumologo di provincia. I medici curano, il Signore salva. Sono un credente e credo che ci sia un disegno per tutti noi. I morti in questa epidemia sono i martiri di questa guerra. Ora sono angeli».Lasciamo stare i miracoli, ma è un fatto che al Poma, nella Lombardia martoriata dal Covid-19, da un mese non muore più nessuno dei contagiati, nemmeno quelli più gravi. Trattati con il plasma iperimmune sono guariti. È questa la strada per azzerare la morte da coronavirus?«Precisiamo. Sono guariti i pazienti di Covid-19 arruolati nel protocollo messo a punto con il policlinico San Matteo di Pavia. Il coordinatore è il professor Ernesto Perotti, responsabile del servizio di immunoematologia e della medicina trasfusionale di quell'ospedale. Al Poma lavoro con Massimo Franchini, direttore del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale, e con Salvatore Casari, direttore del reparto di malattie infettive. Siamo un corpo e un'anima sola. Sia chiaro, inoltre, che pur di salvare vite usiamo tutti i farmaci che danno speranza. Non trascuriamo niente, ma altrettanto dovrebbero fare i colleghi impegnati nella lotta. E usare il plasma iperimmune, cura che abbiamo testato su malati di Covid-19 e sono guariti».Quanti sono i pazienti «arruolati» e guariti?«Sono 48, ma la sperimentazione è chiusa. Stiamo aspettando i dati della letteratura. Non ci fermiamo, però. Stiamo arruolando altre persone. Personalmente continuo l'impegno nella ricerca».L'ha chiamata l'Istituto superiore di sanità per avere informazioni?«No. In compenso sono arrivati i Nas in ospedale».A cercare cosa? Mandati da qualcuno?«Non lo so e non cerco polemiche, ma le cose non avvengono a caso. I Nas fanno il loro dovere. La mia direzione mi ha detto di stare tranquillo. Vedremo quello che succede. Qualcuno, alla fine, dovrà spiegare ai familiari degli ammalati e al Paese cosa sta succedendo. Proibire l'uso del plasma è gravissimo. La comunità scientifica dovrà rispondere ai cittadini di questo».È vero che ha avuto offerte di lavoro dagli Stati Uniti?«Dall'università di Yale questa mattina stessa (ieri, ndr). Ma già mi avevano cercato Stanford, con un contratto pronto, e Birmingham».Lascerà l'Italia come un altro cervello in fuga? «Non lo so. Staremo a vedere quello che succede. L'Italia è un Paese meraviglioso, ma ingrato».Torniamo alla cura. Ci spiega come funziona?«Il plasma che ricaviamo dal sangue degli ammalati guariti è particolarmente ricco di anticorpi. Trasfuso nei pazienti ammalati, gli anticorpi attaccano il virus e lo debellano. Non abbiamo sospeso i farmaci anti retrovirali. Pur di salvare vite umane facciamo tutto quello che c'è da fare. Tutti dovrebbero tener contro che abbiamo a che fare con la vita della gente. Il plasma è democratico, è donato volontariamente dal popolo e va dato gratuitamente al popolo».Cura che avrebbe costo quasi 0. E qui si innesta la sua polemica con il virologo Roberto Burioni, che a quanto pare non crede al plasma e che, stando alle sue parole, «si sta già arrovellando su come trasformare una donazione democratica e gratuita in un prodotto sintetizzato da una casa farmaceutica». Piuttosto duro, no? «Sono veramente offeso. Non solo ha sbagliato a dire che il Covid-19 non sarebbe arrivato in Italia, ma ora insiste negli errori. Fino a un mese fa mi era anche simpatico, dico sul serio, ma ora...».Ora?«Si comporta come se avesse la verità in tasca e non ne imbrocca una. Si è accorto in ritardo del plasma iperimmune e sta insinuando cose gravissime. Basta leggere l'incipit sul suo sito: “C'è una nuova pozione miracolosa...". Dice che il plasma ha un limite e che sarebbe meglio un farmaco sintetizzato. Sta ipotizzando che può trasmettere malattie. Ma si rende conto di quel che afferma? I nostri test di sicurezza sul plasma sono molto scrupolosi. Li facciamo da sempre accurati e meticolosi, non solo da quando c'è la pandemia. Il nostro plasma è sicuro. Non ha mai dato, mai, conseguenze negative, mai una febbre. È un test sicuro, democratico. Abbiamo la fortuna di contare sui donatori Avis e sui pazienti che, guarendo, donano a loro volta con entusiasmo il plasma. La solidarietà mi illumina. Sto lavorando con molti volontari per mettere in piedi un Centro di ricerca etico a livello nazionale».Burioni è un virologo di fama, ascoltato da giornali e tv.«E io, lo ripeto ancora una volta, un piccolo pneumologo di periferia, che s'accontenta di essere quello che è e di far bene il suo lavoro salvando vite. Non cerco notorietà. Sono uno sperimentatore e uno scienziato libero. Non ho legami con case farmaceutiche, né con i poteri forti perciò mi permetto il lusso di esprimermi in libertà. Non sono mai stato invitato nelle trasmissioni di Fabio Fazio o da Bruno Vespa. Non sono un medico da salotto. Che ci vada Burioni a discettare di plasma iperimmune. S'accomodi. Io e Franchini alzeremo le spalle. Per noi l'importante è salvare vite. Al professor Burioni abbiamo fornito argomenti nuovi sui quali discutere».Libertà di pensiero e di parola condita di veleno. È vero che in fondo a un suo post ha chiesto agli amici di condividerlo «che forse arriviamo a Burioni e gli potrò chiedere un autografo»?«No, magari potessi avere il suo autografo. Lui è Burioni, un grande virologo. Ha meriti mondiali. Non voglio sminuire il suo ruolo, anche se ha peccato di leggerezza».Visto che la pandemia uccide e rischia di uccidere l'Italia, non sarebbe giusto che il dottor De Donno andasse a urlare in televisione il bene che fa il plasma?«Non mi interessa confrontarmi con Burioni. Ma sentirlo pontificare ci ferisce. Sono sempre stato un uomo molto geloso della propria privacy. Mai avrei immaginato di espormi così. Vivo in un ambiente che consideravo puro, ma non lo è. Quindi se posso dare un contributo per fare pulizia, se posso contribuire alla ricerca, salvare vite, al diavolo la privacy».E magari accetterà di andare a Porta a porta o a Che tempo che fa?«Se mi chiamano per parlare del plasma seriamente ci vado. Non mi interessa andare da Fazio o da Vespa per far salotto. Non cerco visibilità, ma la verità».Pilato chiese a Gesù «Quid est veritas?». Cos'è la verità?«La verità fa guarire. Ho gli occhi pieni di persone morte. È un'esperienza che non dimenticherò mai. Io e i miei colleghi stiamo combattendo una guerra con un nemico che non conosciamo. Il plasma iperimmune in questo momento è la miglior arma che abbiamo a disposizione».