2021-12-28
Ricciardi insiste sulla 4ª dose ma Oms, Israele, Fauci e Cts vanno tutti da un’altra parte
Il consigliere di Roberto Speranza tira dritto su un altro richiamo in primavera. L’organismo internazionale: «Non si esce dalla pandemia a colpi di booster». Pierpaolo Sileri: «Prima i dati».Bollettini incompleti: Omicron non risparmia vaccinati con doppia dose e già contagiati.Lo speciale contiene due articoli.In piena campagna vaccinale per la terza dose (booster) anti-Covid, prevede la necessità di un quarto richiamo da fare a maggio o giugno, Walter Ricciardi, solerte consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. La proposta, lanciata in un’intervista al Messaggero, oltre ad avere scarse basi scientifiche e ad alimentare la confusione, è in netto contrasto anche con quanto espresso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), dove Ricciardi, tra l’altro, siede in consiglio come rappresentante per l’Italia.Probabilmente il professore di Igiene della Cattolica di Milano si è ispirato a quanto messo in campo recentemente da Israele che, primo Paese a partire con il booster e a prevedere il richiamo, ha però di fatto bloccato, nei giorni scorsi, la quarta somministrazione. Incurante, Ricciardi però tira dritto e mette in guardia sull’impennata «impetuosa» dei contagi a gennaio in Italia che quest’anno, osserva, ha lottato bene contro il virus. «Abbiamo subìto la conseguenza delle scelte sbagliate di altri», secondo il professore. «Non è un caso che le tre varianti che hanno caratterizzato il 2021, siano arrivate da Paesi simbolo. La prima dal Regno Unito, che non ha fatto nulla per fermare il virus. La seconda dall’India, che aveva abbassato la guardia. E quest’ultima dal Sudafrica, dove si è diffusa perché la copertura vaccinale è minima. Ora finiamo il 2021 con una quarta ondata superiore per casi alle precedenti e la necessità di accelerare sulla terza dose». Non si capisce bene perché per Ricciardi «ci sarà bisogno di una quarta» dose che definirebbe «richiamo» tra alcuni mesi, «a maggio o giugno» se, come ammette, «per l’aumento dei casi le norme che abbiamo si sono dimostrate efficaci. L’impennata dei casi è impetuosa ma grazie al vaccino preme poco sulla rete ospedaliera rispetto al passato». Il consulente di Speranza, inoltre, prevede che a gennaio «andremo oltre i 100.000 contagi al giorno», ma non crede «tornerà il lockdown totale: le regioni diventeranno arancioni e rosse, con le limitazioni che conosciamo. Ci saranno restrizioni solo per i no vax, perché a pesare sui sistemi sanitari saranno loro'».Di tutt’altro avviso è però l’Oms che boccia la terza dose, figurarsi la quarta. «È probabile che i programmi con le dosi booster generalizzate prolunghino la pandemia invece di porre fine» alla diffusione del Covid, per il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, che sottolinea come le campagne incentrate sulla terza dose di vaccino Covid rischino di produrre risultati opposti a quelli sperati. «È importante ricordare che la stragrande maggioranza dei ricoveri e dei decessi riguarda persone non vaccinate, non persone prive della dose booster. E dobbiamo essere molto chiari sul fatto che i vaccini che abbiamo rimangono efficaci contro entrambe le varianti Delta e Omicron», aggiunge Ghebreyesus evidenziando la necessità di distribuire i vaccini dove scarseggiano anche le prime dosi. «Nessun Paese può uscire dalla pandemia a colpi di dose booster. E le terze dosi non possono essere viste come un biglietto per andare avanti con le festività programmate, senza bisogno di altre precauzioni», avverte. «Mentre alcuni paesi stanno lanciando programmi con il richiamo» delle vaccinazioni per tutta la popolazione, ricorda, «solo la metà degli stati membri dell’Oms è stata in grado di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 40% della propria popolazione entro la fine dell’anno, a causa degli squilibri nell’offerta globale» di dosi.Ha frenato sulla quarta dose anche Israele, all’avanguardia nella campagna dei richiami e per questo di riferimento a livello globale, anche se ha solo il 60% della popolazione vaccinata. Il ministero della Sanità ha fatto scattare il semaforo rosso sul quarto richiamo - che avrebbe dovuto essere somministrato da domenica ad over 60 e personale sanitario - dopo aver esaminato i dati provenienti dalla Gran Bretagna secondo i quali la variante Omicron del coronavirus causa malattie meno gravi rispetto al ceppo Delta. È comunque in corso uno studio sul quarto richiamo negli operatori sanitari dello Sheba Hospital di Tel Aviv, ma i dati richiedono settimane. Anche Oltreoceano «è prematuro parlare di una quarta dose», per Anthony Fauci, consigliere principale del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.In Italia, la voce di Ricciardi si leva solitaria perfino all’interno dello stesso ministero della Salute. Il sottosegretario Pierpaolo Sileri ha chiarito che «sia l’estensione della terza dose agli under 18 che la somministrazione di una eventuale quarta dose sono ipotesi da verificare alla luce dei numeri che emergeranno nelle prossime settimane sulla prevalenza della variante Omicron e sulla sua possibile minore aggressività, come sembrerebbe stando ad alcuni studi preliminari provenienti dal Sudafrica e dal Regno Unito». Dello stesso avviso anche Donato Greco, componente del Comitato tecnico scientifico (Cts). A differenza del consulente ministeriale, osserva che al momento «non ci sono ancora dati che giustifichino la quarta dose di vaccino anti Covid».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ricciardi-insiste-quarta-dose-2656167678.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nei-numeri-iss-mancano-i-reinfettati-e-non-si-sa-come-agisce-la-variante" data-post-id="2656167678" data-published-at="1640645986" data-use-pagination="False"> Nei numeri Iss mancano i reinfettati e non si sa come agisce la variante Solo «fino al 19%» può arrivare la protezione contro la reinfezione da Omicron, eppure l’Istituto superiore di sanità non possiede o non rende pubblico un database dei soggetti reinfettati. Stando a recenti studi, ci sono persone che hanno sviluppato meno anticorpi dopo aver contratto il Covid, perciò rischierebbero più di altri una seconda infezione. Già ne abbiamo scritto, la variante sudafricana «elude in gran parte l’immunità ottenuta con la malattia e quella con due dosi di vaccino» anti Covid, ha evidenziato l’ultimo report dell’Imperial College di Londra che ha preso in esame dati della Uk Health security agency e del Servizio sanitario nazionale (Nhs), ovvero tutti i casi di coronavirus confermati nel Regno Unito con un test molecolare tra il 29 novembre e l’11 dicembre. Hans Kluge, direttore dell’ufficio regionale dell’Oms per l’Europa, ha dichiarato che i guariti da Covid e coloro che hanno avuto Covid-19 in passato, hanno «da tre a cinque volte più probabilità di essere reinfettati da Omicron rispetto a Delta». In Italia non mancano casi anche tra personaggi noti, come il presidente della Conferenza episcopale italiana, Gualtiero Bassetti, di nuovo positivo al Covid proprio il giorno di Natale dopo aver contratto la malattia più di un anno fa. «In questo momento rinnovo l’invito, che faccio a me stesso, a non cedere allo sconforto», ha detto il cardinale. Sante parole, ma tra i tanti dati di cui ci sommerge l’Iss non potrebbero comparire anche i numeri dei reinfettati? Così potremmo capire come sta agendo questa variante che non risparmia i vaccinati con doppia dose e i già contagiati; potremmo comprendere se è stato fatto un sequenziamento del virus per dimostrare la diversa presenza di varianti, se ci sono persone che hanno preso il virus originario e poi una sua variante. Ed è altrettanto necessario sapere quanti, dei nuovamente contagiati, hanno sviluppato forme severe tali da finire in ospedale, o in rianimazione, e se queste persone sono state anche vaccinate tra un contagio e l’altro. «La metà delle persone con sintomi simili al raffreddore ora ha il Covid», ha dichiarato il professor Tim Spector, scienziato capo dell’app Zoe Covid study, con la quale monitora l’andamento della pandemia nel Regno Unito. In Italia abbiamo bollettini incompleti, o zeppi di incomprensibili algoritmi lontani dal fotografare la situazione reale. Ci si limita a riportare i casi di Covid segnalati per classe di età, decessi, ricoveri e stato clinico che può essere critico, severo, lieve, paucisintomatico e asintomatico. La voce «reinfettato» non compare nella dashboard dell’Istituto superiore della sanità. «L’Iss sta conducendo uno studio specifico sul tema, che è in dirittura finale e dovrebbe essere presentato e pubblicato la prossima settimana», facevano sapere da Viale Regina Elena una decina di giorni fa. Poi c’è stato Natale, attendiamo fiduciosi. In compenso, nel report aggiornato il 21 dicembre, l’Iss segnala che «la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione». Non è questione di poco conto, avverte: «La diminuita percentuale di casi identificati a livello nazionale attraverso l’attività di tracciamento dei contatti e i segnali di criticità nel tracciamento registrati in diverse Regioni Italiane dal sistema di monitoraggio nelle ultime settimane sono segnali da non trascurare, in quanto il tracciamento dei contatti è una delle azioni con cui limitare l’aumento della circolazione virale». Tanta preoccupazione per questa variante e poi si conteggiano i positivi solo se hanno fatto il tampone.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.