2018-06-28
Sala costretto a stoppare la musulmana del Pd in commissione Cultura
I dem volevano Sumaya Abdel Qader alla presidenza. Ma la lista legata al sindaco di Milano Beppe Sala si mette di traverso: «È un nome divisivo». Doveva essere l'amministrazione che, con la forza del suo buongoverno e della sua modernità «accogliente», avrebbe sconfitto l'orda reazionaria, ma nella Milano di Beppe Sala è già tanto se non si sconfiggono da soli. L'ultima faida interna alla sinistra milanese riguarda Sumaya Abdel Qader, la consigliera musulmana del Pd, nuova presidente della commissione Cultura di Palazzo Marino. Anzi no. Il sindaco infatti ha bloccato tutto sul più bello, quando ormai le bottiglie di champagne erano già state messe in frigo (o magari il tè sul bollitore, per venire incontro alle restrizioni alimentari della comunità di riferimento). Sala chiede infatti di «frenare un attimo» sulla candidatura: «La commissione Cultura è una delle commissioni, ma è molto delicata e suscita interesse in città, quindi il mio suggerimento è di frenare un attimo e di coinvolgere in un confronto tutte le forze politiche, di maggioranza in primis, e poi di portare una soluzione», ha detto il primo cittadino. Ma che significa che la commissione Cultura «suscita interesse»? È evidente che il sindaco non si stava tanto riferendo alla città, bensì alla compagine del governo cittadino. Siamo sempre lì: poltrone, potere, spartizioni. Tutto ruota attorno a quello. La candidatura della consigliera musulmana ha infatti suscitato le proteste degli esponenti della lista civica del sindaco che propongono come nuovo presidente Alberto Veronesi, che entrerà in Consiglio al posto della Elisabetta Strada, eletta in Regione. «Io in generale non prendo mai le parti della mia lista, perché non sarebbe nemmeno corretto, ma in questo caso credo che abbiano diritto a chiedere un dibattito profondo», ha aggiunto Sala. Immaginiamo la profondità del confronto, in effetti. Sumaya era stata indicata insistentemente come sicura erede della poltrona di Paola Bocci, nel frattempo eletta al Pirellone. «Per noi Sumaya è la candidata naturale a quel ruolo», aveva spiegato con sicumera al Corriere della Sera il capogruppo del Pd a Palazzo Marino, Filippo Barberis: «Lei è attualmente vicepresidente, ha lavorato molto bene in Commissione accanto a Paola Bocci. La nostra è una candidatura basata sul merito e sulla qualità della persona e l'appartenenza religiosa di Sumaya non deve rappresentare un criterio di giudizio», spiegava ancora Barberis. Ma, per l'appunto, la sinistra cittadina era stata sin dall'inizio tutt'altro che concorde: «È un'indicazione non felice. Non per la persona, beninteso, ma perché servirebbero candidature meno divisive. Altre personalità rappresenterebbero meglio l'anima di tutta la città», erano state le parole di Enrico Marcora, della lista civica legata a Sala. Ed ecco che, pudicamente, timidamente, a mezza bocca, anche dalla lista che si richiama al sindaco dell'integrazione e dell'accoglienza si arriva a suggerire che forse la vita culturale della città della Scala e del futurismo non può essere rappresentata da una personalità politica il cui unico merito politico e intellettuale è quello di avere genitori giordano-palestinesi e un velo sopra ai capelli. O forse, chissà, è solo questione di poltrone, per l'appunto.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)