2021-07-28
Ristoratori in piazza contro la tegola del pass
Il movimento «Io apro» si è riunito ieri nella Capitale per contestare l'uso del foglio verde: «Non vogliamo fare i controllori». E senza i dipendenti giovani, ancora da vaccinare, è impossibile aprire : «Con l'obbligo da agosto, l'80% degli esercizi resta fermo».Il sierologically-correct è scosso: ma come ancora in piazza? Il green pass lo abbiamo inventato per farli aprire e loro non lo vogliono, per fortuna sono «Io Apro». Eh già va così; se uno non spiega bene finisce che la gente non capisce. Ieri pomeriggio a Roma di quelli che non hanno capito ce n'erano tanti: almeno in 5.000 hanno presidiato Piazza del Popolo (oggi e sabato ci saranno altre manifestazioni) perché la Questura che pure ha autorizzato il sit-in non gradiva che stessero in piazza Montecitorio.Ci sono stati momenti di tensione con spintoni ai giornalisti «rei» a dire dei manifestanti che li apostrofano con slogan «giornalista terrorista» di stare solo dalla parte del governo. Se la sono presa con Roberto Burioni, il virologo con la verità in tasca che dà dei sorci ai non vaccinati, si sono visti un po' di fumogeni, molti cartelli e striscioni, tanti slogan contro Mario Draghi. Uno su tutti a spiegare: » Non passerà, green pass uguale apartheid». Ad animare la protesta contro il green pass al grido scandito di libertà, che è un'appendice di quella molto nutrita di sabato scorso, il movimento dei ristoratori «Io apro» divenuto famoso per i cortei durante il secondo lockdown. Il capo del movimento Umbrero Carriera - che in piazza con i ristoratori c'era, insieme a tanta gente comune, e anche Forza Nuova col leader Giuliano Castellino - ha spiegato: «Io Apro è qui per gridare che il green pass non serve a nulla: anche chi è vaccinato può contagiare. Vogliamo riprenderci la vita di due anni fa. I protocolli di sicurezza li stiamo rispettando e non vogliamo fare i controllori. Nessuno di noi è contro il vaccino: vogliamo dire al governo che non puoi porre un marchio o una certificazione alle persone». E se anche non sono scesi in piazza, per ora, moltissimi altri ristoratori sono pronti alla protesta. «Nell'anno di Dante e qui da Firenze fatemelo dire: il modo ancor m'offende. Hanno deciso di annientarci e ci pigliano anche in giro». Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe Confcommercio la maggiore organizzazione di categoria di ristoranti, bar ed esercizi pubblici, alla paventata possibilità che scatti l'obbligo vaccinale per il personale è scoraggiato. In ballo ci sono 300.000 aziende, più di un milione di occupati, 50 miliardi di fatturato; l'80% di queste imprese potrebbe non sopravvivere a nuove restrizioni anti-virus. «Otto mesi fa - ricorda Cursano - abbiamo proposto al governo di trasformare i nostri locali in hub vaccinali, di fare il siero ai nostri dipendenti e di offrire eventi per i giovani che potevano vaccinarsi. Avevamo un'intesa con la Croce Rossa: tutto a nostre spese per potere riaprire. La risposta? Non ci sono i vaccini e non ci interessa. Nel frattempo ci hanno massacrato e ora se ne escono col green pass e con l'obbligo di vaccino per il personale. Il governo è cambiato, ma il ministro Roberto Speranza assicura la continuità: se la pigliano solo con noi.» Così da Firenze parte la più energica delle proteste. Raffaele Madeo, rappresentante del gruppo Tni (circa 40.000 associati) è molto preoccupato: «Voci del governo hanno prospettato che i titolari e i dipendenti dei ristoranti dovranno vaccinarsi per stare nel luogo di lavoro. Non vogliamo entrare nel merito di questa decisione, ma non possiamo sempre essere il capro espiatorio di questa pandemia. Se l'obbligo dovesse partire già da agosto - sostiene Madeo - l'80% dei ristoranti non sarebbe in condizione di lavorare perché molti dipendenti sono giovani e giovanissimi, che ancora non hanno completato il ciclo vaccinale o che ancora non si sono fatti il vaccino, e che certo non possono farsi un tampone ogni due giorni per lavorare». Sostiene Paolo Bianchini del Mio - Movimento imprese ospitalità aderente a Federturismo-Confindustria - che così bar, ristoranti e imprese turistiche non possono operare. «Non posiamo obbligare i dipendenti a vaccinarsi, io peraltro sono per la libertà di scelta. Del pari non possiamo trasformarci in agenti di Polizia che controllano i passaporti vaccinali. E trovo offensivo spaventarci con lo spauracchio delle sanzioni. Se un cliente non mi vuole far vedere il documento che faccio: lo caccio? Confido che da qui al 5 di agosto il governo cambi idea». La decisione sull'obbligatorietà vaccinale è attesa entro la fine della settimana. Ma un provvedimento che dovesse riguardare solo bar e ristoranti darebbe fiato a nuove clamorose proteste. «Come facciamo? - ribadisce Aldo Cursano - li andiamo a prendere uno per uno? Il governo se vuole percorrere questa strada, che per noi sarebbe esiziale, deve fare una legge e sostenerci economicamente. Già col green pass ci hanno tolto un'altra metà di clienti. Chi viene da noi è prevalentemente un pubblico nella fascia 25-55 e sono quelli che sono stati vaccinati di meno perché non c'erano le dosi. Dal 6 agosto 3 milioni di famiglie saranno spezzate a metà. Ci sono circa 4 milioni di giovanissimi tra i 12 e i 19 anni non ancora vaccinati che non possono entrare a mangiarsi un pizza con i genitori. Li costringiamo a fare un tampone che costa più della cena al ristorante? Speravamo che al tavolo tecnico ci fosse un nostro rappresentante per evitare queste improvvisazioni. Non c'è e si vede. È come per le discoteche: si balla e ci sono feste abusive ovunque, ma i locali devono stare chiusi. Chiuderemo anche bar e ristoranti e il virus avrà vinto». È un film già visto, ma il finale stavolta potrebbe essere drammatico: saracinesche chiuse per sempre.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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