2022-01-12
Salvini gela Silvio e apre al governo dei capi
Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (Ansa)
Il leader leghista ipotizza un esecutivo con una maggioranza ampia e non esclude neanche un suo ingresso. Berlusconi scatenato non rinuncia al sogno. Fdi: «Se sarà in campo lo sosterremo». Coraggio Italia si sgancia? «Non facciamo il lavoro sporco per altri».Arriva direttamente da Matteo Salvini la doccia fredda sul sogno di Silvio Berlusconi di diventare presidente della Repubblica. Non solo: il leader della Lega apre clamorosamente il sipario sul post-Colle, ipotizzando un governo con una maggioranza ampia e non escludendo un suo ingresso nell’esecutivo. «Una volta eletto il presidente della Repubblica», dice Salvini a Porta a Porta, su Rai 1, «bisognerà riflettere anche sulla natura del governo, bisognerebbe mettere in campo tutte le energie migliori possibili da parte di tutti i partiti. Sicuramente un governo debole fino a marzo 2023 non fa un buon servizio agli italiani. I partiti una volta eletto il presidente della Repubblica», argomenta Salvini, «dovranno riflettere sul fatto che non valga la pena metterci gli assi di briscola. Tutti, dal primo all’ultimo».Sull’ipotesi di un suo ingresso nell’esecutivo risponde: «Ne parliamo più avanti, io non sono uso ritrarmi dalle mie responsabilità». Salvini di nuovo al Viminale con Draghi capo dello Stato? Le parole del leader del Carroccio sembrano andare in questa direzione. E Berlusconi? «Ha fatto tre volte il premier», dice ancora Salvini, «è internazionalmente conosciuto e riconosciuto, nessuno da sinistra credo possa mettere dei veti a priori. Poi bisogna aspettare che lui dica qualcosa e sciolga la riserva. Ha fondato il centrodestra, per riconoscenza, per affetto e per stima politica ha tutto il titolo e il merito di proporsi e il centrodestra sarà unito e compatto. Ovviamente», aggiunge Salvini, «io in questi giorni e settimane sto incontrando riservatamente tante persone per offrire una scelta veloce, rapida, che non si protragga per tante votazioni, con un centrodestra compatto che dopo 30 anni di presidenti di centrosinistra ha la possibilità di fare una scelta culturalmente diversa che però unisca, sia di alto profilo. Ci sono uomini e donne all’altezza», argomenta Salvini, «bisognerà parlare col presidente di Draghi, e da responsabile della Lega vorrei che tutti si sedessero intorno a un tavolo su una scelta di alto profilo». Parole che sparigliano tutto il quadro politico, quelle di Salvini, e forse è anche questo il motivo che induce il centrodestra a rinviare alla prossima settimana il vertice sul Quirinale.Da Fratelli d’Italia arriva un discorso di grande chiarezza: «Ci sarà un incontro nei prossimi giorni», dice alla Verità Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera del partito di Giorgia Meloni, «e si definirà che fare. Noi ribadiremo che se Berlusconi sarà in campo lo sosterremo, purché si sviluppi un’azione comune del centrodestra. Vogliamo dagli alleati una risposta chiara su due questioni». Quali? «L’impegno a non cercare altre soluzioni di basso profilo», precisa Lollobrigida, «come quella di inseguire rinnovi di presidenti della Repubblica che non vogliono essere rinnovati, e capire rispetto all’ipotesi Draghi come intendono comportarsi. Se Forza Italia dice puntiamo su Berlusconi, non può poi eventualmente virare su Draghi. Deve essere chiaro il percorso. Se dobbiamo andare su un candidato di centrodestra e questo è Berlusconi, chiediamo chiarezza e lealtà a lui ma anche alla Lega: se Draghi dovesse candidarsi ufficialmente», sottolinea ancora Lollobrigida, «non si dovrebbe cambiare idea in nome di una ipotetica lealtà della maggioranza di governo. Il voto anticipato? Continueremmo a chiederlo anche se Berlusconi andasse al Quirinale, siamo coerenti e lineari».Bisnonno Silvio ieri pomeriggio è arrivato a Villa Grande a Roma, dove ha stabilito il suo quartier generale per la grande battaglia. Ha incontrato il coordinatore nazionale Antonio Tajani e i capigruppo alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Anna Maria Bernini per fare il punto della situazione. «Sta facendo una campagna in grande stile», racconta alla Verità chi gli ha parlato in questi giorni, «è concentratissimo su questa partita. Telefona ai grandi elettori, parla di massimi sistemi e poi va dritto al punto: chiede il voto, rassicura sulla tenuta della legislatura, insomma è scatenato». C’è il problema di Coraggio Italia: Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e co-leader insieme a Giovanni Toti del partito centrista che conta 32 grandi elettori spinge per intestarsi la candidatura di Mario Draghi al Colle in accordo con Matteo Renzi. La gara a chi fa per primo il nome di Draghi vede come partecipanti anche Enrico Letta e Luigi Di Maio. Un «no» ufficiale a Berlusconi da parte di un movimento di centrodestra sarebbe il colpo di grazia per il Cav e darebbe probabilmente il via a una slavina di prese di distanza. Oggi si riuniscono a Roma i grandi elettori di Coraggio Italia, e potrebbe arrivare il veto su Berlusconi, ma non tutti sonno d’accordo: «Non siamo noi», dice alla Verità un big del partito di Toti e Brugnaro, «a dover fare il lavoro sporco per conto di altri. Non siamo i camerieri di nessuno. Qualunque decisione verrà presa», aggiunge la nostra fonte, «andrà innanzitutto discussa con i nostri alleati di centrodestra. Il parricidio se lo intesti qualcun altro».
Jose Mourinho (Getty Images)