2025-09-12
Blitz di Macron e Germania per portar via soldi all’Italia
Friedrich Merz ed Emmanuel Macron (Ansa)
Altro che Difesa comune: vertice «segreto» con i Paesi Baltici. Obiettivo: tagliare dal bilancio Ue i fondi per i «mediterranei».L’Europa unita si riunisce, divisa, per giocare un tiro mancino all’Italia. È il copione di un film già visto, ma con innumerevoli sequel. L’ultimo è stato il vertice di ieri a Vienna, che doveva restare segreto: lì si sono incontrati funzionari di alto livello di Francia, Germania e dei Paesi nordici per organizzare un fronte comune contro l’espansione del bilancio Ue, caldeggiata da Roma, Madrid e Varsavia, in particolare per agricoltura e fondi di coesione. Proprio l’ambito sul quale aveva ottenuto la delega il vicepresidente della Commissione voluto da Fratelli d’Italia, Raffaele Fitto.Barboncini al seguitoSecondo Politico, Parigi e Berlino guidano una coalizione di Paesi ben poco volenterosi di contribuire al programma di spesa settennale, lanciato da Bruxelles il 16 luglio scorso: parliamo di un plafond di quasi 2.000 miliardi di euro (1.816 per essere precisi), di cui si riprenderà a discutere a ottobre.Certo, nel gruppetto dei risparmiosi ci sono differenze di vedute: i transalpini, ad esempio, per ovvi motivi hanno più interesse ad attrarre risorse per l’agricoltura, mentre restano tiepidi sulla distribuzione di finanziamenti per le regioni arretrate. Loro e i tedeschi, comunque, sempre alla faccia dell’unità, conducono le danze all’interno del blocco che si contrappone agli interessi dei polacchi e dei mediterranei: «Alla fin fine», ha spiegato un diplomatico europeo alla testata d’informazione, «sono la Francia e la Germania che si mettono d’accordo sulla cifra e noi barboncini andiamo loro dietro». Non c’è che dire: proprio uno spirito comunitario.Quando dai proclami di principio ci si sposta alle segrete stanze dei negoziati, gli afflati solidali evaporano. E lasciano posto ai soliti egoismi nazionali. Specie quello della Germania, che ha cambiato posizione sul rigore, ha varato un piano di mega spese per 1.000 miliardi allo scopo di riorganizzare le sue forze armate e, adesso, non ha alcuna intenzione di tirare fuori altri soldi a beneficio dei partner del Sud. Intanto l’Eliseo, investito dall’ennesima e forse esiziale crisi politica, che ha innescato a sua volta un terremoto finanziario, si ritrova con margini di spesa ridotti. La priorità è destinarli al riarmo, piuttosto che alla «coesione» e men che meno alla Difesa europea. L’accordo francotedesco per smorzare le ambizioni della Commissione, insomma, cela una più profonda competizione per blindare, manu militari, l’egemonia sui futuri equilibri del Vecchio continente, in previsione del disimpegno americano. L’Italia, fatalmente, rimarrebbe indietro: nonostante l’ottimo lavoro su conti pubblici e costo del debito, ha a disposizione una coperta piuttosto corta, che non le consente di investire sia nell’esercito sia nel welfare e nella riduzione della pressione fiscale. Il governo vuole attingere a parte dei 150 miliardi del Safe per la Difesa, ma non avrà mai la potenza di fuoco dei teutonici. Visto? In Europa soffia davvero un vento di fiducia, di stima reciproca, di cooperazione.Altrettante linee di faglia si sono aperte tra gli Stati più zelanti nel sostegno all’Ucraina, capitanati dai baltici, e quelli dell’Est, che non hanno del tutto reciso i legami con la Russia: la Slovacchia di Robert Fico e l’Ungheria di Viktor Orbán. Così, mentre la Corte di giustizia Ue, ieri, nell’ambito di un ricorso presentato dall’Austria, negava il via libera agli aiuti pubblici accordati da Budapest a una società di Mosca per lo sviluppo di due reattori nucleari, il commissario per l’Energia, Dan Jorgensen, ha annunciato di voler proporre una norma per vietare l’import di gas dalla Federazione. Una disposizione chiaramente pensata per vincere le resistenze dei riottosi magiari e di Bratislava. Appunto: clima di fratellanza e concordia.Coalizione alla fruttaLo stesso che si respira dentro la maggioranza Ursula bis. Non è bastato un discorso sullo stato dell’Unione in cui ha rivendicato il Green deal: ora anche i Verdi italiani e spagnoli, oltre a un eurodeputato irlandese del Pse, alleato del Pd, hanno sottoscritto la mozione di sfiducia contro la Von der Leyen, presentata dal gruppo The Left e firmata pure da sei onorevoli di Fico e cinque tedeschi della sinistra di Sahra Wagenknecht. Il tutto è avvenuto all’indomani della furibonda lite in aula tra la socialista iberica Iratxe García Pérez e il capogruppo dei popolari, Manfred Weber. Il quale, d’accordo con il connazionale cancelliere Friederich Merz, ma in radicale opposizione ai progressisti, vorrebbe rivedere la tabella di marcia per lo stop ai motori endotermici. Un film già visto, appunto: l’Europa unita somiglia alla Guerra dei Roses.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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