2021-04-28
Rousseau si sbagliava: nell’uomo c’è il male
Per il filosofo saremmo per nostra natura buoni. Niente di più falso: dentro tutti noi alberga l'istinto all'aggressività maligna, un lato oscuro che ci fa godere della sofferenza altrui. Prova ne sono i crimini nazisti. L'unica soluzione contro il baratro è la legge.Una delle più grandi sciagure dell'umanità, che pure di sciagure ne ha avute molte, sono le farneticazioni di Jean-Jacques Rousseau. Uomo ignobile che portava i suoi stessi figli all'orfanotrofio e che si deliziava di mettere le mani addosso a una bambina di dieci anni, ha scritto opere in cui espone la teoria del buon selvaggio. L'idea, francamente balzana, sarebbe che l'uomo è naturalmente buono. E allora perché la società invece è molto problematica? Non si sa, ma a questo punto c'è un'unica soluzione per ricreare l'Eden perduto: ammazzare tutti, resettare, e da poche decine di milioni di vivi rinascerà un'umanità migliore. La faccia maligna di Jean-Jacques Rousseau è dietro Hitler, dietro Stalin, e dietro Pol Pot, il grande resettatore.Dove stato l'errore tragico? Perché il concetto di «ammazzo un po' di gente, ma poi il mondo sarà migliore» non funziona mai? Perché contrariamente a quanto pensava Jean-Jacques, noi abbiamo dentro il lato oscuro. Noi abbiamo dentro l'istinto all'aggressività, e l'istinto a provare piacere sul dolore altrui. Il cervello umano è basato sulle abitudini. Dalle abitudini diventiamo dipendenti, imparando a provare piacere. Quando eravamo bambini, mamma doveva inseguirci per farci lavare i denti, o per farci il bagno. Ora stiamo male se non riusciamo a farlo. Le abitudini possono essere buone o pessime, sono entrambe basate su scariche di dopamina, e diventano entrambe sempre più forti. Nel momento in cui si scatena il lato oscuro, crescerà a dismisura perché il cervello imparerà ad avere scariche di dopamina davanti al dolore altrui. Questa è la causa dell'aggressività maligna, cacofonicamente chiamata bullismo. E questo bisognerebbe spiegare alle lezioni in classe, ma non viene spiegato, perché contrasta le teorie sempre più alla moda di Jean-Jacques. La realtà è il contrario: il peccato originale esiste, è il nostro lato oscuro, la nostra infernale capacità di fare il male e provarne piacere. Noi abbiamo dentro la belva e non bisogna scatenarla, perché una volta scatenata non si fermerà. E l'unica maniera per fermare la belva è non fare mai fare il primo passo verso il baratro. L'unica maniera per fermare la belva è la legge, non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza. Non levare la vita a nessuno, non rubargliela rendendolo schiavo, non inventarsi una colpa che non ha mai commesso. Dove la legge non è rigida si comincia con i disabili, sempre, con i malati le cui vite sono state definite da qualcuno indegne di essere vissute, e poi si finisce con il contare i morti a metri cubi.Se volete chiarirvi questo concetto leggete un romanzo spaventoso e imperdibile, Le benevole, di Jonathan Littell. Il romanzo scritto in prima persona racconta le memorie di un ufficiale delle SS e ricostruisce con accuratezza la storia del più crudele sterminio di innocenti di tutta la storia. La documentazione storica del libro è superiore a quella di moltissimi saggi, e in più l'autore deve essere riuscito a raccogliere qualche testimonianza autentica, molte scritte, lettere, diari, ordini, ma anche qualche confessione a voce, e ha creato una narrazione estremamente interessante, ricostruendo lo sterminio visto dall'altra parte della barricata. In parole povere, quando all'inizio arrivò l'ordine di uccidere sistematicamente gli uomini ebrei, fu eseguito non così volentieri.Il nazismo è durato poco più di dieci anni. Dal congresso di Norimberga al processo di Norimberga passano esattamente dieci anni. Tutti i protagonisti avevano nella loro memoria personale le frasi «un soldato armato non spara a una persona disarmata». Quando arrivò l'ordine di uccidere anche le donne e bambini ebrei, gli esecutori all'inizio rimasero allibiti, però eseguirono l'ordine. Molti si suicidarono, qualcuno impazzì, ma l'ordine fu eseguito. Cominciarono a produrre dopamina per ogni innocente abbattuto. Cominciarono a diventare dipendenti dal dolore inflitto. Il sadismo cominciò ad aumentare. Gli ebrei erano l'ossessione di Hitler: ci fu comunque un gioco al rilancio perché era evidente che l'antisemitismo, le nuove idee sullo sterminio, erano la strada maestra per fare carriera. Nei vari processi i vari gerarchi hanno piagnucolato la frase: «Quelli erano gli ordini». Quelli erano i loro ordini fino al 1943. Dopo la disastrosa perdita di Stalingrado e dopo che fu risultata evidente l'incapacità di Göring a evitare i devastanti bombardamenti sulla Germania, il comando passò a Speer, l'architetto, di gran lunga il più intelligente e meno sadico di tutto il gruppo. Speer si rese conto che l'unica maniera che ormai la Germania aveva se non di vincere la guerra, almeno di non perderla in maniera catastrofica, di riuscire a fermare gli eserciti nemici alla frontiera, di non farli arrivare fino a Berlino, era di avere una grossa produzione di armi e munizioni. E dato che i soldati erano al fronte, occorreva usare gli ebrei come manodopera: quindi quelli in grado di lavorare occorreva affamarli di meno, picchiarli di meno, metterli in condizioni di poter lavorare. Un macilento scheletro pieno di ecchimosi è un pessimo lavoratore. Se muore in poche settimane, bisogna sostituirlo con un altro che non conosce il lavoro, intanto che impara cosa deve fare muore anche lui e la produzione si arena.Noi siamo sempre stati abituati a credere che il nazismo sia stato una questione di ordini, una colossale manifestazione di teutonica obbedienza agli ordini. L'obbedienza agli ordini non fu così grandiosa. Né Hitler né Himmler avevano raccomandato gesti di sadismo, e il sadismo era sempre più presente, sia Hitler che Himmler avevano vietato qualsiasi gesto erotico che avrebbe compromesso la purezza della razza, ma gli stupri furono all'ordine del giorno, ci furono le Casa di Bambola, vezzoso nome dato ad Auschwitz al luogo dove giovanissime e bellissime donne ebree e polacche dovevano subire attenzioni. Né Hitler né Himmler avevano mai stabilito che i bambini ebrei dovessero essere abusati dai Kapò o dalle SS, dopo essere stati apostrofati col ridicolo nomignolo di Paipel, sia Hitler che Himmler si erano raccomandati che nessuno rubasse, ma tutti coloro che hanno avuto a che fare con lo sterminio degli ebrei hanno rubato a man bassa, abiti, scarpe, catenine, denaro e soprattutto cibo. La razione che veniva data era spesso la metà o poco più di quello che avrebbe dovuto essere, tra quello che rubavano i capi dei campi, gli intermediari, quelli delle cucine e il Kapò che doveva distribuire.Se l'ordine di Speer fosse stato eseguito, forse la Germania non avrebbe perso la guerra. I russi al confine tedesco sarebbero riusciti a fermarli. L'ordine non poté essere eseguito. Non era ormai psicologicamente possibile rinunciare al sadismo. Innumerevoli furono le scuse: non c'era abbastanza cibo, lo si sarebbe dovuto sottrarre ai tedeschi, non era giusto che gli ebrei non soffrissero la fame e il freddo visto che di fame e di freddo erano morti i soldati tedeschi della sesta armata accerchiata a Stalingrado, ma soprattutto molti ritennero che sarebbe stato sbagliato che le Germania vincesse la guerra grazie agli ebrei, sarebbe stata una manifestazione di materialismo che avrebbe infangato la eterea spiritualità nazista. L'ultima scusa dimostra almeno la coerenza del delirio psicotico, all'interno di un pensiero folle ha una sua logica. Se degli ebrei erano metafisicamente maledetti, non si poteva usarli, se non erano maledetti allora perché assassinarne i bambini i neonati? Dopo averli dichiarati il male assoluto, al punto da sterminare anche i neonati giudicati «pericolosi», come potevano «sfruttarli»? E se erano sfruttabili, non si sarebbe dovuto sfruttarli prima, evitando di assassinare i loro bambini neonati? Da Auschwitz i «lavoratori» ebrei furono evacuati con una marcia a piedi di 80 chilometri seguita da tre giorni e tre notti in vagoni aperti con 20 sotto zero e senza cibo. L'altro punto interessante messo in luce dal libro è quanto la Germania abbia assassinato i suoi figli. Chi impara il sadismo non si ferma, nemmeno davanti ai propri parenti. L'antica fiaba di Pollicino narra come l'orco che vuole uccidere i bambini degli altri uccide anche le sue stesse figlie. Lungo il fronte russo, prima che Stalingrado cadesse, erano in uso speciali camion con il tubo di scappamento rivolto all'interno per gasare coloro che vi erano rinchiusi. Sperimentati per la prima volta in Ucraina per le donne e i bambini ebrei, su fronte russo furono usati per i soldati tedeschi troppo feriti o mutilati per poter ancora lavorare o combattere. Durante gli ultimi giorni, lo rappresenta bene il film La caduta, furono migliaia i tedeschi impiccati da altri tedeschi per l'accusa di volersi arrendere o, comunque, di non combattere. Come gli orchi della fiaba, i coniugi Goebbels hanno ucciso i loro stessi sei bambini.State alla larga di tutti i partiti che nominano Rousseau.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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