2025-01-02
Corano e psicofarmaci, egiziano tenta la strage
Rimini, rifugiato accoltella 4 persone. Un carabiniere aggredito lo uccide: indagato. Milano, festeggiamenti «islamici» in Duomo.Lama e Corano in tasca, è uscito dall’abitazione della frazione Villa che gli avevano trovato gli operatori della coop di Verucchio, cittadina medievale a due passi da Rimini. Al distributore automatico delle sigarette della Tabaccheria Sapigni, verso le 22.30 della vigilia di Capodanno, con lo stradone principale della frazione pieno di gente, ha tirato fuori la lama, 22 centimetri saldamente piantati su un manico di legno e, senza dire una parola, ha aggredito alle spalle un ragazzo di 18 anni che stava ritirando i tabacchi, ferendolo con cinque fendenti in modo grave alla schiena e al collo.Lasciandosi alle spalle sangue e terrore è scomparso per 45 minuti. Quando gli amici della vittima si sono radunati in strada per prestare soccorso, è ricomparso. Si è scagliato contro un altro giovane e ha ferito anche lui all’addome. Mentre gli altri ragazzi presenti fuggivano, hanno confermato i testimoni, si sarebbe lanciato all’inseguimento arma in pugno. «Siamo corsi verso piazza Primo Maggio», ha raccontato uno dei giovani che l’ha scampata, «ma poi abbiamo attraversato la strada per tornare indietro, non volevamo che ci seguisse tra la folla, sarebbe stato un disastro». A quel punto l’aggressore si è fermato. Poi è ripartito quando si è ritrovato davanti una coppia di turisti romani sessantenni. E sono volate altre coltellate. La quinta persona sulla sua strada è una ragazza molto giovane. È riuscita a schivare un fendente e a scappare, proprio mentre arrivava la pattuglia dei carabinieri.Dei cinque, è l’unica che non ha avuto bisogno di cure. Ma la notte di Capodanno poteva trasformarsi in una strage. I due carabinieri hanno aperto le portiere dell’auto ma, mentre scendevano, la lama era di nuovo in azione. Quattro colpi in aria: «Butta il coltello». Lui risponde in arabo correndo verso la gazzella. Il comandante della stazione di Villa Verucchio, Luciano Masini, un luogotenente istruttore di tiro prossimo alla pensione, Beretta in pugno e sotto le lenti dei telefoni cellulari dei presenti (che hanno ripreso tutta la scena), ha già capito che non si fermerà. Non ha il taser, che non fa parte dell’equipaggiamento d’ordinanza dei militari che operano nei comandi stazione.Fredda l’aggressore con otto colpi in sequenza che gli costano un’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. «Un atto dovuto», spiegherà il capo della Procura di Rimini, Elisabetta Melotti, durante la conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri, per permettere al sottufficiale di nominare un avvocato e un consulente tecnico in vista dell’autopsia che mercoledì verrà eseguita del medico legale Donatella Fedeli. Dalle tasche dell’immigrato sono saltati fuori il Corano e un misbaha, il rosario islamico. Le vittime scelte a caso e le modalità delle aggressioni hanno subito portato a ipotizzare l’esistenza di un movente religioso che sembrerebbe essere solo parzialmente rientrato dopo l’identificazione, avvenuta ieri in tarda mattinata. L’aggressore era un egiziano di 23 anni approdato da clandestino in Sicilia con un barcone due anni fa.Poi si è trasferito a Verucchio, ha chiesto la protezione internazionale e la sua posizione è stata regolarizzata. Niente precedenti penali né di polizia. Era quasi uno sconosciuto. Anche se gli inquirenti stanno cercando di accertare se l’egiziano sia lo stesso uomo che solo pochi giorni fa, sempre a Villa Verucchio e a poca distanza dalla scena del crimine, ha minacciato gli avventori di un bar con un coltello. Di certo si sa che l’egiziano usciva dall’abitazione che gli aveva messo a disposizione la coop dell’accoglienza (e che condivideva con altri migranti) per frequentare un corso di formazione per l’integrazione pagato con fondi ministeriali. E percepiva un sussidio. Ogni tanto qualcuno gli pagava una giornata da manovale o da facchino.Gli unici effetti personali che aveva a casa erano un tappeto da preghiera e una scatola di un farmaco antipsicotico che probabilmente si era auto somministrato, visto che non sono state trovate ricette mediche e che non era in cura da specialisti (ma questo è uno degli aspetti che ora stanno cercando di approfondire gli investigatori). I carabinieri, guidati dal tenente colonnello Claudio Scarponi, comandante del Reparto operativo di Rimini, si sono mossi rapidamente anche nei luoghi che l’egiziano frequentava abitualmente. La cooperativa sociale che lo aveva accolto ha fornito dettagli sui suoi comportamenti recenti: «Era riservato, ma educato», ha dichiarato un operatore. «Aveva accettato lavori saltuari, ma ultimamente sembrava più chiuso in se stesso».Al momento sembra un lupo solitario. Oppure un uomo alterato dai medicinali. L’indagine cerca di dare un senso a quel gesto inspiegabile: quattro tentati omicidi nel giro di un’ora. Si scava nel suo smartphone alla ricerca di contatti con esponenti del terrorismo internazionale. «Non escludiamo alcuna pista», ha affermato il procuratore Melotti. Terrorismo, malattia mentale o un dramma personale mai emerso. Ogni ipotesi è ancora aperta. «Onore al carabiniere», ha scritto il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, sui suoi social. «Se c’è un sentimento che dovrebbe prevalere in questo momento è la gratitudine nei confronti di un servitore dello Stato che ha evitato una strage», ha commentato il segretario generale del Nuovo sindacato carabinieri, Massimiliano Zetti. Mentre dal Sindacato autonomo di polizia il segretario Roberto Mazzini chiede che «venga cambiata la norma sull’eccesso colposo per tutelare chi difende la sicurezza».
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