2022-03-27
Rischiamo di pagare i debiti di Kiev
Werner Hoyer, numero uno della Bei (Ansa)
La Banca Ue degli investimenti ha dato 6 miliardi in 8 anni all’Ucraina. Ora assicura: «Il Paese restituirà le somme». Ma in caso d’insolvenza, rispondono gli Stati membri.Dopo un mese di guerra tra Russia e Ucraina, si è tornati spesso a parlare della possibile entrata di Kiev nell’Unione europea. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo ha ribadito nei giorni scorsi. Lo stesso Parlamento europeo ha approvato una bozza di risoluzione in tal senso. Ma i tempi, come noto, sono molto lunghi, nonostante l’invasione russa abbia spinto anche Moldavia e Georgia a velocizzare le pratiche per entrare in Ue. C’è poi l’incognita legata alla fine delle ostilità e su quello che chiederà Mosca. In ogni caso, nonostante non sia un Paese membro, l’Ucraina in questi anni ha ricevuto importanti finanziamenti da parte di Bruxelles. In totale, secondo stime della Commissione europea, si parla di 17,4 miliardi di euro arrivati dall’Unione a cominciare dal 2014, anno della crisi di Crimea, dopo la caduta del filorusso Viktor Janukovych. Di questi ben 9,6 miliardi arrivano dalla Bei (Banca europea per gli investimenti) e dalla Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo). Per essere più precisi, la Bei contribuisce con 6 miliardi. La Banca europea è l’istituto di credito di tutti gli Stati membri. Ha l’obiettivo di finanziare i progetti che contribuiscono a realizzare gli obiettivi politici dell’Ue, sia all’interno che al di fuori dell’Unione. Ha anche uno dei migliori rating, la tripla A, che si tiene molto stretto. Anche se a Bruxelles c’è chi sostiene che negli ultimi anni la banca abbia aumentato la rischiosità dei suoi investimenti. Avere una tripla A le premette di raccogliere capitali sul mercato a tassi ridotti, se non negativi e prestarli poi a chi ne ha bisogno a tassi altrettanto vantaggiosi e con scadenze a lunghissimo termine. Da 8 anni, la Bei finanzia l’Ucraina con progetti di diverso tipo. C’è stato un investimento nel luglio del 2020 su istruzione e formazione pari a 130 milioni di euro. Ma negli anni precedenti ci sono stati ingenti prestiti da centinaia di milioni di euro anche sul trasporto pubblico locale, sull’efficienza energetica degli edifici (300 milioni di euro), su trasformazione digitale, strade e autostrade, aeroporti, stoccaggio e attrezzature per il grano, impianti per pompe idroelettriche o gas. È evidente che la guerra rischia di compromettere quanto dato dalla Bei in questi anni, con il rischio che il prestito possa impattare anche sul bilancio degli Stati membri, cioè gli azionisti. Quali potrebbero essere le conseguenze di mancati pagamenti da parte di Kiev? Ora i crediti insoluti hanno impatto minimo su Bei, inferiore allo 0,1 %, ma il possibile «buco ucraino» potrebbe aumentare le percentuali. Lo stesso ufficio stampa Bei, interpellato dalla Verità, spiega che, «nonostante le circostanze straordinarie, il governo ucraino continua a rispettare i suoi obblighi verso i creditori internazionali, mostrando l’impegno pubblicamente dichiarato del Paese a servire il suo debito sovrano e a garantire il suo continuo accesso ai mercati finanziari». E questo, spiegano, «è importante per la ripresa e la ricostruzione a lungo termine del Paese e per la stabilità e la sostenibilità della sua economia. La Bei sarà al fianco dei suoi clienti in questi tempi terribili e negozierà con loro soluzioni individuali non appena la guerra sarà finita». Non solo. La Banca europea d’investimenti tiene a precisare al nostro giornale che «le operazioni della Bei al di fuori dell’Unione europea (Ue), compresi i nostri attuali prestiti in Ucraina, sono protette dalle garanzie dell’Ue nell’ambito del mandato di prestito esterno (External lending mandate, Elm). Il mandato copre tutti i rischi, compresi i conflitti militari. Le garanzie dell’Ue sono estese alla Bei per le operazioni al di fuori dell’Ue, per garantire che la Bei possa sostenere le politiche di sviluppo e di cooperazione dell’Ue nei Paesi al di sotto dell’investment grade».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)