2018-06-18
Il Csm lascia Robledo in esilio a Torino
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Nonostante il clamore mediatico del libro di Riccardo Iacona sulle influenze della politica nel palazzo di giustizia meneghino, il plenum delle toghe ha deciso di attenersi al parere del Consiglio giudiziario milanese. Il pm che indagava su Expo era stato considerato incompatibile con il capoluogo lombardo. Il Csm non cambia idea: Alfredo Robledo non potrà tornare alla Procura di Milano, con buona pace del clamore suscitato poche settimane fa del libro-inchiesta di Riccardo Iacona, 'Palazzo di ingiustizia' che si è fatto carico di restituire se non il posto, almeno l'onore al magistrato. Il plenum di Palazzo dei Marescialli ha deciso di attenersi al parere del Consiglio giudiziario ambrosiano che all'inizio del 2017, all'unanimità aveva sentenziato come fossero venuti meno i requisiti fondamentali per la conferma dell'incarico, «considerata anche l'indubbia gravità degli addebiti dei quali è stata riconosciuta la fondatezza» dalla sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli. Che nel 2016 lo ha condannato alla perdita di 6 mesi di anzianità di servizio e il trasferimento a Torino (dove era stato spostato già dal 2015, ma in via cautelare) per aver intrattenuto rapporti privilegiati con l'avvocato Domenico Aiello, difensore di fiducia dei consiglieri regionali della Lombardia della Lega Nord, nell'ambito del procedimento denominato "Rimborsopoli". Sentenza 2016 divenuta definitiva nel 2017 quando le Sezioni Unite civili della Suprema Corte di Cassazione, hanno rigettato il ricorso del magistrato.In sede disciplinare Robledo è stato condannato per due dei capi di incolpazione formulati dal Procuratore generale della Cassazione, mentre è andato assolto dall'accusa di aver arrecato un indebito vantaggio all'avvocato Aiello, e ai suoi assistiti, con riferimento al procedimento penale nel quale erano coinvolti Francesco Belsito, Umberto Bossi e Renzo Bossi. Assolto anche dall'accusa di essere venuto meno ai propri doveri di correttezza nei confronti di altri magistrati dell'ufficio e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano Edmondo Bruti Liberati. Circostanza che non lo ha salvato da accuse comunque infamanti, ma gli ha evitato sanzioni che sarebbero state ben più drastiche.La sentenza della sezione disciplinare – si legge nella pratica all'attenzione del plenum - «ha compiutamente ricostruito la condotta illecita del dottor Robledo, anche attraverso le numerose intercettazioni telefoniche. Non possono allora che condividersi le conclusioni in merito alla violazione, da parte del dottor Robledo, dei fondamentali doveri del magistrato, tra i quali rientrano l'imparzialità, la correttezza, il riserbo e l'equilibrio, che impongono al Pubblico Ministero di astenersi dall'intrattenere rapporti non trasparenti con i difensori, tantomeno avvalendosi di canali privilegiati". Una condotta connotata "da una certa gravità, concretando non solo la violazione di uno dei doveri fondamentali del magistrato quale è quello del riserbo, ma anche, contestualmente, la strumentalizzazione della funzione magistratuale all'interesse personale».Robledo è stato condannato per aver rivelato all'avvocato della Lega, sin dalla fine del 2012, gli esiti di riunioni riservate fra magistrati della Procura e gli elementi indiziari sussistenti all'epoca nei confronti dei soggetti indagati. L'avvocato Aiello, insomma, aveva una «fonte informativa privilegiata all'interno della Procura milanese, in grado di fornirgli informazioni riservate, concernenti gli sviluppi soggettivi di indagini preliminari, non ancora venute a conoscenza degli indagati». Il magistrato lo aveva infatti informato in anticipo che l'ufficio inquirente avrebbe proceduto «anche nei confronti di consiglieri regionali appartenenti ai gruppi di opposizione, ossia, tra gli altri, al Partito democratico (PD), all'Italia dei Valori (IdV) e al Partito dei pensionati».Ma non è tutto. Dopo avere appreso che il parlamentare europeo Gabriele Albertini - il quale, oltre ad essere controparte del magistrato in giudizi civili, era indagato in un procedimento penale nel quale il magistrato stesso era persona offesa - aveva presentato documenti o memorie alla competente commissione dei parlamento europeo per ottenere l'immunità, Robledo aveva «ripetutamente» chiesto all'avvocato della Lega, di avere copia degli atti, «di natura riservata e non ostensibili a terzi estranei all'organo istituzionale europeo, onde apprenderne il contenuto e poterlo utilizzare in una propria nota diretta allo stesso Parlamento, argomentando in senso contrario a quanto sostenuto dal parlamentare, con l'obiettivo di dimostrare la falsità della versione da quest'ultimo prospettata; riuscendo, infine, nel suo intento, posto che il legale, venuto in possesso di atti, glieli inoltrava per posta elettronica». Insomma il magistrato avrebbe strumentalizzato la sua funzione all'interesse personale. Come sottolinea il Csm nella pratica che gli nega la conferma nell'ufficio semidirettivo di Milano che occupava dal 2009: «Dal quadro istruttorio il giudice disciplinare trae, convincentemente, non solo la prova in ordine al fatto che il magistrato abbia ottenuto documenti relativi a una procedura che lo riguardava ma anche quella relativa al fatto che attraverso la richiesta di acquisizione di questa documentazione, il magistrato avesse anche richiesto di far sì che la procedura di immunità avesse esito sfavorevole per l'onorevole Albertini».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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