2023-02-16
Ruby Ter, Silvio assolto di nuovo. Non ha corrotto le «olgettine»
Dopo i processi paralleli di Siena e Roma, arriva pure la sentenza di Milano. I bonifici versati in trasparenza alle ragazze ospiti di Arcore non sono un reato. In aula anche Karima e la Polanco. Il Cav: «11 anni di fango».Anche a Milano finisce con un’assoluzione «perché il fatto non sussiste» il «Ruby ter», ultima appendice dell’infinita saga giudiziaria nata dal «Rubygate»: il processo che nel 2011 - con l’epopea del «bunga-bunga» - aveva avviato la demolizione planetaria dell’immagine di Silvio Berlusconi e contribuito alla caduta del suo ultimo governo. Ieri il tribunale milanese ha assolto il fondatore di Forza Italia dall’accusa di corruzione in atti giudiziari che la procura gli contestava dal 2014. E il verdetto, deciso, arriva dopo altre due assoluzioni piene, venute nel 2021 e nel 2022 negli altri due «Ruby ter» paralleli aperti a Siena e a Roma. Sì, perché grazie a uno strano meccanismo di gemmazione giudiziaria, e in base a complesse questioni di competenza territoriale, a suo tempo la stessa fattispecie di reato era stata suddivisa addirittura tra cinque diversi tribunali, con un’infernale moltiplicazione dell’effetto-gogna ai danni dello stesso Berlusconi. I magistrati di Torino e Monza avevano però respinto le pratiche al mittente, e così il «Ruby ter» attualmente è in corso, oltre che a Milano, anche a Siena e a Roma.Da quasi nove anni i pubblici ministeri milanesi Tiziana Siciliano e Luca Gaglio accusavano Berlusconi di avere pagato le testimonianze a suo favore nel «Rubygate», che nel 2015 si era a sua volta concluso definitivamente in Cassazione con un’altra assoluzione piena. In realtà, già nel 2011, l’allora premier aveva annunciato di aver deciso di compensare con bonifici mensili le ragazze ospiti di Arcore, coinvolte nello scandalo del «Rubygate» e per questo finite in gravi difficoltà economiche. E gli avvocati di Berlusconi hanno sempre contestato l’accusa, a Milano così come a Siena e a Roma, sottolineando che nella storia della giustizia non s’era mai visto un corruttore che avesse pensato di corrompere un testimone attraverso regolari bonifici bancari. Ieri i giudici della settima sezione penale di Milano, presieduta da Marco Tremolada, hanno dato piena ragione alle difese, e hanno assolto Berlusconi, e i 28 coimputati: tra loro Karima el Mahroug, cioè la «Ruby» che era stata al centro del procedimento originario e che nel 2011 aveva dato nome al «Rubygate», e una ventina di giovani ospiti di Arcore. Altri imputati per reati minori sono stati prosciolti per prescrizione.Si vedrà nelle motivazioni perché la corte abbia deciso in modo così netto a favore degli imputati. Resta il fatto che la procura, che in novembre per Berlusconi aveva chiesto 6 anni di reclusione più la confisca di 10 milioni di euro, ieri ha incassato una delle più sonore sconfitte. Uscendo dall’aula, il procuratore aggiunto Siciliano ha dichiarato che leggerà le motivazioni prima di decidere se presentare ricorso in appello, ma ha lasciato trasparire la sua predisposizione al sì: «Non siamo amareggiati», ha spiegato, «e comunque abbiamo lavorato in buona fede: eravamo convinti che ci siano state le false testimonianze e la corruzione. E la convinzione resta». Berlusconi ha salutato la vittoria con una nota online: «Sono stato finalmente assolto dopo più di 11 anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili, solo perché ho avuto la fortuna di essere giudicato da magistrati che hanno saputo mantenersi indipendenti, imparziali e corretti di fronte alle accuse infondate che mi erano state rivolte». La stessa soddisfazione ha espresso Federico Cecconi, uno dei suoi difensori: «Spero che questa assoluzione piena possa mettere la parola fine a una lunga vicenda processuale», ha detto l’avvocato, «dove tre diversi tribunali sono giunti alle stesse medesime conclusioni: il fatto non sussiste». In effetti, se tre indizi fanno una prova - così si dice nei palazzi di giustizia - tre assoluzioni di seguito dovrebbero significare qualcosa di ancora più importante e definitivo. Nel processo «Ruby ter» di Siena, dove Berlusconi era accusato di avere comprato la testimonianza del pianista di Arcore, Danilo Mariani, entrambi sono stati assolti il 25 ottobre 2021 «perché il fatto non sussiste». Lo stesso è accaduto il 17 novembre 2022 nel «Ruby ter» di Roma, dove il Cavaliere era imputato assieme allo chansonnier napoletano Mariano Apicella. Le giurie, sia a Siena sia a Roma, hanno stabilito che tra le due coppie di imputati intercorrevano rapporti personali di lunga data, tanto che i pagamenti erano anche precedenti al «Rubygate» del 2011. Tutte e tre le assoluzioni, comunque, hanno chiuso procedimenti di primo grado, non definitivi. E infatti a Siena la procura, sette mesi fa, ha presentato ricorso in appello. Mentre a Roma ancora non è dato sapere se lo abbia fatto.Il processo milanese, comunque, era quello più importante e più atteso: non solo per l’elevato numero di imputati, ma soprattutto perché, storicamente, è stato in quel tribunale che Berlusconi ha ricevuto gli attacchi giudiziari più duri. Tanto che per lui, a Milano, anche il «Rubygate» originario si era concluso il 24 giugno 2013 con una condanna a sette anni di reclusione. Quel verdetto però sarebbe stato letteralmente fatto a pezzi in Corte d’appello il 18 luglio 2014, e la Cassazione l’avrebbe definitivamente cancellato il 10 marzo 2015.Anche per questo, ieri, i pochi imputati presenti in aula erano emozionati. Karima el Mahroug ha manifestato «grande gioia», ha parlato di «un’enorme liberazione» e ha annunciato l’imminente uscita di un’autobiografia, un libro intitolato Karima, di cui ha voluto regalare una copia ai due pm. Decisamente più dura è stata l’ex showgirl Marysthell Polanco: «Io vorrei che si scusassero per il fango che ci hanno tirato addosso», ha dichiarato.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)