«Falla normativa e riforma Cartabia. Così il Joker moldavo resta libero»

Scoprire che urinare per strada è più grave che girare con un coltello in mano. Proprio così. Il nostro articolo pubblicato ieri su Vlad, il moldavo picchiatore che la polizia a Venezia non riesce ad arrestare, ha fatto tremare più di qualche seggiola. Tanto che, ironia della sorte, ieri mentre tutta la città si diceva sdegnata da simili prodezze che accadono nel nostro Paese, il sindaco, Luigi Brugnaro, stava celebrando San Michele Arcangelo, guarda caso protettore delle forze di polizia.
Ma ripercorriamo i fatti. Vlad è un moldavo di 27 anni, residente a Favaro Veneto che da anni gira indisturbato per Venezia. Prima sceglie le sue vittime. Poi le pedina. E infine, se va bene, sferra un pugno. Se va male, usa la lama. Nonostante le denunce - le ultime aggressioni sono di 15 giorni fa - la polizia non può arrestarlo. Cosicché viviamo nel paradosso per cui se ti tuffi dal Ponte di Rialto, ti fanno un daspo. Se invece ti aggiri con un coltello o picchi i passanti, sei libero.
E perché Vlad non viene preso e/o arrestato e/o fatto allontanare? «Non possiamo portarlo via a forza», ci dice una nostra fonte di polizia, informata sui fatti, «non ci sono reati di una gravità tale da internarlo. E purtroppo le leggi in Italia sono così. Usare il coltello non è tentato omicidio. Rientra nelle lesioni. Ma bisogna vedere le gravità».
Certo. In effetti Vlad ha «solo» rotto il naso a uno, tirato un destro a un altro, usato il coltello come fosse Zorro, sferrato un gancio a un altro ancora, pestato qualche malcapitato di turno, ha perfino gettato in acqua un poliziotto e lanciato bottiglie addosso alla gente, ma suvvia che volete che sia, per finire in cella ci vuole ben altro. «Ci sono denunce a carico di questo soggetto», continua a dirci la nostra fonte, «ma a piede libero. Andrà a processo tra dieci anni quando sarà ormai tutto prescritto». Ah già, la prescrizione. E, come se non bastasse, ora c’è pure la riforma Cartabia. «L’ultima normativa non ci aiuta perché serve la querela di parte, ma nel frattempo non puoi procedere: a meno che non sia in flagranza, non lo puoi arrestare».
Ma allora perché non viene fatto allontanare? «Perché il reparto psichiatria dove lui è in cura (e ricoverato, ndr) non lo ritiene un soggetto pericoloso. Ma semplicemente asociale». Oddio. Asociali ce ne sono tanti ma mica vanno tutti in giro a menare la gente. «No. Ma fino a che non viene preso un provvedimento dall’autorità giudiziaria non si può fare niente». La nostra fonte ci spiega che ci sarebbe una falla - tra le tante - nell’ordinamento, dove paradossalmente «quello che fa pipì per strada viene colpito da Daspo, perché viola il regolamento di sicurezza urbana. Ma quello che gira con un coltello a serramanico no, sempre che non lo pianti da qualche parte». «Il foglio di via può farlo il questore», ci dice una fonte della polizia di Stato, «ma se non c’è la flagranza di reato o lesioni grosse non vai dentro».
«Questi casi sono tutti attenzionati», ci fanno sapere dalla prefettura, che intanto dopo il can can ha convocato un comitato per l’ordine e la sicurezza. Ma quindi che si fa? Libero? Dai nostri canali ospedalieri apprendiamo che il sindaco Brugnaro potrebbe far qualcosa: intercedere con le strutture che potrebbero ospitarlo. «Bisogna chiedere alla magistratura come mai è libero», ci fanno sapere dal Comune. Solo un giudice potrebbe prendere provvedimenti come l’affidamento in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. «Il tema è l’esecuzione della pena», ha detto Brugnaro. «Non può più passare il concetto di impunibilità. San Michele era un arcangelo guerriero e anche noi oggi dobbiamo affrontare questa situazione con pazienza, responsabilità, grande decisione e determinazione».
San Michele sbrigati. Che qui ci scappa il morto.





