2019-07-06
Rottura con la Procura di Firenze. Molla l’avvocato di Andrea Conticini
Il legale del cognato di Matteo Renzi si è dimesso dopo aver saputo dalla stampa del rinvio a giudizio del suo assistito. L'inchiesta sui fondi Unicef è seguita dall'ufficio guidato da Giuseppe Creazzo, uno dei «bersagli» di Luca Palamara & C.Dalle carte dell'inchiesta sul bazar delle nomine al Csm risulta che uno dei principali bersagli della presunta cricca fosse il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, colpevole solo di aver esercitato l'azione penale nei confronti dei genitori di Matteo Renzi, Tiziano e Laura Bovoli. Ma anche nei riguardi del cognato Andrea Conticini e dei suoi due fratelli, Alessandro e Luca. Per questo Creazzo, per i presunti complottardi, deve andare via da Firenze e non può neppure essere nominato procuratore di Roma, visto che è la stessa Procura che sosterrà l'accusa nel processo Consip, in cui è imputato l'ex ministro Luca Lotti. Il trojan inoculato nel cellulare di Palamara mostra l'interesse dello stesso pm e di Lotti per l'esposto che un pubblico ministero fiorentino ha presentato nel giugno scorso a Genova contro i propri superiori (Creazzo compreso), ma soprattutto nei confronti di un collega ora iscritto sul registro degli indagati. La colpa di quest'ultimo sarebbe aver giustificato il diniego a una richiesta di intercettazioni con motivazioni troppo «personali».PauraL'inchiesta di Perugia ha svelato che i parlamentari Pd Lotti e Cosimo Ferri e i loro amici magistrati erano interessati al destino dell'esposto. Probabilmente qualcuno era contento che uscisse la notizia della sua esistenza sui giornali mentre Creazzo era in corsa per la Procura di Roma. A inizio maggio a fare lo scoop è stata La Nazione e nei giorni successivi diversi quotidiani hanno scritto che Creazzo era stato denunciato da un collega. La notte tra l'8 e il 9 maggio Palamara, Lotti, Ferri e altri ne discutono. Palamara è tranchant: «Gli va messa paura (a Creazzo, ndr)», probabilmente facendo riferimento alla necessità di cavalcare politicamente l'esposto stesso. Anche se il nome di Creazzo a Genova non è mai stato iscritto e nessuno della presunta cricca, a quanto ci risulti, è riuscito ad avvicinare, per accelerare la pratica, il procuratore Francesco Cozzi, nonostante Lotti lo definisca «amico» di Palamara. In effetti due si conoscono abbastanza bene e sono considerati vicini alla stessa corrente, Unicost. Però l'ultimo contatto diretto risalirebbe ai giorni successivi al crollo del ponte Morandi, quando Cozzi chiama Palamara e altri consiglieri del Csm invitandoli a inviare nuovi magistrati a Genova, essendo la Procura sotto organico. A maggio, dalla Procura generale della Cassazione (nelle scorse ore il pg Riccardo Fuzio è stato iscritto sul registro degli indagati per rivelazione di segreto d'ufficio a favore di Palamara) chiedono, dopo la pubblicazione della notizia dell'esposto, ragguagli. Ma da Genova non viene inviato nulla, se non informazioni generiche, anche a tutela della fonte. Insomma la bomba contro Creazzo non esplode e forse non esploderà mai. Infatti gli inquirenti liguri stanno completando il lavoro di indagine e il nome di Creazzo non è stato coinvolto direttamente nelle investigazioni, che invece hanno riguardato il pm sopracitato e due o tre finanzieri.Ma così tanti veleni hanno ulteriormente alzato il livello di tensione tra la Procura di Firenze e il mondo renziano. L'ultimo esempio è stata la richiesta di rinvio a giudizio per i tre fratelli Conticini dello scorso 2 luglio. L'avvocato Federico Bagattini ha infatti intrapreso una clamorosa iniziativa dopo aver appreso dagli organi di stampa quale fosse la decisione della Procura guidata da Creazzo. In quel momento era in compagnia di Andrea Conticini, a cui aveva garantito che la Procura li avrebbe informati in via riservata delle proprie decisioni. Ma quando i due hanno saputo dai giornalisti della richiesta di rinvio, Conticini, indagato anche per il crac della cooperativa Marmodiv, avrebbe chiesto al suo legale se lo stesse prendendo per i fondelli o se a essere preso in giro fosse lo stesso difensore. Si spiega così l'inusuale comunicato del professionista: «L'avvocato Federico Bagattini ha deciso di rinunciare all'incarico nei confronti del signor Andrea Conticini. La propalazione alla stampa della notizia relativa alla richiesta di rinvio a giudizio quando ancora il professionista si trovava in una fase di attesa rispetto alle determinazioni del pubblico ministero crea grave e insuperabile imbarazzo nei confronti del cliente rispetto al quale erano state fornite notizie conformi alle attività di recente compiute dal suo difensore. In questo modo è stata svilita la professionalità del difensore al quale a tutela della propria onorabilità e delle ragioni del proprio cliente non resta che rinunciare all'incarico». Insomma ogni tipo gentlemen agreement tra le parti sembra diventata pura utopia. L'interrogatorioNell'interrogatorio del 5 giugno, durato circa un'ora, Conticini si è difeso così dalle accuse di riciclaggio: «Mio fratello mi aveva informato della vendita di un importante immobile (di proprietà della moglie, ndr) e di avere disponibilità finanziarie ulteriori rispetto ai suoi più che buoni guadagni. Conoscendo la capacità di reddito di mio fratello non avevo alcun motivo di pensare che i denari investiti non fossero di origine più che lecita». Ma per i magistrati quei soldi provenivano dall'appropriazione indebita di 6,6 milioni di dollari destinati dall'Unicef e da alcune Ong ai bambini africani. I pm hanno ritenuto che il cognato dell'ex premier fosse al corrente dell'origine illecita dei denari, investiti da lui, in veste di procuratore, in diverse società collegate al Giglio magico, compresa la Eventi 6 della famiglia Renzi. Su Facebook, Conticini, a un anno dall'ultimo messaggio, ne ha scritto un altro: «Non ho niente a che fare con Unicef, né con l'Africa, né con tutto quello che si legge sui social. Al contempo non ho nessun motivo per mettere in discussione la correttezza di mio fratello, dei miei fratelli, che stimo profondamente. Mi sono sottoposto a interrogatorio e ho spiegato tutte queste cose e lo stesso farò in udienza davanti a un giudice. Finalmente, infatti, ci sarà un processo in tribunale e non sui social, a quel punto si potrà verificare l'assoluta inconsistenza delle accuse che mi vengono mosse. A sentenza il prima possibile».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)