2022-03-03
Ricatto del governo: «Sì sul catasto o addio»
La maggioranza si spacca: la Lega chiede di stralciare la riforma dal decreto fiscale, Fi al bivio. Ma l’esecutivo dà un ultimatum all’Aula e minaccia le dimissioni. Il voto in commissione slitta a oggi. Il Parlamento finisce messo all’angolo ed esautorato.Oplà: si passa da una banale «fotografia» a una minaccia, da un «aggiornamento statistico» a un ricatto politico. Stiamo parlando del catasto, tema su cui La Verità suona l’allarme da mesi. Fino al 2011, l’imposizione immobiliare produceva un gettito di 7-8 miliardi l’anno. Poi, con Mario Monti, la tassazione sul mattone è stata triplicata, arrivando a 25 miliardi: un colpo devastante al valore degli immobili. Da allora sono stati tolti solo i 4 miliardi dell’Imu sulla prima casa: morale, il salasso è diventato di 21 miliardi l’anno. In un Paese normale, si penserebbe a ridurre questa tosatura. E invece, su richiesta della Ue, riemerge carsicamente la spinta per riformare il catasto. La scorsa estate, le due commissioni Finanze di Camera e Senato avevano espunto il tema dal documento finale di una indagine conoscitiva sulla riforma fiscale. Ma all’improvviso il governo, presentando un disegno di legge delega, ha di nuovo infilato il tema nell’articolo 6. La promessa è che i nuovi estimi non vengano utilizzati a fini fiscali almeno fino al 2026: ma anche un bambino comprende che si sta consegnando a un futuro governo una pistola carica. Da settimane, il centrodestra ha presentato un emendamento per cassare l’articolo 6 (si parla di «stralcio»). L’altra sera, però, si è scomodato anche Francesco Giavazzi (silente ma significativamente incombente) per partecipare a una riunione tra governo e maggioranza sul tema. Ma il fattaccio è accaduto ieri in commissione Finanze, dove la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra (Leu-Articolo Uno, l’area di Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani) ha definito «dirimente» l’articolo 6. Nello stupore generale, i membri della commissione le hanno chiesto spiegazioni e la Guerra avrebbe aggiunto: «Se l’articolo 6 non è approvato, si ritiene conclusa l’esperienza di governo».Inevitabile la bagarre. L’ex sottosegretario Alessio Villarosa, oggi deputato del Misto, ha raccolto applausi attaccando la sottosegretaria e facendo presente una contraddizione: ma come? A guerra in corso, l’Italia comunica agli alleati che il governo cade per il catasto? Silenti i grillini, detentori dei voti decisivi in commissione, dove peraltro alcuni membri del M5s sono stati sostituiti (qualcuno dice: in modo da votare tutto a scatola chiusa). In compenso, ha parlato il vicepresidente del gruppo M5s al Senato Marco Pellegrini, che ha definito «inaccettabili le pressioni del governo».Giustamente dura la Lega, che mantiene la richiesta di stralcio. In una nota congiunta a nome di tutti i loro colleghi, i capigruppo nelle commissioni Bilancio e Finanze Massimo Bitonci e Giulio Centemero, insieme con il vicepresidente della commissione Alberto Gusmeroli, hanno definito «gravissimo l’aut aut». E ancora: «Minacciare la crisi di governo qualora non si approvasse così com'è la riforma del catasto è da irresponsabili. Il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e presentare emendamenti». Conclusione: «Il ricatto conferma il dubbio che ci siano dietro altre logiche, come quella di tassare la casa».Sulla stessa linea dello stralcio Fdi. Dura Giorgia Meloni: «Vuol dire di fatto pretendere che il Parlamento voti a scatola chiusa in un momento come questo un aumento, non sappiamo di quanto, di tutta la tassazione legata alla casa». Resta incertezza sulla posizione di Fi, a sua volta firmataria dell’emendamento di stralcio, e che ieri in prima battuta ha protestato per le parole della Guerra. Il Pd vorrebbe che Fi si schierasse con la sinistra o avanzasse una riformulazione. Chi dà segni di cedimento è Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), che ha tolto la firma dall’emendamento di stralcio. Voterà a favore dell’intervento sul catasto anche Nunzio Angiola (Azione), nonostante, ai tempi della sua candidatura a sindaco di Roma, il suo leader Carlo Calenda avesse saggiamente dichiarato: «Fossi il governo mi asterrei per il momento».Severo e fondatissimo il giudizio di Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «La vita di un esecutivo di salvezza nazionale - in tempo di guerra, pandemia e crisi economica senza precedenti -sarebbe condizionata al via libera a quello che i promotori definiscono un semplice “aggiornamento statistico”. Qualsiasi commento è superfluo».Sapremo il finale di partita oggi. La speranza è che la Lega prevalga nel negoziato preventivo con il governo, perché numericamente il fronte pro catasto rischierebbe di prevalere. Secondo fonti di Palazzo Chigi, Mario Draghi sarebbe contrario allo stralcio, e punterebbe a una mediazione e a una «rassicurazione» verbale. Ma i contribuenti possono accontentarsi di vaghe promesse sul fatto che le tasse non saranno aumentate? Sarebbe un escamotage insufficiente, politicamente irricevibile. E la beffa finale, dopo l’eventuale voto in commissione, sarebbe l’imposizione della fiducia. Stiamo infatti parlando non di una legge qualsiasi, ma di una legge delega, cioè di quelle leggi attraverso le quali il Parlamento - appunto - delega il governo a varare alcuni decreti. E nella legge delega le Camere indicano all’esecutivo i principi e criteri direttivi a cui l’esecutivo dovrà attenersi. Ora, che in un caso di questo tipo si ipotizzi la fiducia, appare grave e perfino surreale. Si tratterebbe di una enormità.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)