2021-12-21
Salivari mai attivati e militari assenti. Sempre più classi finiscono in Dad
L’intervento dell’esercito per potenziare lo screening nelle scuole, promesso da Francesco Figliuolo, non è stato attuato. Con le Asl oberate, i risultati dei tamponi tardano. Così, anche con un solo positivo, le lezioni tornano online.Il nuovo protocollo per il contenimento dei contagi nelle scuole è un completo fallimento. Sono i dati a dimostrarlo: da fine novembre, e quindi dopo circa due settimane dall’introduzione del tampone T0 e T5, i casi nelle scuole sono aumentati a livello esponenziale. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dell’ultima settimana riportano, per la fascia di età 0-9 anni, 324 contagi ogni 100.000 abitanti, dato in progressivo aumento nelle ultime settimane. In Veneto, nella fascia 5-11 anni, i positivi sono circa 400 ogni 100.000 abitanti. Solo nella provincia padovana sono chiuse 300 classi, con una media di 20 alunni per classe si parla di circa 6.000 famiglie in dad. I presidi in Emilia Romagna lanciano l’allarme e chiedono alla Regione che si prenda atto del fallimento del protocollo di prevenzione dei contagi e del sistema di tracciamento. L’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, ha dichiarato che il protocollo del doppio tampone processato dai dipartimenti con questi numeri è infattibile. Come le altre Regioni, l’Emilia-Romagna sta aspettando l’aiuto dell’esercito promesso dal governo. Per reggere i ritmi improponibili del tracciamento hanno chiesto perlomeno 120 risorse, ma le persone che potrebbero intervenire sono non più di una dozzina di militari, come riporta il Resto del Carlino. Il primo dicembre era stato annunciato infatti l’arrivo dell’esercito nelle scuole, che avrebbero dovuto ricevere dallo staff di Figliuolo un sostegno nell’intervento di screening «mirato ad incrementare l’attività di verifica rapida e facilitare il proseguimento dell’attività didattica in presenza». Purtroppo però fino ad adesso le cose non sono cambiate e l’esercito non si è visto. L’aumento dei contagi si sta verificando in tutta Italia, da Nord a Sud, eppure, nonostante le promesse, gli studenti continuano ad essere testati e tracciati facendo affidamento solo sulle aziende sanitarie locali sull’orlo del collasso. Gli insegnanti segnalano di non aver mai visto una situazione del genere dall’inizio della pandemia e denunciano che non basta la sola vaccinazione a limitare il contagio, tutto il corpo docente è vaccinato, ma in molti si sono contagiati lo stesso. Tutto fa pensare che potrebbe avvenire lo stesso anche dopo la vaccinazione dei bambini della scuola primaria. Questo basta a comprendere che non può essere la vaccinazione l’unico presidio di tutela del contagio nelle scuole.I dirigenti scolastici lamentano la necessità di dare risposte concrete, come il distanziamento e la messa in sicurezza degli istituti con impianti di areazione. Il Miur ha invece elaborato un complicato sistema di tracciamento che sta mostrando oggi tutti gli effetti della sua fallibilità. Il protocollo prevede un tampone da effettuare prima possibile dall’istante in cui si è presa coscienza del caso positivo in classe. Con un risultato negativo si potrà rientrare a scuola effettuando un secondo tampone dopo cinque giorni. In questo modo si garantisce la lezione in presenza, ma non per tutti, perché spesso i tamponi non riescono ad esser processati per tempo. Inoltre, troppo spesso, è accaduto che nei cinque giorni in cui si attende il tampone del quinto giorno (T5), i casi aumentano espandendosi a macchia d’olio. Questo perché il protocollo non ha tenuto conto della variante che sembra avere una diffusione molto più rapida con tempi di incubazione minori rispetto a prima. Inoltre il tracciamento viene fatto soprattutto a valle dell’inizio del contagio e questo impedisce che si interrompa la catena. Cambiare le regole in corsa sicuramente non ha aiutato, soprattutto perché ha complicato il lavoro dei dipartimenti di sanità regionali già oberati. Inoltre si è agito in ordine sparso: a Roma, ad esempio, moltissime Asl hanno deciso di chiudere le classi con un solo caso positivo, proprio per limitare il contagio. Il tema del tracciamento va senz’altro rimesso al centro anche con l’avanzare della campagna vaccinale pediatrica, ma le aziende sanitarie locali da sole non sono in grado di processare l’enorme mole di lavoro a cui si andrà incontro nelle prossime settimane con la ripresa delle scuole. «I contagi si stanno diffondendo molto velocemente specialmente nelle scuole primarie» denuncia Mario Rusconi, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, «ma noi non pensiamo che la situazione si possa risolvere con l’obbligo vaccinale per gli studenti. Serve un cambio di passo nei sistemi di tracciamento e ci aspettiamo che l’esercito mantenga le promesse intervenendo a sostegno delle Asl.»Qualcosa si deve cambiare e soprattutto velocizzare: si può senz’altro cominciare dai test salivari, più rapidi e meno invasivi, sicuramente più adatti ad esser effettuati più spesso, almeno nella scuola primaria e dell’infanzia.