2021-08-30
«Certificato verde solo ai vaccinati». Ricciardi dichiara guerra ai tamponi
Walter Ricciardi (Ansa-IStock)
Ma gli industriali del Triveneto scrivono al ministro: sì agli esami salivari per tutti.Il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il suo mentore Walter Ricciardi - accusa l'Italia di fare lobby sull'agroalimentare, ma prende i soldi dal governo - non sono piloti provetti: hanno una fifa matta di essere tamponati. Per loro ci sono solo i vaccini e dopo i vecchi tocca ai bambini. Non c'è una ragione per fare la guerra ai tamponi, tantomeno a quelli salivari che non sono invasivi, costano pochissimo e sbagliano ancor meno. Li chiedono le industrie del Triveneto per far stare sicuri i lavoratori ed evitare polemiche ad esempio sulle mense, li chiedono i presidi per evitare caos all'inizio dell'anno scolastico. Niente, con toni quasi da ventennio il superconsulente Ricciardi invoca: è la siringa che traccia il solco e il vaccino lo difende. In un' intervista al Messaggero ha dettato: «Il green pass non andrebbe dato più a chi fa il tampone, ma dovrebbe essere rilasciato solo a chi si è vaccinato o è guarito». C'è una ragione scientifica? «No, sarebbe», dice Ricciardi, «un altro modo per spingere ancora di più alla profilassi». I dati quando si parla di carta verde non contano, semmai contano le date: hanno allungato la validità perché se lasciavano la scadenza a nove mesi non sapevano più come fare con sanitari e buona parte del personale scolastico, i primi a essere immunizzati. Ricciardi di fatto confessa che l'ostracismo ai tamponi ha solo una ragione, spingere al massimo i vaccini ben sapendo che anche questo non è risolutivo: «È improbabile che riusciamo a eradicare il virus com'è successo con il vaiolo, puntiamo a una bassa endemia, risultato che si raggiungerà quando avremo vaccinato il 95% della popolazione, bambini compresi. Le sperimentazioni in età pediatrica stanno dando risultati molto positivi e per l'inizio del prossimo anno il vaccino sarà disponibile anche per loro». Siamo al vaccino come atto di fede: libera nos a virus. Poi che le Big pharma ingrassino, che un tampone salivare costi un euro e certifichi con ottima probabilità che una persona non è infetta mentre i vaccinati sia pure in bassissima percentuale contagiano e possono esser contagiati è faccenda che né Speranza né i virologi videostar vogliono pigliare in considerazione. Ma c'è chi la pensa molto diversamente. Gli industriali del Triveneto di Confimitalia scrivono al ministero della Salute e al generale Figliuolo per chiedere, a firma del presidente, Andrea Sartori, come mai se il ministero stesso equipara ai tamponi orofaringei quelli salivari, questi ultimi non sono ritenuti validi per avere la carta verde. Le imprese obiettano: non potete discriminare sulla base né dei tamponi né del salvacondotto vaccinale perché lo vieta il regolamento europeo e siccome chiedete i tamponi per fare tutto - andare al lavoro, a scuola, in mensa, alla partita, in palestra o teatro - fateci vedere «i dati che impediscono allo stato l'equiparazione dei testi salivari ai test oro/nasofaringe per il rilascio della certificazione verde (o lasciapassare sanitario)». In realtà Ricciardi ha già (non) risposto: perché vogliono fare solo le punture. Il ministro Speranza però mercoledì - dal primo settembre c'è l'obbligo di green pass anche per viaggiare in treno - avrà qualche problema: in 54 stazioni chi contesta vaccinazione e salvacondotto ha deciso di bloccare gli accessi ai binari. Basterebbe un tampone salivare per evitare caos e polemiche, basterebbe andare sul sicuro. Ma in Italia cittadino fa rima con vaccino.