
Le opere postmoderne vengono vendute a peso d'oro come gesti di ribellione, ma gli autori di solito si limitano a offendere i cristiani: sai che novità. La vera bellezza è universale: basta guardare Caravaggio o Leonardo.ANTIOSSIDANTIOmega 3, sotto forma di alimenti o di capsule, aiuteranno le nostre arterie e le arterie fanno sempre comodo, sono un antidepressivo naturale. E poi spremute di arancia rossa e mirtilli, olio di oliva, semi di girasole e sesamo, qualche noce tutti i giorni. Molta acqua, non moltissima, non ci dobbiamo annegare, ma un bel po'...Queste regole, applicate con fanatica regolarità, possono cambiare la nostra vita, già nel giro di qualche mese. E poi l'ultimo pilastro: la generosità. È un antiossidante, combatte la ruggine. Moltiplicare il pane e i pesci, che ce ne sia per noi e per gli altri. Siamo generosi con la gratificazione: diciamo grazie a chiunque ci abbia fatto una gentilezza o un favore, a chiunque ci abbia reso un servizio, anche un servizio per cui era pagato, che era suo dovere darci. Ringraziamo sempre con generosità. Siamo generosi di lodi, di complimenti, di gesti di affetto. Siamo generosi con il denaro: è lo schema del miliardario filantropo. Dando un po' del mio denaro, segnalo al mio io inconscio che sono ricco, forte, me lo posso permettere. L'io inconscio userà tutta la sua potenza per farmi guadagnare ancora.Arnaud BeltrameÈ morto da eroe Arnaud Beltrame, il tenente colonnello di 44 anni appartenente alla Gendarmerie che si era offerto per uno scambio degli ostaggi con il terrorista Radouane Lakdim, durante l'irruzione al supermarket Super U di Trèbes, nei pressi di Carcassonne, il momento più drammatico dell'attacco che ha causato quattro vittime e quindici feriti. Un uomo che muore per salvare la vita a una donna. Come uomini morti per salvare la vita di molti sono i pompieri di Chernobyl, i pompieri delle torri gemelle, i pompieri di qualsiasi incendio. Nella parità di genere è incluso anche il diritto di lavorare nelle fogne? Ovviamente no: i lavori più pesanti e rischiosi da sempre solo dei maschi. Quindi la parità di genere non esiste, perché i due generi hanno pari dignità ma sono ben diversi. Insegniamo ai maschi che le donne hanno meno forza muscolare in media e, quindi, loro devono usare la loro forza fisica, in media maggiore, al servizio delle donne e non contro di loro.Insegniamo che le donne hanno una psiche diversa, quello che tra maschi è uno scherzo, una donna può trovarlo un'offesa. Insegniamo alle donne che i maschi hanno una psiche diversa, più pragmatica, meno capace di svolazzi psicologici.Grazie, tenente colonnello Arnaud Beltrame: coraggio, lealtà e cavalleria. Un eroe da poema epico.Arte Qualsiasi manufatto umano che contagi un'emozione.Non è che non mi piaccia l'arte moderna: la trovo spesso deliziosamente decorativa, un sistema grafico di comunicazione e, se costasse 200 euro, un Fontana in casa me lo potrei anche mettere.Anche l'arte postmoderna mi contagia un'emozione forte e precisa, che è il desiderio di essere altrove. Sì lo so, adesso il mio amico Sergio Mandelli mi scrive che non capisco e mi offre le sue pillole di arte moderna da studiare, e so che ha ragione, ma io sono un semianalfabeta e un barbaro, e Caravaggio e Giotto li capisco anche da semianalfabeta e barbaro, e restano Caravaggio e Giotto anche in una cantina, mentre, fuori da galleria e musei, i postmoderni tendono a confondersi con magazzini discount o, a volte, discariche. Guardate il quadro del Narciso attribuito a Caravaggio: rappresenta ovviamente Narciso. Questo quadro è stato prodotto mediante una tecnica, è stato pagato in maniera umana. Traduco in parole povere: le opere di Leonardo da Vinci venivano pagate più care delle opere di pittori meno apprezzati, ma venivano comunque pagate secondo un senso logico: un'opera che era costata 100 ore veniva pagata il doppio di una che ne fosse costata 50. Il pittore quindi veniva considerato un essere umano, pagato in maniera umana, che come ogni essere umano doveva conoscere una tecnica grazie alla quale produceva un'immagine che era contemporaneamente comprensibile ed emozionante. Se trovassimo la tela del Caravaggio in una soffitta o in uno scantinato, priva di titolo e di cornice, capiremo comunque cosa rappresenta. Un analfabeta proveniente dalle zone rurali dell'India o del Pakistan, che non sappia nulla della nostra civiltà, non riuscirà certamente a scorgere il personaggio di Narciso, che ignora, ma riuscirà comunque a vedere un ragazzo che si specchia e che forma un cerchio con il suo riflesso, dando quindi l'impressione molto forte di qualcuno rinchiuso all'interno di un qualcosa che ha rinunciato guardare all'esterno.Qui sotto c'è la discrezione di due opere contemporanee, considerate opere d'arte e pagate come opere d'arte, di cui mi rifiuto di fornire un'immagine. Queste opere non hanno tecnica, nel momento in cui siano fuori contesto, senza titolo, fuori da un museo, in uno scantinato, in una soffitta, non sono più identificabili come opere d'arte. Sono state giudicate opere d'arte da grandissimi critici. Chiunque affermi che tutto questo è spazzatura verrà trattato con commiserazione, in quanto piccolo borghese che non capisce la trasgressione. Quale trasgressione? La trasgressione per essere una trasgressione seria deve comportare un rischio. Le vignette su Maometto sono una trasgressione. In tutti i casi chiarisco che al di là di ogni ragionevole dubbio, io sono in tutto per tutto una piccolo borghese, fiera di esserlo, e se mi avete scambiato per qualcun altro, giuro, non è stata colpa mia. Sono fiera di appartenere una civiltà che ha scritto la Divina Commedia ed eretto la cattedrale di Chartres, e comincio non tollerare più tutti mediocri e i falliti che su questa civiltà vomitano per sentirsi qualcuno, i Pietro Manzoni, i Paul McCarthy, gli Andres Serrano, le ridicole impacchettature dei ridicoli coniugi Christo, mentre i quadri di Goya mi sconvolgono e quelli di Egon Schiele mi spezzano il cuore. Schiele è trasgressione e i suoi dipinti sono atroci, meravigliosamente atroci. E ora passiamo al tempo: il tempo impiegato dall'artista a fare queste opere è di pochi minuti. Quindi l'artista è una specie di semidio che ci vende il suo tempo in cambio di cifre astronomiche. Non è nemmeno più un essere umano come lo erano invece Leonardo da Vinci e Raffaello, che erano pagati secondo standard umani. La mancata correlazione tra il tempo necessario e il pagamento è un segno gravissimo di dissociazione psicotica della società; le psicosi possono essere fenomeni di massa. Questo tipo di arte è una dissociazione psicotica. La prima e la seconda opera che riporto sono ambedue escrementi: la prima è fatta di escrementi veri, la seconda di escrementi di travertino, e sono state pagate con i quattrini dei contribuenti italiani, inclusi quelli dei piccolo borghesi, io in primis, che questa arte non la capiscono. L'arte non si impone al popolo, è un'idea da dittatura, un'idea paternalistica.Nel 1961, la Biennale di Venezia espose, dopo averli pagati con i soldi dei contribuenti, gli escrementi in barattolo dell'artista Piero Manzoni. «Merda d'artista è il titolo di un'opera dell'artista italiano Piero Manzoni. Il 21 maggio 1961 l'autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di latta, identici a quelli per la carne in scatola, ai quali applicò un'etichetta, tradotta in varie lingue, con la scritta «merda d'artista. Contenuto netto grammi 30. Conservata al naturale. Prodotta e inscatolata nel maggio 1961». Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell'artista. L'artista mise a questi barattoli il prezzo corrispondente per 30 grammi di oro, alludendo al valore dell'artista che grazie ai meccanismi commerciali della società dei consumi poteva vendere al valore dell'oro una parte di sé stesso. Con la presentazione di un oggetto quotidiano ma caricato di nuovo significato, l'opera rivela retaggi neodadaisti. L'artista inoltre elabora la poetica del Nouveau réalisme soffermandosi sulla figura dell'artista, tema centrare della ricerca di Manzoni. Con questa opera così provocatoria Piero Manzoni voleva svelare i meccanismi e le contraddizioni del sistema dell'arte contemporanea. Questa “protesta" continuò tramite le sue azioni, ad esempio quella di firmare modelle vive e nude o quella di dare uova sode con sopra le proprie impronte digitali. La scatoletta è diventata un vero e proprio manifesto della sua epoca, contrastando le assurdità artistiche in quanto qualsiasi prodotto veniva premiato e considerato arte non per il valore intrinseco, la capacità dell'artista o ciò che suscitava, ma solo dalla notorietà dell'artista. La critica ha visto la scelta di confezionare le feci come una protesta verso gli artisti che vedevano nell'arte un mezzo di eternarsi. Con quest'ottica l'opera diventa un reliquiario che contiene un ricordo “prezioso" del maestro da venerare come sacro» (da Wikipedia).Ma veramente riuscite a leggere queste righe senza sentirne il ridicolo? Ci riuscite? Non vi fate illusioni: credete di essere colti e trasgressivi. Rileggetevi Andersen. E anche Orwell: non è trasgressione, solo bispensiero. «E poi c'è la maxi cacca, una delle opere più discusse della Biennale internazionale di scultura che è stata inaugurata qualche anno fa a Carrara. Il maxi escremento, realizzato in travertino di Rapolano (Siena), è stato piazzato in corso Roma davanti alla sede centrale della Cassa di Risparmio di Carrara. L'artista statunitense l'ha voluto collocare davanti a una banca per “combattere il capitalismo", come ha detto lui stesso nei giorni scorsi» (da Repubblica).L'artista doveva combattere il capitalismo, peccato che l'artista sia stato pagato con i soldi dei contribuenti italiani, non noccioline, ma con vero denaro e tanto, che lui avrà messo in una banca. Perché le trasgressioni dei cosiddetti artisti, signori, le loro provocazioni, sono puro distillato di immondi nanetti, di piccoli narcisi che ci fanno dispetti facendo cacche e pipì sul salotto buono, così dimostrano che il denaro è sterco del diavolo, e se le fanno pagare migliaia di dollari o euro. E anche dove escrementi non ci siano, dove l'opera d'arte sia la bandiera americana con le stelline sostituite dai teschi, l'arte non c'è. È un tizio che mi sta esprimendo le sue idee politiche usando un codice. Se volete avere un'idea dell'arte di Paul McCarthy, mi rifiuto di portare le foto, andate su Google immagini e digitate il nome dell'autore. Come mi rifiuto di descrivere opere d'arte fatte con corpi umani scuoiati e mummificati (Gunther Von Hagens). Il rispetto del corpo nella morte è una caratteristica umana, rileggiamoci I sepolcri. La mancanza di rispetto del corpo nella morte è la stigmate di un'umanità perduta. Non c'è limite: qualsiasi cosa venga fatta, purché anti umana e, se possibile, anticristiana, il critico che dica che quella roba lì è arte, parlando come una parodia di Woody Allen, che a sua volta è una parodia, si trova. E ora la terza più immonda opera, Piss Christ (in italiano Cristo di piscio), una fotografia realizzata nel 1987 dal fotografo statunitense Andres Serrano. La foto raffigura un piccolo crocefisso di plastica immerso in un bicchiere di vetro contenente l'urina dell'autore. L'opera ha vinto, nel 1989, il premio Awards in the visual arts messo in palio dal Southeastern Center for Contemporary Art e sponsorizzato dal National Endowment for the Arts, un ente governativo statunitense che tutela e finanzia progetti a cui è riconosciuta un'eccellenza artistica. Per quanto riguarda l'ultima opera descritta, mi sono limitata a riportare Wikipedia. Notate la trasgressione. Quale trasgressione? Se non siete credenti il crocifisso è il simbolo di un uomo torturato a morte per le sue idee, un supplizio atroce usato di nuovo a Dachau e ora in Iraq. Negli ultimi 60 anni i cristiani sono stati massacrati a milioni nel lager e nei laogai, sono braccati come cani in Nigeria. Dove è la trasgressione a ingiuriare dei perseguitati? Nel Seicento io avrei fatto parte dei trasgressivi e avrei sfidato l'inquisizione, perché Giordano Bruno non era uno stinco di santo e nemmeno simpatico, ma bruciare la gente è sempre molto scortese e non deve essere fatto, e dove è fatto bisogna combattere perché non sia più fatto. Ma in un mondo dove la parola cristiano è una condanna a morte, opere come queste sono le farneticazioni dei cialtroni e dei vili e chiunque le abbia approvate fa parte della categoria.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





