2021-07-09
La riforma passa al fotofinish. E sul nodo prescrizione il M5s strappa un contentino
Alfonso Bonafede suona la carica: i grillini minacciano di astenersi, poi ottengono una modifica sul blocco dei procedimenti per i reati contro la Pa. Proteste da Fi, però il cdm dà l'ok.Una giornata estenuante per il governo guidato da Mario Draghi, sostenuto da una maggioranza troppo composita per non arrivare divisa ad appuntamenti importanti, come la riforma della Giustizia elaborata dal ministro Marta Cartabia e discussa e approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Un cdm che doveva iniziare alle 17 e concludersi in fretta, ma che si è chiuso solo intorno alle 20.40, per le perplessità prima del M5s e poi di Forza Italia. Troppo distanti le posizioni politiche tra gli alleati di maggioranza, e così la mediazione di Mario Draghi e della stessa Cartabia, da un lato, accontenta i grillini, dall'altro, però, a quanto apprende La Verità da fonti dell'esecutivo, scontenta i ministri forzisti, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, che alle 20, quando tutto sembra risolto, chiedono una sospensione protestando per i cambiamenti apportati al testo originario, avvenuti in fretta e furia e senza dare il tempo a tutti i componenti del cdm di esaminarli approfonditamente, proprio per scongiurare una astensione dei quattro ministri pentastellati: Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone e Federico D'Incà. Il vertice riprende così dopo altri 20 minuti di discussione sul metodo, e dopo una intera giornata di fibrillazione viene licenziato. Tutto era iniziato con l'ennesimo psicodramma targato M5s. I grillini non sono disposti a dare il via libera a un testo che cancella buona parte di un'altra riforma, quella targata Alfonso Bonafede, che abolì la prescrizione dopo il processo di primo grado, sia in caso di condanna che di assoluzione. Il Consiglio dei ministri, in programma alle 17, inizia due ore dopo, alle 19: due ore servite a trovare un'intesa che possa scongiurare l'astensione del M5s, una ipotesi circolata con insistenza fino a quando, al termine di lunghissime trattative tra lo stesso Draghi, la Cartabia e la delegazione pentastellata al governo, l'accordo viene raggiunto. Il punto di equilibrio che permette ai grillini di non astenersi ma di votare a favore prevede tempi processuali più lunghi per i reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione e la concussione: era questa la linea del Piave per il M5s, in particolare per la sua componente più giustizialista, quella che ha costruito una intera narrazione su questo argomento. In pratica, si congela la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, come avviene ora, ma si fissa un limite massimo di due anni per la conclusione del processo di appello e di un anno per quello in Cassazione. Limite che sale a tre anni per l'appello e 18 mesi per la Cassazione nei casi dei reati più gravi e allarmanti, tra i quali vengono appunto inseriti corruzione e concussione. Si chiude così per il governo una giornata caratterizzata dall'incertezza, e da un M5s spaccato in due come una mela e completamente allo sbando per l'assenza di un capo politico. In mattinata e nel primo pomeriggio tira una brutta aria in casa pentastellata: «I senatori», dice alla Verità una fonte di primo piano del M5s, «spingevano addirittura per un voto contrario in Consiglio dei ministri, mentre i deputati erano coscienti del fatto che si sarebbe raggiunta una intesa. Alla fine ha prevalso la linea del dialogo, e il punto di equilibrio trovato in Consiglio dei ministri è certamente soddisfacente per noi». Un punto di equilibrio, quello raggiunto grazie alla mediazione di Draghi e Cartabia, che evita due terremoti politici: uno all'interno della maggioranza, l'altro tutto in casa M5s. L'astensione dei ministri grillini, avrebbe scatenato una bufera politica: ricordiamo tutti gli attacchi feroci ai quali fu sottoposta la Lega quando, lo scorso 22 aprile, i ministri del Carroccio si astennero sul decreto Covid, in disaccordo sul mantenimento del coprifuoco alle 22. Una rigidità delle altre forze di maggioranza, invece, avrebbe fatto letteralmente saltare in aria ciò che resta del M5s, che è ormai una nave alla deriva, senza nessuno al timone, con i ministri che si trovano nella condizione di dover trovare una sintesi tra decine di posizioni diverse l'una dall'altra. «A proposito della riforma Cartabia», fanno sapere fonti del Carroccio, «la Lega è impegnata per trovare un'ampia convergenza con le altre forze politiche esattamente come sta avvenendo per il ddl Zan. Sulla Giustizia, già nei giorni scorsi la Lega era intervenuta per limare il testo ed evitare la scomparsa dell'opzione del carcere in caso di reati gravi come associazione per delinquere e corruzione. L'obiettivo», aggiungono le fonti, «è garantire equilibrio tra certezza del diritto e certezza della pena». Intanto, anche Michele Vietti, ex vicepresidente del Csm, firmerà i referendum promossi da Lega e Partito radicale. Si aggiunge ad altri volti noti che, col passare delle ore, confermano l'adesione: tra gli altri ci sono Pierluigi Battista, Paolo Mieli, Mauro Corona. Nel weekend firmerà anche il candidato sindaco di Torino Paolo Damilano. In vista del weekend, la Lega intende replicare, con numeri più consistenti, i 1.500 gazebo da Nord a Sud che hanno consentito lo scorso fine settimana di raccogliere più di 100.000 adesioni in 48 ore.