2020-02-17
Riformato il codice delle imprese. Sempre più difficile uscire dalla crisi
Più facile per gli amministratori di srl essere chiamati a risarcire i creditori con il proprio patrimonio personale.Evidentemente, a qualcuno non bastava la frenata generale dell'economia, che promette purtroppo di diventare gelata nel corso del 2020. Non bastava nemmeno l'operazione giallorossa volta a colpire piccole imprese, professionisti e partite Iva: sia quelle che avrebbero potuto usufruire dell'estensione (che non è stata fatta entrare in vigore) del regime agevolato fino a 100.000 euro, sia quelle con ricavi fino a 65.000 euro, per cui sono stati reintrodotti paletti e impedimenti tali da precludere molto spesso la tassazione al 15%. C'è un'altra minaccia che grava su un sistema imprenditoriale già fragile e vulnerabile: è divenuta operativa in attuazione di una legge delega del 2017. Si tratta del cosiddetto Codice della crisi d'impresa, che questa crisi rischia purtroppo di potenziare e accelerare. Leggiamo il comma 6 dell'articolo 2476 del Codice civile, così com'è stato modificato da questo intervento normativo: «Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell'integrità del patrimonio sociale. L'azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti. La rinunzia all'azione da parte della società non impedisce l'esercizio dell'azione da parte dei creditori sociali». Traduzione: una società a responsabilità limitata non è più del tutto a responsabilità limitata, appunto. Ma diventa molto più probabile che a rispondere con il proprio patrimonio sia l'amministratore. Il magistrato Costantino Ferrara, su Econopoly-Sole 24 Ore, l'ha opportunamente definita una «bomba pronta alla deflagrazione», aggiungendo che «l'effetto sarà quello di scoraggiare non tanto gli amministratori ad agire secondo pratiche scorrette, quanto piuttosto la decisione a monte di intraprendere un'attività d'impresa». Molto preoccupata e argomentata anche la valutazione di Giuliano Mandolesi, commercialista, contributor per StartMagNews e Italia Oggi: «Questo provvedimento avrà un effetto contrario e paradossale rispetto alla ratio della norma, mettendo le imprese in crisi invece di supportarle in momenti di difficoltà o di insolvenza. Inoltre, la disposizione che rende di fatto gli amministratori illimitatamente responsabili per i debiti sociali, oltre a sancire la morte dell'autonomia patrimoniale perfetta delle società di capitali, rischia anche di creare un vero e proprio mercato nero di amministratori “teste di legno", poiché ricoprire tale posizione diventa esageratamente pericoloso».Intendiamoci. Già nella situazione precedente (ci verremo) potevano esserci azioni di responsabilità con amministratori costretti a rispondere con il proprio patrimonio. E anche nel nuovo sistema, a voler dare un'interpretazione garantista, non è automatico che rispondano con il loro patrimonio o con tutto il loro patrimonio. Serve comunque una valutazione del giudice, e la loro responsabilità non sarà senza limiti, ma commisurata al patrimonio che la srl avrebbe avuto se essi avessero adeguatamente vigilato. Ma il peggioramento è evidente, e i suoi effetti sulla vita concreta delle imprese possono diventare addirittura devastanti. In passato, infatti, un'eventuale mala gestio da parte dell'amministratore, eccepita in sede fallimentare, era non solo difficile da dimostrare, ma collegata a situazioni di gravità assoluta e conclamata: per esempio, se il curatore si fosse trovato davanti a una scatola vuota (anzi, svuotata), con operazioni a dir poco dubbie compiute dall'amministratore, dalla distorsione di fondi alla priorità garantita ad alcuni creditori. Nel nuovo sistema, dall'eccezionalità si passa a una molto maggiore probabilità di coinvolgimento dell'amministratore, con quattro osservazioni da fare. Primo. Ci sarà un potentissimo disincentivo a entrare in situazioni imprenditoriali minimamente a rischio, con esposizioni bancarie o creditizie. Chi se la sentirà di fare a cuor leggero l'amministratore di una srl, assumendosi rischi potenzialmente così gravi? Secondo. Come spiegato da Mandolesi, rischia di allargarsi il mercato delle «teste di legno»: anzi, cercarle diverrà quasi una mossa preventiva, addirittura incentivando comportamenti «para-professionali» di questo tipo. Terzo. A decidere su tutto sarà pur sempre un giudice o un perito. Figure rispettabilissime, ma spesso scollegate dalla materialità e dalla concretezza della conduzione quotidiana di un'impresa. Quarto. Anche un interprete competente e in buona fede darà fatalmente un giudizio molto soggettivo e aleatorio, entrando nel merito - di tutta evidenza, discutibile - di ciò che l'amministratore avrebbe dovuto fare o no. Non ci si stupisca se l'effetto sarà una fuga.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)