2025-07-19
Sala è finito: tutti lo sanno, tranne lui. Mr Expo appenda il calzino al chiodo
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
Svanisce il sogno del city manager di federare il centrosinistra o addirittura di correre da premier. In fumo anche il suo modello, che ora pure la stampa progressista demolisce. Alle dimissioni non c’è più alternativa.Il destino di Beppe Sala è evidente: solo lui non riesce a vederlo. È svanito il sogno di divenire, una volta lasciata la guida di Milano, il federatore del centrosinistra e magari pure il candidato presidente del Consiglio dell’area rossoverde. Ma volge al termine anche il ruolo di sindaco della capitale economica del Paese: messo in discussione da un’inchiesta che sta demolendo l’immagine di amministratore moderno, efficiente, proiettato nel futuro. Sala davanti a sé ha solo una strada: quella che porta alle dimissioni.Per capirlo è sufficiente leggere alcuni titoli dei giornali di riferimento della sinistra. Repubblica è la più feroce. «L’accusa dei pm: “Una corruzione vorticosa. Milano merce da saccheggiare”». «Il sistema. Intimidazioni, mazzette e favori agli amici». «Catella padrone della città». Per l’occasione il quotidiano di casa Agnelli fa parlare Francesco Micheli, un finanziere assai vicino all’area radical chic e socio dello stesso Catella: «Il modello Expo è fallito, ha esaltato solo il dio denaro». Così, con un colpo solo, Micheli non solo riabilita la Milano sobria di Carlo Tognoli, ma affossa quella di Beppe Sala, il quale proprio sul modello Expo ha costruito la sua carriera politica. Non è meno feroce Il Fatto Quotidiano: «I pilastri del sistema Sala: tutto cantieri e conflitti d’interessi», un titolo a tutta pagina che è accompagnato da quelli che il giornale di Travaglio definisce i precedenti: «Quella villa “dimenticata” e altri inciampi giudiziari». E poi: «Il riccodromo creato dal centrosinistra». «Lusso e studentati: così i fondi si sono presi Milano».Ma se questi sono i titoli dei giornali che fiancheggiano il centrosinistra, gli altri, i cosiddetti quotidiani indipendenti, ne hanno pubblicati alcuni solo apparentemente più lievi. Il Corriere dà la parola ai pm: «Conflitti di interessi, 3,9 milioni in consulenze». «Il piano con le maxi cubature preparato da Marinoni: ci vediamo alle 16 dal sindaco». «Le chat con Catella dell’uomo chiave: sto scrivendo io la legge regionale». Sulla Stampa l’apertura non è da meno: «Il grande scambio di Milano», con un’intervista a Bobo Craxi, che fa il contropelo a Sala: «Più manager che sindaco, non ha governato la crescita. Lobby potenti come Stati». Gran parte dei giornali di sinistra è forcaiola da sempre e nei decenni passati ha messo in croce il centrodestra e adesso che nei guai ci sono i compagni quei quotidiani non possono evidentemente trasformarsi in garantisti, perché i lettori non capirebbero e non apprezzerebbero. Ma un martellamento così è destinato a mandare in tilt l’alleanza fra Pd, 5 stelle e Avs. Difficile difendere Sala per i verdi, che già lo criticavano per la colata di cemento. Complicato anche per la sinistra più radicale di Fratoianni e Salis, che avversava il modello Milano, considerandolo la trasformazione della città in una metropoli di lusso, da cui il ceto medio e quello popolare non potevano che essere espulsi. Al Pd tocca la difesa d’ufficio (anche se Schlein ha esitato a esprimersi ufficialmente, limitandosi a una generica vicinanza), frasi di circostanza ma che appaiono più dovute che sentite. C’è poi il problema dei 5 stelle, che ovviamente non amano il sindaco. Ma soprattutto c’è Giuseppe Conte, che non vede l’ora di approfittare delle disgrazie del Partito democratico per riuscire a guadagnare qualche punto e poter rivaleggiare con Elly nella guida della coalizione. E la segretaria che in alcune Regioni intravede la possibilità di una vittoria alle prossime amministrative non è disposta a fare campagna elettorale duellando con i grillini o, peggio, rischiando di perderne l’appoggio. Schlein non si giocherà il campo largo per Sala e se questo dev’essere il sacrificio da fare pur di tenere insieme la baracca del centrosinistra, è assai probabile che alla fine il sindaco glamour con il calzino arcobaleno, il ciclista più odiato dagli automobilisti, sarà accompagnato alla porta. Marcello Sorgi sulla Stampa ne parla apertamente, dicendo, senza voler sembrare un uccello del malaugurio, che la sorte di Sala e della sua giunta è segnata. Non perché le dimissioni le chieda il centrodestra, ma perché a volerle per liberarsi dell’imbarazzo alla fine sarà proprio la sinistra. E il solo a non averlo ancora capito è proprio il sindaco, che ieri, dopo qualche lacrima, si è preso tempo per pensare.
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