2019-05-13
Salvini pronto
a forzare: «Il 26 maggio referendum sulla Lega»
Luigi Di Maio replica: «Lo disse Renzi e non andò bene». Si inizia a scorgere un'ipotesi di intesa: il sì del Carroccio a conflitto d'interessi e salario minimo in cambio di flat tax, sicurezza e autonomie. Ma la tensione resta alta.Inutile girarci intorno: siamo sulla soglia di una crisi strisciante, o comunque sul confine di una possibile rottura. La tensione resta alta tra Lega e M5s, ma si registrano anche - com'è accaduto ieri - alcune pause, e qualche reciproco segnale per scongiurare il peggio: per evitarlo ora e anche dopo il giro di boa elettorale del 26 maggio. Tutto ruota intorno ai tre temi che La Verità ha anticipato ieri ai lettori come linea da cui la Lega non arretrerà: flat tax, autonomia, immigrazione-sicurezza. La domenica si è aperta con una delle certezze quotidiane di questo periodo: una rispostaccia di Luigi Di Maio - gratuita e non provocata - a un'affermazione di Matteo Salvini che non lo chiamava in causa. Il leader leghista aveva detto: «Il 26 maggio sarà un referendum. Ci dovete aiutare ad andare in Europa come primo partito europeo, per andare a riprenderci le chiavi di casa. Il 26 è un referendum tra passato e futuro, tra Europa libera e stato islamico basato su precarietà e paura». Poco dopo è arrivata la replica non dall'opposizione, ma da quello che sarebbe l'alleato di Salvini, cioè Di Maio: «L'ultimo che ha parlato di referendum è stato Renzi, e non gli è andata bene. Io non sfido gli italiani, li rappresento. Gli italiani dovranno scegliere tra chi si vuole tenere gli indagati per corruzione e chi no. Chi aiuta le persone con il salario minimo, e chi non lo vuole fare. Chi dice che la donna deve stare chiusa in casa a fare più figli…».Archiviato questo scambio di battute, il leader leghista ha tenuto il punto sulla necessità del decreto Sicurezza bis: «Qualcuno dei 5 stelle ha detto che non serve. Se hanno delle proposte in più, ben vengano: ma non sono accettabili i “no punto" dai colleghi di governo. I “signor no" non servono». Salvini ha tuttavia incassato, su questo tema, alcuni segnali distensivi, che erano stati anticipati da un'apertura (inattesa da molti) del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, in un'intervista al Messaggero. E l'apertura si è raddoppiata nel corso della giornata, con due lettere di Palazzo Chigi e della Farnesina di cui hanno dato notizia fonti del Viminale: «Piena sintonia e condivisione degli obiettivi: è il senso delle lettere che Giuseppe Conte e Enzo Moavero hanno indirizzato al ministro dell'Interno, rispondendo alla missiva del responsabile del Viminale». Con questa chiosa da parte del Viminale: «La settimana prossima è già convocato il tavolo Esteri-Interno per affrontare temi di comune interesse come i rimpatri».Nel pomeriggio, Salvini è stato ospite di Lucia Annunziata su Rai 3, e, pur incalzato dalla conduttrice, non ha spezzato la corda con il M5s: «Quotidianamente Di Maio o altri mi insultano. Io mi sono dato l'obiettivo di non rispondere e andare avanti. Se mi offendono, rispondo con il lavoro». In un'alternanza di carota e bastone, Salvini ha però ribadito i punti su cui la Lega non intende fare concessioni: «I rapporti cambiano», ha detto il leader leghista, «se non si mantiene la parola data. Io l'ho mantenuta sul reddito di cittadinanza. Attendo che il M5s la mantenga sulla riduzione delle tasse, sull'autonomia, sulla sicurezza. Spero che nessuno voglia riaprire i porti». L'ultimo scambio di battute si è registrato sul conflitto d'interessi, tema rilanciato dai pentastellati, anche con il preannuncio di una proposta di legge che ha più di qualche profilo di dubbia costituzionalità. Anche su questo, Salvini non ha chiuso, ma ha ribadito la necessità di una contropartita: il sì dei grillini ai tre temi che stanno a cuore alla Lega: «Si può parlare di acqua pubblica, si può parlare di conflitto di interessi… Però le emergenze sono altre: io in Consiglio dei ministri interverrò su tasse, autonomia e sicurezza. E bisogna sbloccare i cantieri: su questo i 5 stelle li vedo prudenti… Non si può andare avanti a dire no: la Tav no, l'autostrada no... Poi se vogliamo parlare anche di conflitto di interessi, parliamone…». Salvini è parso attentissimo a scandire il punto politico: «Ho firmato un contratto, voglio andare avanti con i 5 stelle, la mia parola vale». E all'obiezione della Annunziata sul fatto che il tema del conflitto d'interessi sia nel contratto di governo, il leader leghista ha colto per la terza volta la palla al balzo: «Certo, andiamo avanti. Ma non è la priorità. Stiamo approfondendo la bozza. Quello che c'è nel contratto, io lo rispetto. Ma mi aspetto che pure i 5 stelle rispettino ciò che c'è su flat tax e autonomia, e mi lascino lavorare sulla sicurezza». Intanto, una frecciata al leader leghista era arrivata pure da Elisbetta Trenta, con i rapporti sono tesi da tempo: mentre salutava gli Alpini a Milano, il ministro della Difesa ha rifiutato di indossare il capello con la penna nera: «Possono farlo solo loro», ha detto. A chi le ha fatto notare che Salvini se l'era messo, ha risposto piccata: «Eh... Ma io sono un militare, lui no».Si fa presto, insomma, a delineare uno scenario cupo: i grillini provocano sull'immigrazione, e viene giù tutto. La novità di ieri è che se ne può disegnare un altro meno fosco per i gialloblù: una reciproca concessione. La Lega apre sul conflitto d'interessi e sul salario minimo (altro tema agitato da Di Maio), e i grillini accettano le tre proposte leghiste.