2025-01-13
Caro Fico, ci serviva un’iniezione di incoerenza
Roberto Fico (Imagoeconomica)
Caro Roberto Fico, le scrivo questa cartolina per esprimerle la soddisfazione mia e, immagino, di tanti lettori alla notizia del suo possibile ritorno in scena come candidato del campo largo (Pd - 5 stelle) alle elezioni regionali in Campania. Non vedevamo l’ora, glielo giuro. Sentivamo la sua mancanza.Ci permettiamo solo di darle un consiglio: se sarà costretto a stare fuori casa più spesso e dovrà perciò, per forza di cose, affidare le incombenze domestiche a una colf, ecco, si premuri di metterla in regola. E in campagna elettorale si muova subito con l’auto blu, senza inutili pantomime. Tanto lo sanno tutti che l’autobus lei l’ha perso da un pezzo.Ricorda? Nel marzo 2018, appena eletto presidente della Camera, volle mostrarsi cittadino come tutti gli altri, e andò a Montecitorio timbrando il biglietto su un bus. Il giorno dopo, però, aveva già l’auto blu. Ad agosto la Camera dei deputati, di auto blu, ne aveva comprate altre sette. Qualche tempo dopo la videro entrare allo stadio con nove agenti di scorta. Trasformazione completa: dal vaffa alla casta in un batter d’ovvio. Le Iene la accusarono anche di usare, nella casa della compagna, una colf non in regola. Lei querelò per diffamazione e perse la causa. Così della sua presidenza rimarranno fissi nella memoria due colori: le auto blu e i contratti in nero.Ora, però, lei ha riscoperto anche il rosso Pd e noi non possiamo che festeggiare il ritrovato arcobaleno. Del resto l’ha sempre detto: «Il Pd è nemico numero uno del Paese, mai un’alleanza con loro». «Delinquenti». «Dove c’è Pd c’è marcio». E quelli la ricambiavano: «Scandaloso», «Simulatore», «Patetico». Così la definirono quando presiedeva Montecitorio. Nel febbraio 2019 le tirarono anche dei fascicoli in testa dicendo: «Lei non è una garanzia». Ottime premesse per la nuova alleanza. D’altra parte durante la campagna elettorale 2018 lei aveva garantito: «Mai saremo alleati della Lega». Poi fece il governo con loro. Quindi lo vede che abbiamo ragione? Il suo ritorno è urgente: la politica italiana ha proprio bisogno di un’iniezione di coerenza.Cinquant’anni compiuti a ottobre, laureato in scienze delle comunicazioni con una tesi sui neomelodici napoletani, lei ha dichiarato anche un master in «Knowledge management» ai Politecnici di Napoli e Palermo. Un bel titolo di studio, sicuramente, se solo a Napoli e a Palermo esistessero i Politecnici. Grillino della prim’ora, è stato eletto nel 2013, diventando subito presidente della commissione vigilanza Rai. Rieletto nel 2018, è diventato presidente della Camera dei deputati. Indimenticabili le sue performance in quel ruolo. Come quando a Palermo per la commemorazione di Giovanni Falcone ascoltò l’inno d’Italia con le mani in tasca. O come quando in tv parlò di operazioni sotto «l’egidìa» dell’Onu. Con l’italiano, d’altra parte, ha litigato spesso: «Non so che cosa succederebbe, se ci sarebbero due aliquote», disse nel settembre 2018 mentre in aula ha confuso «constata» (verbo) con «costata» (di vitello), Casellati con «Castellati» e Giacomoni con «Giacomini». «Non importa presidente Fica», rispose quest’ultimo. Fu bellissimo anche il suo esordio istituzionale a Bruxelles: confuse un’istituzione (Consiglio europeo) con un’altra, dimostrando di non aver capito dove stesse. Le succede spesso, per altro. E per questo ci pare il candidato perfetto per il campo largo.
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