2024-05-25
Salta il secondo «sermone» in ateneo
Nel riquadro l'imam Brahim Baya (Ansa)
Dopo lo scandalo dell’appello alla jihad nell’università di Torino occupata, il rettore chiama il questore, che manda una diffida. L’imam: «Siete un Paese islamofobo».Continuano, sotto l’insegna dell’ambiguità, le occupazioni a Torino degli studenti pro Palestina contro Israele. L’ultima provocazione è stata l’invito rivolto dagli occupanti a Brahim Baya, uno degli attivissimi responsabili della moschea torinese Taiba di via Chivasso: dal sermone previsto, il discorso sia in arabo che in italiano pronunciato da Baya venerdì scorso nei corridoi del Palazzo Nuovo di Torino, si è trasformato in invito esplicito a «lottare contro lo Stato ebraico». Non una preghiera di pace, dunque, ma di vendetta. È per questo che la seconda «preghiera» prevista ieri alle 13.15, questa volta al Politecnico, è saltata a seguito di una diffida da parte del questore, dopo che sui social è circolato il video del sermone di venerdì 17 maggio nell’androne di Palazzo Nuovo trasformato in moschea, con gli occupanti seduti in preghiera su tappeti stesi a terra mentre ascoltano le parole dell’imam. Parole di guerra e non di pace: l’hashtag che ha accompagnato l’incontro è stato #intifadauniversitaria e in alcuni passaggi Baya chiede un jihad per riparare le ingiustizie usando «le mani» per difendere i palestinesi oppressi contro gli ebrei d’Israele. Anche l’annuncio dell’occupazione benedetta da Baya, che ha fatto seguito al sermone, è stato proclamato in uno scenario sinistro: luci scure e tre donne velate sedute a un tavolo con dietro un grande vessillo della Palestina.All’annuncio della seconda «preghiera» i responsabili dell’ateneo non hanno aspettato: la diffida è stata sollecitata dal rettore del Politecnico Stefano Paolo Corgnati «in pieno coordinamento con la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini». «Venuto a conoscenza dell’annuncio di svolgimento della preghiera islamica del venerdì presso la sede centrale del Politecnico», recita una nota del Politecnico, «il rettore ha immediatamente provveduto a inviare richiesta al prefetto e al questore di Torino di diffida dallo svolgere funzioni e attività presso le sedi dell’ateneo nei confronti delle autorità religiose eventualmente coinvolte».«Sono stato convocato dal capo gabinetto della questura», ha commentato Baya, «che mi ha consegnato una diffida a svolgere questa manifestazione, individuandomi come organizzatore. Ci ho tenuto a ripetere, ed è per questo che non ho firmato la diffida, che io sono solo stato chiamato a officiare un’orazione, come può essere chiamato chiunque. Il problema è l’islamofobia di questo Paese», ha dichiarato, per poi giustificarsi sulle parole pronunciate nel corso di quella che continua a definire una «preghiera». «Nell’islam», ha scritto Baya, «il jihad ha diverse dimensioni, da quella spirituale a quella sociale, economica e politica. In quest’ultima, esso implica l’impegno per promuovere la giustizia e aiutare i bisognosi. Nel mio discorso non ho parlato mai di “jihad con le mani”. Quando ho parlato di “cambiare un’ingiustizia con le mani”, mi riferivo all’azione positiva per correggere le ingiustizie e sostenere gli oppressi ovunque, non certamente alla violenza fisica». Sarà, ma tutto il mondo occidentale conosce il significato della parola jihad, guerra santa, e intifada, «parola che nel contesto del conflitto arabo-israeliano è un appello alla resistenza armata violenta contro lo stato di Israele e contro i civili», come ricordato dalla deputata repubblicana Usa Elise Stefanik al rettore di Harvard Claudine Gay, accusandola di aver consentito manifestazioni di incitamento all’odio all’interno dell’ateneo. Esattamente lo stesso contesto torinese, dove i docenti ora paventano l’incubo del proselitismo. Il rettore dell’università di Torino, Stefano Geuna, ha lamentato che, senza permesso dell’istituzione, una autorità religiosa sia entrata in ateneo, violando la laicità del luogo - «l’iniziativa contraddice i principi fondamentali della laicità e del pluralismo nelle istituzioni» - e ha inoltre precisato che il «sermone» di venerdì scorso «è avvenuto in una situazione di occupazione da parte degli studenti, i quali impediscono da giorni l’accesso a docenti e personale universitario». Altro che «dialogo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.