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Ritratti | La signora Confindustria

Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande. Parto da questa citazione di Adriano Olivetti perché è stato forse il primo, più grande, rivoluzionario d’impresa italiano. In questo podcast abbiamo provato a disegnare i ritratti di altri uomini e donne, viventi e non, che hanno lasciato il segno sulle pagine delle storia economica di questo Paese. Alcuni esprimendo un potere di lunga durata, altri portando la direzione di un intero settore produttivo verso la modernità. Quasi tutti hanno avuto grandi maestri ma pochissimi allievi. Una generazione senza eredi, solisti spesso irripetibili. Hanno vissuto da dentro il succedersi dei principali fatti dell’industria e lo sviluppo delle tecnologie più avanzate che hanno caratterizzato la vita economica e sociale dell’Italia. Hanno gestito i successi e i grandi passi avanti compiuti ma hanno anche conosciuto le conseguenze della nostra debolezza strutturale in aree strategiche. Ritratti racconta le storie di personaggi visionari capaci di fare, di realizzare strategie, di convincere sé stessi prima degli altri, di giocarsi la scena per un’idea, di preoccuparsi del dopo e non del prima. Imprenditori, manager, banchieri. Italiani e italiane che, impiegando capitali propri o gestendo capitali pubblici, con metodi, risultati e principi diversi, hanno costruito nei quasi 80 anni della Repubblica un sistema industriale, che pur tra alti e bassi ha collocato l’Italia tra i dieci Paesi più ricchi del mondo. Perché se l’economia è il motore della storia, l’uomo è il motore di entrambe.

Quando il radioattivo era «chic». Prodotti e vittime di una moda letale

Tra gli anni '20 e '30 furono venduti liberamente bevande, cosmetici e oggetti al radio e al torio, pubblicizzandone le proprietà benefiche. Furono prodotte e diffuse anche in Italia. Saranno le vittime famose e la bomba atomica a decretarne il declino.

L'articolo contiene una gallery fotografica.

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I Trevallion tolti dal bosco per finire allo zoo
La famiglia Trevallion
La famiglia anglo-australiana è stata separata quasi un mese fa, ma i giudici ancora non hanno deciso sulla sorte dei bimbi. Osservati da «esperti» come animali in gabbia, mentre le loro informazioni, pure le più riservate, continuano a essere date in pasto ai media.

Viene da domandarsi da chi siano davvero danneggiati i bambini del bosco. Dalla famiglia, da papà Nathan e mamma Catherine che li facevano vivere in una antica casa di campagna con bagno esterno? Oppure dalle solerti istituzioni che da qualche tempo li stanno trattenendo in una casa famiglia per il loro «migliore interesse»? La domanda a questo punto è più che lecita. I piccoli Trevallion stanno in una struttura protetta da circa un mese. Sono stati portati via da casa il 20 novembre, con un robusto dispiegamento di forze e solo grazie all’intervento dell’allora avvocato della famiglia, Giovanni Angelucci, si ottenne che la madre potesse seguirli. Da allora vivono sotto osservazione, vedono il padre molto poco e in orari prestabiliti, incontrano la mamma in occasione dei pasti. Il tribunale dei minori dell’Aquila continua a rinviare la decisione sulla loro sorte: potranno tornare a casa per Natale?

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Natale nelle Marche: spettacolo di colori, luci e pura magia
Addobbi natalizi a Senigallia (Marche) di notte (iStock)
  • Dalle rive dell’Adriatico alle vette dell’Appennino, borghi e città si vestono a festa e sfilano tra villaggi di legno, mercatini artigianali, prodotti tradizionali e presepi.
  • La tradizione è servita in tavola. Dai vincisgrassi al fritto misto all’ascolana, al vino cotto, trionfo di sapori tipici marchigiani.

Lo speciale contiene due articoli.

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L’epopea Open Arms è chiusa per sempre. Salvini: «Difendere i confini non è reato»
Matteo Salvini (Ansa)
La Cassazione rigetta il ricorso della Procura di Palermo e assolve definitivamente il ministro per i fatti dell’agosto 2019.

Con il rigetto del ricorso della Procura di Palermo «per saltum», ovvero dribblando l’appello, la Corte di Cassazione, dopo circa quattro ore di camera di consiglio, ha messo una pietra tombale sul caso Open Arms. Ieri i giudici della Quinta sezione penale hanno confermato l’assoluzione di Matteo Salvini. Sentenza definitiva. Le accuse erano quelle che hanno attraversato anni di dibattito politico e giudiziario: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Alla fine resta una formula che già in primo grado pesava come un macigno: assolto «perché il fatto non sussiste».

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