2023-10-29
Ricatto finale contro l’Italia
Da sinistra: Elly Schlein, Carlo Bonomi e Maurizio Landini (Ansa)
Così provano a incastrarci: se non ratificate il nuovo salva Stati, niente modifiche alle regole di Bilancio e manovra «fuorilegge». Ma è un bivio dal quale si può uscire. Peccato che da noi sinistra, Confindustria e Cgil facciano il gioco di chi ci vuole ingabbiati.Domani si terrà un vertice delle forze di maggioranza che dovrebbe stabilire il perimetro definitivo della manovra economica.Limature anche rilevanti a parte, l’impianto sarà confermato: una legge di Bilancio cauta e destinata quasi interamente a riequilibrare gli squilibri del Superbonus e a sostenere i redditi medio-bassi devastati dalla morsa di inflazione e bassa crescita. Se si troverà la «quadra», l’iter parlamentare potrebbe essere più agevole del solito. Ma a quel punto, lo sguardo sul destino della politica economica sarebbe totalmente concentrato su altri fronti, di cui il Consiglio europeo appena concluso ha fornito un assaggio. Dando un’interpretazione cruda e ostile al governo, ieri Repubblica titolava così l’esito del vertice - spiegato sempre sabato su queste colonne da Carlo Tarallo - in cui, oltre a Gaza, si è parlato di riforma delle regole comunitarie di Bilancio: «Braccio di ferro con l’Ue: “L’Italia ratifichi il Mes o niente patto di Stabilità”». Dipingendo un presunto isolamento dell’esecutivo Meloni, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari presentava - come fosse una cosa naturale e normale - un vero e proprio ricatto in cui evidentemente qualcuno cerca di ficcare l’Italia. In sintesi: il Parlamento italiano non ratifica la riforma del Mes? E allora non facciamo avanzare la riforma del Patto. Se le cose stessero esattamente in questi termini, la domanda da farsi è se sia politicamente sostenibile l’appartenenza a un club (di cui siamo contributori netti) che taglieggia in questo modo i membri, umiliando le Camere e confondendo i piani in modo istituzionalmente irricevibile. Le parole di Pascal Donohoe, irlandese capo dell’Eurogruppo, non consentono di sciogliere il dubbio: contengono come ovvio la reiterata e asfissiante richiesta di ratifica del Mes, aggiungendo che essa «consentirà un backstop al Single resolution fund», che è nell’interesse di tutti, Italia compresa, e che dopo tale ratifica «saremo in grado di riflettere sul futuro ruolo e sugli strumenti del Mes». Una strana locuzione di sapore quasi contiano (tendenza Giuseppi) che sembra dire: voi approvate, poi vediamo cosa succede.Al Paese si sta proponendo di fatto di mettere la testa nel cappio subito sottoponendosi alle condizioni del nuovo Mes (che scattano indipendentemente dalla richiesta di accesso a esso), minacciando in caso di mancata obbedienza di stringere il cappio a gennaio, col ripristino del Patto così com’era prima del Covid. Il punto è: la pistola di questo ricatto è carica? È pensabile per tutti i Paesi - Italia e Francia in testa - ripristinare le clausole di un Patto di stabilità e crescita che ha impedito tanto la stabilità quanto la crescita, e che è stato sospeso per evitare di sterminare un continente piombato in un’economia di guerra dal Covid in poi? Ed è possibile, per evitarlo, farci approvare un Mes riformato che incorpora esattamente le norme del Patto che si intende superare, e quindi comunque modificare?Ecco, se le cose non stessero esattamente nei termini esplicitati da Repubblica, se cioè da questo ricatto ci si potesse e tutto sommato dovesse sfilare usando le armi della politica, la domanda da farsi è perché in Italia ci siano così tanti soggetti decisi a sostenere questa impostazione. Vediamo i principali. «Trovo incredibile che questo governo non abbia ancora ratificato il Mes: ne va della credibilità del nostro Paese. L’esecutivo abbandoni la demagogia da quattro soldi e pensi seriamente alle ricadute sulla credibilità dell’Italia mentre si siede al tavolo di riforme importanti come quella del patto di Stabilità», ha scandito ieri Elly Schlein, leader del Pd. «lo il Mes lo voto tutta la vita e spero lo voti anche il Pd, perché se non si sono rimbambiti lo votano. Io sono per il Mes sanitario», ha detto sempre ieri l’ex premier Matteo Renzi, ignorando o fingendo di ignorare che il «Mes sanitario» fu un tentativo malriuscito di «piazzare» l’uso del Fondo cosiddetto salva Stati che nessuno ha sfruttato e che soprattutto era previsto fino al 31 dicembre 2022. Esponenti politici a parte, a sposare in modo «oggettivo» il pressing ricattatorio arriva la nota del centro studi di Confindustria (quello che previde un «aumento di 430.000 persone in condizione di povertà» come conseguenza diretta del «no» al referendum del 2016). «L’intonazione della politica fiscale potrebbe non essere sufficientemente prudente, come invece sostiene il governo, alla luce della riattivazione del patto di Stabilità e Crescita nel 2024», ha spiegato ieri l’istituto. In sostanza: voi dite che i conti vanno bene, ma se poi torna in vigore il vecchio Patto sono dolori. Il che è vero, ma rientra nella logica un po’ da cravattari poco sopra esposta, perché omette il fatto che una riforma del Patto è auspicata da tutti. Ma soprattutto Confindustria pare cadere in una contraddizione logica difficile da digerire: lamenta contemporaneamente una manovra poco coraggiosa e poco prudente. Così, ancora ieri, il presidente Carlo Bonomi: «La manovra è ragionevole perché, pur lavorando in buona parte sul deficit, è stata contenuta. Manca però uno stimolo forte agli investimenti delle imprese». La spesa in deficit è dunque brutta, ma se è per i miei interessi diventa già più accettabile, e anzi è troppo scarsa. Curiosamente - ma non troppo - è un modo di impostare l’analisi sovrapponibile a quello di sindacati e sinistra, che hanno criticato la legge di Bilancio per l’assenza di determinazione e allo stesso tempo per l’indebitamento. Un approccio che si attaglia perfettamente con quello del ricatto al Paese, stretto al bivio tra austerity via Mes subito o austerity via Patto tra qualche mese. Uscirne tocca a una maggioranza di centrodestra, ma a ben vedere è un problema di democrazia che potrebbe perfino interessare a tutti.
Bologna, i resti dell'Audi rubata sulla quale due ragazzi albanesi stavano fuggendo dalla Polizia (Ansa)
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)