2019-12-08
Salta il blitz di Renzi all’Agenzia delle entrate
Dopo le rivelazioni della Verità, Luigi Di Maio ha posto il veto al ritorno di Ernesto Maria Ruffini a capo dell'ente per la riscossione del fisco, malgrado le manovre del Bullo. Gioiscono i dipendenti, che quando l'ex direttore se ne andò fecero girare una sua foto con scritto «Ciaone».Come abbiamo già raccontato, Matteo Renzi si sta dando un gran da fare per far rinominare il suo fido Ernesto Maria Ruffini come direttore dell'Agenzia delle entrate. Nel consiglio dei ministri di giovedì il titolare dell'Economia, Roberto Gualtieri, avrebbe di nuovo proposto il nome di Ruffini come candidato per l'ambita (da Italia viva) poltrona, ma i 5 stelle, dopo il comunicato con cui lo avevano ufficialmente bocciato, continuano a fare le barricate. Anzi, dopo gli articoli della Verità e l'editoriale del direttore Maurizio Belpietro del 6 dicembre, il capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, ha posto il suo veto assoluto sul ritorno in sella di Ruffini. Difficile che Renzi, con i tanti problemi che ha, riesca a superare una tale resistenza. Sul fronte grillino le quotazioni dell'attuale direttore il generale della Guardia di finanza Antonino Maggiore, sarebbero, secondo alcuni, in discesa nonostante lo stesso Di Maio, nell'agosto del 2018, quando venne nominato, ebbe a dire: «È un nome di garanzia, di grande esperienza e di onestà, che mi riempie di orgoglio. Antonino Maggiore sono certo lavorerà nell'interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori, che fino ad oggi l'hanno fatta franca a spese dello Stato e degli imprenditori e cittadini onesti. Chi riscuote le tasse deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Per noi gli italiani sono onesti fino a prova contraria. Abbiamo anche azzerato i vertici dell'Agenzia delle dogane e dell'Agenzia del demanio. Dove c'erano rispettivamente un ex sindaco del Pd e un ex parlamentare del Pd ora ci sono Benedetto Mineo e Riccardo Carpino».Maggiore, Mineo, Carpino, tutti nomi che sarebbero ora in bilico. Mineo, dirigente della regione Sicilia in aspettativa, sembra destinato alla sostituzione certa essendo stato nominato su indicazione della Lega. Carpino, un tecnico e più precisamente un prefetto, non è sicuro che smani per rimanere al suo posto. Sulla conferma di Maggiore potrebbe verificarsi lo scontro più acceso, anche per possibili divisioni all'interno dei 5 stelle. Il sottosegretario del ministero dell'Economia Alessio Matteo Villarosa, del resto, la settimana scorsa aveva lanciato un messaggio «a nuora perché suocera intenda»: «Apprendo con stupore dalla stampa che tramite un ipotetico accordo M5s-Pd si stia procedendo alla sostituzione [...] di Maggiore [...] È alquanto paradossale chiedere al corpo della guardia di finanza di attribuire il massimo incarico di vertice all'Agenzia delle entrate al generale Maggiore per poi procedere alla sua revoca». Il governo giallorosso si è insediato il 9 settembre e quindi 91 giorni dopo, ovvero domani, 9 dicembre, scadranno gli incarichi dei direttori di Agenzia delle entrate, Monopoli e dogane e Demanio. Se non ci sarà un Consiglio dei ministri ad hoc alla guida dei tre istituti al posto degli attuali direttori andranno i vicari. Sembra che i 5 stelle, almeno per l'Agenzia delle entrate potrebbero dirottare i propri voti su un candidato interno, la soluzione preferita dai dipendenti. Ricordiamo che quando Ruffini lasciò il suo posto, circa un anno fa, nella sede di via del Giorgione iniziò a girare una foto dell'avvocato leopoldino accompagnato da un beffardo «ciaone», una delle espressioni che meglio ha rappresentato lo stile dei 1000 giorni del governo di Renzi. Insomma nessuno sembra intenzionato ad accogliere Ruffini con un «bentornatone», soprattutto perché la riorganizzazione dell'agenzia in settori destinati a grandi, medi e piccoli evasori, non è stata assorbita a livello di uffici regionali, dove regna la confusione.Ma nel Risiko delle nomine, ricordiamolo, Renzi è uno dei giocatori più esperti, un pokerista da all in. Basti ricordare che una settimana fa il suo partitino (valore ipotizzato alle urne intorno al 4%) ha portato a casa diverse nomine pubbliche. Uno dei casi più interessanti è quello dei vertici di Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa. La Spa controllata dal ministero dell'Economia e delle finanze «gestisce tutti gli incentivi nazionali che favoriscono la nascita di nuove imprese e le startup innovative» ed è «centrale di committenza e stazione appaltante per la realizzazione di interventi strategici sul territorio». Insomma un ente perfetto per creare consenso. Presidente è stato nominato Andrea Viero, ex manager nel settore delle multiutility, in passato vicinissimo all'ex ministro Graziano Delrio (i due si scambiarono anche la segretaria, sul cui curriculum -diploma di disegnatrice stilista di moda - ci fu qualche polemica). Nel cda è stata nominata la calabrese Stefania Covello, ex parlamentare Pd ed habituè della Leopolda, passata armi e bagagli a Italia viva. Il suo motto è: «Gli italiani devono sapere che da una parte ci sono chiacchiere e dall'altra c'è Renzi che le promesse non le ha fatte, le ha mantenute».