2021-05-14
Riaprire fa bene: continua il calo dei contagi
Massimo Galli e Andrea Crisanti (Ansa - iStock)
Smentiti i profeti di sventura che parlavano di un balzo dei positivi dopo il via libera ai ristoranti e i festeggiamenti per lo scudetto. La Fondazione Gimbe segnala che nell'ultima settimana i ricoveri sono calati del 15%. E su 35 giorni si sono quasi dimezzati.«Rischio calcolato? Calcolato male», aveva sibilato Massimo Galli. «Le riaperture sono una stupidaggine epocale, il vero rischio è giocarci l'estate», aveva aggiunto Andrea Crisanti sentito dalla Stampa.Insomma, alcuni dei virologi più presenti in tv avevano assunto sembianze e toni assai minacciosi alla vigilia delle parziali riaperture di fine aprile. Secondo molti osservatori, proprio in questi giorni avremmo dovuto ricevere il conto delle minime rate di libertà da poco recuperate: in particolare, le miniriaperture del 26 aprile scorso e la ripartenza delle scuole, descritte a lungo come l'anticamera di un inevitabile contraccolpo. Non solo: siccome la macchina della paura non si ferma mai, era stata ipotizzata una specie di supertassa, una sorta di addizionale del castigo, legata alla sovraffollata (ed effettivamente caotica) festa scudetto dei tifosi dell'Inter il 2 maggio a Milano, ormai 12 giorni fa. Risultato? Ora che siamo al 14 maggio, cosa dicono i temutissimi bollettini di guerra? Lungi da noi sottovalutare, ma finora i dati e le analisi disponibili offrono un quadro assai incoraggiante, e sicuramente ben lontano dalle sciagure che erano state preventivate. Ecco il report della Fondazione Gimbe relativo al periodo 5-11 maggio. Calano tutti i trend, e c'è addirittura un dimezzamento dei ricoveri nell'ultimo mese. Nell'ultima settimana monitorata, messa a confronto con la precedente, tutti i valori sono in calo: -15,4% di morti; -15,1% di ricoveri in terapia intensiva; -17,8% di ricoveri con sintomi; -11,8% di casi di isolamento domiciliare; -19% di nuovi casi; -12,1% di casi attualmente positivi. Se si prende un arco di tempo più ampio (35 giorni), il calo è addirittura impressionante: -49,1% di ricoveri con sintomi e -45,1% di ricoveri in terapia intensiva. Lo riconoscono apertis verbis i responsabili della ricerca, citati ieri da Repubblica. Per Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari della Fondazione, «si allenta ulteriormente la pressione sugli ospedali sia per la minore circolazione del virus che per i primi effetti della elevata copertura vaccinale negli over 80». E aggiunge Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe: «Nelle terapie intensive il numero dei nuovi ingressi giornalieri continua a scendere, con una media mobile a sette giorni che questa settimana ha raggiunto i 110 ingressi/die». Ieri i dati del bollettino sono stati confortanti: 8.085 positivi, sotto quota 10.000 per il quinto giorno consecutivo, e 201 vittime contro le 262 di mercoledì.Questa analisi investe tutto il territorio nazionale. Ma appare totalmente confermata, per ciò che riguarda Milano e la Lombardia, da un altro documento ancora più fresco, e cioè dal report giornaliero Regione Lombardia/Unità di epidemiologia di Ats di Milano di ieri. Anche qui, scorrendo i trend e il loro punto terminale (ieri, appunto), si nota come il tratto finale di tutte le principali curve sia piatto o discendente. Con una notazione che balza agli occhi: l'Rt giornaliero per data di tampone, nella sua media relativa agli ultimi sette giorni, è più basso (0,81) rispetto al dato medio degli ultimi 14 giorni (0,87). Tendenza confermata anche quando si passa all'Rt giornaliero per data di ricovero: il valore medio sugli ultimi sette giorni è 0,75, mentre quello sugli ultimi 14 è 0,84. A testimonianza del fatto che non c'è solo un miglioramento, ma un'accelerazione del miglioramento. A questo punto, appare chiaro che il panico alimentato su scuole, bar, ristoranti, era molto probabilmente sovradimensionato. Non solo: emerge anche che le regole che tuttora stiamo applicando sono non solo inutilmente restrittive, ma anche incoerenti e stupide. Come si spiega il sì alla partita di calcetto e il no alla lezione individuale in palestra o alla piscina al chiuso (quelle all'aperto, almeno, riprenderanno sabato le attività)? Come si giustifica il sì (pur contingentato) a cinema e teatri e il no ai ristoranti al chiuso, magari con la stessa limitata capienza? Per non dire del coprifuoco. Appare semplicemente surreale l'idea che non lo si possa né eliminare né spostare in avanti lunedì 17, cioè ben 192 giorni dopo la sua introduzione, ma si debba arrivare fino al 199° giorno, il 24 maggio. Ignorando perfino un elemento di banale buon senso, che pareva acquisito già durante il primo lockdown a proposito dei supermercati: se comprimi gli orari di apertura, crei assembramento; se invece li dilati, diluisci le presenze. A ben vedere, dunque, non ci sono più scuse. E ogni minuto che passa senza un nuovo decreto che allenti le restrizioni va interpretato come un gesto politico, e cioè evitare che il centrodestra e la Lega abbiano partita vinta. Dunque, l'atteggiamento del governo (e purtroppo anche il question time del premier Mario Draghi, l'altro giorno, ha corroborato questa impressione) sembra essere quello di non smentire i chiusuristi, a partire da Roberto Speranza, di accreditare una decisione slegata dalle pressioni di Matteo Salvini, e magari di consentire (tra una giravolta e l'altra) pure a Pd e M5s di provare a intestarsi il merito delle regole più flessibili, quando finalmente scatteranno. Come se gli italiani non avessero visto e compreso lo spettacolo e le sue dinamiche.
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