2025-05-05
Romania, voto già sotto scacco. La solita scusa: gli hacker russi
George Simion alle urne a Bucarest. A sinistra, Calin Georgescu (Getty Images)
A novembre il risultato delle presidenziali a Bucarest è stato annullato per presunte attività di Mosca. Eliminato Georgescu per via giudiziaria, la destra ci riprova. E subito riparte il carosello sulle interferenze per mettere le mani avanti in chiave pro Bruxelles.L’Ue e le formazioni che flirtano con Bruxelles da Bucarest, in particolare quelle che sostengono il candidato Crin Antonescu e cioè i partiti filoeuropeisti, mettono gli hacker avanti. Il candidato di destra George Simion, secondo i primissimi exit poll, sarebbe in vantaggio con ampio margine nelle elezioni presidenziali bis in Romania dopo che le prime sono state annullate per tenute ingerenze russe. Sanno gli euroentusiasti che stanno perdendo e allora mobilitano il generale sdegno per le interferenze del Cremlino sulla volontà popolare dei rumeni. Da quel che è successo nei mesi scorsi, scanditi da continue manifestazioni di protesta dopo che le prime consultazioni, che erano state vinte da Calin Georgescu, sono state annullate perché ritenute inquinate da Vladimir Putin, pare chiara invece la volontà dei rumeni di mandare a casa chi ha governato sinora: Partito socialdemocratico (Psd), Partito nazionale liberale (Pnl) e partito della minoranza ungherese (Udmr). Le accuse sono durissime: corruzione acuita da una situazione economica di recessione ed eccessiva accondiscendenza all’Ucraina. L’Europa non vuole saperlo ma al confine con l’Ucraina ci sono quattro Paesi in ebollizione. I polacchi sono stufi di avere dei frontalieri ucraini che portano via il lavoro, Viktor Orbán leader ungherese ha detto chiaro che non vuole rompere con Mosca e ha polemizzato duramente sugli aiuti militari, Bulgaria e Romania sono attraversate da continue proteste degli agricoltori per le importazioni «selvagge» di grano, mais e olio di mais ucraino in Europa. A Bucarest però hanno chiuso la porta in faccia agli agricoltori sostenendo che gli ordini di Bruxelles non si discutono. Il risultato sono state le clamorose elezioni del dicembre scorso quando appunto Calin Georgescu ha vinto al primo turno. La Corte costituzionale rumena ha annullato quelle elezioni sostenendo che erano inficiate dalle ingerenze russe, hanno escluso Georgescu dalla possibilità di ricandidarsi e hanno indetto nuove elezioni che si sono svolte ieri. I primissimi exit poll - che però vanno presi con le pinze - assegnano un vantaggio considerevole al candidato di destra George Simion, leader della formazione della destra radicale Alleanza per l’unione della Romania, che ieri si è presentato al seggio accompagnato da Calin Georgescu. La sua dichiarazione è stata lapidaria: «Sono qui con un’unica missione: il ritorno all’ordine costituzionale, il ritorno alla democrazia. Non ho altro obiettivo che il primo posto per il popolo rumeno». Georgescu ha aggiunto: «Questo nuovo voto è una frode orchestrata da coloro che hanno fatto dell’inganno l’unica politica di Stato, ma siamo qui per riconoscere il potere della democrazia, il potere del voto che spaventa il sistema, che terrorizza il sistema». E non deve essere molto lontano dal vero se i primi exit poll confermano le tendenze già emerse nei sondaggi e cioè che Simion sarebbe accreditato di una forbice che va dal 32 al 36% e lo colloca come primo al ballottaggio con un margine molto ampio, ballottaggio che si terrà tra due settimane. In concomitanza con la conferma del successo possibile della destra sono circolati gli allarmi per gli hacker russi. La prima segnalazione è venuta dal giornalista indipendente Victor Ilie e rilanciata dal comitato elettorale di Antonescu. Ci sarebbe anche una rivendicazione del Il gruppo NoName057(16) e il ministero dell’Interno ha parlato di 50 possibili incidenti durante le elezioni che però non avrebbero deviato il corso della consultazione. Peraltro molto partecipata: l’ultimo dato sull’affluenza disponibile - quello delle ore 18 - parla del 43,44% certificato dal sito web dell’Ufficio elettorale centrale della Romania (Bec). Complessivamente alle 18 avevano votato 8,8 milioni, di cui 864.000 all’estero. In tutto gli elettori chianti alle urne sono 19 milioni. Ma il quadro elettorale potrebbe diventare ancora meno favorevole per i filoeuropeisti perché in corsa per il secondo posto al ballottaggio sono in tre che sarebbero praticamente appaiati attorno al 18-20% dei voti a testa: il sindaco di Bucarest Nicusor Dan, un liberale che ha preso le distanze da Bruxelles, l’ex primo ministro Victor Pinta, che avrebbe fatto un notevole recupero rispetto al 12% che gli attribuivano i sondaggi e che è un euroscettico (potrebbe apparentarsi con Simion determinando la vittoria degli antieuropei) e ovviamente Antonescu che ha dalla sua tutto l’apparato burocratico. Di particolare significato la dichiarazione di Simion che appena appresi i primi risultati degli exit poll ha detto: «Se divento presidente il mio primo ministro sarà Georgescu, faremo le lezioni anticipate». La Romania è una Repubblica semipresidenziale. Il voto di Bucarest è seguito con particolare attenzione a Washington visto che tanto il segretario di Stato Marco Rubio quanto il vicepresidente J.D. Vance dopo la messa la bando di Afd in Germania hanno detto che in Europa si sente aria di «tirannia sotto mentite spoglie». Intanto Matteo Salvini ha commentato su X: «In Romania il popolo ha finalmente votato, liberamente, con testa e cuore. Con buona pace dei “signori” di Bruxelles e dei loro sporchi trucchi. Bravo George Simion!».
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)