2024-09-08
Toghe, finanzieri e 007. Nelle carte la rete di Laudati che spaventa Cantone
Dopo aver deciso di non rispondere ai pm umbri, l’ex magistrato della Dna indagato per i dossier ha mandato un appunto sul caso a 40 rappresentanti delle istituzioni.Per chi in questi giorni si è chiesto i motivi per cui il procuratore di Perugia Raffaele Cantone abbia chiesto gli arresti domiciliari (respinti dal gip e che saranno rivalutati dal Riesame il 24 settembre) per un ormai ex collega come Antonio Laudati, l’articolata risposta è nelle 206 pagine della richiesta di misure cautelari. Secondo Cantone l’ex procuratore aggiunto della Dna, indagato per vari reati insieme al finanziere Pasquale Striano per i presunti dossier finiti sui giornali, la richiesta di arresto è motivata «in ragione della gravità dei fatti di reato allo stesso attribuiti e dell’elevato rischio di inquinare le prove, acquisite ed in corso di acquisizione, del presente procedimento». Una motivazione che, in virtù del pensionamento di Laudati, può apparire debole, ma che certamente Cantone argomenta in modo articolato. A partire dalla diffusione da parte dell’ex collega di un file, denominato «Laudati’s version», che l’ex toga invia a una quarantina di nominativi di peso. Tra loro spiccano: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, l’ex direttore dell’Aise Luciano Carta, il capo della polizia Vittorio Pisani, il direttore dell’Aisi Mario Parente, il primo presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano. Insieme a loro, vari magistrati, ufficiali delle forze dell’ordine, un presidente di sezione della Corte dei conti, alcuni alti dirigenti dell’Uif della Banca d’Italia. Insomma, una lista da far tremare i polsi perfino a un inquirente navigato, anche se nella richiesta di arresto Cantone evidenzia come tutte le chat siano rimaste «mute», senza alcuna risposta all’invio «per l’evidente imbarazzo di aver ricevuto un documento di parte relativo ad una vicenda assai delicata, un’iniziativa a dir poco inopportuna». Ma allo stesso modo sottolinea come «oltre al contenuto dell’atto, appare assai più grave, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, in ragione dei ruoli ricoperti, l’elenco dei destinatari» della versione di Laudati. Nell’appunto difensivo, secondo Cantone, Laudati «riporta un dato assolutamente falso ovvero la circostanza che “La vicenda processuale ha avuto inizio con una relazione dello scrivente (Laudati, ndr), redatta in data 21 novembre 2022”». Ma per il procuratore di Perugia «Tale lettera indicata da Laudati […] non è altro non è che la nota di riposta alla Procura di Roma, sulla base della richiesta, a lui direttamente inoltrata, di chiarimenti in ordine agli accessi effettuati da Striano», sul quale i pm capitolini stavano già indagando dopo l’esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto. Nella richiesta di arresto Cantone motiva l’esigenza di misure cautelari anche spiegando che Laudati, dopo aver scelto «legittimamente di non rispondere» alle domande degli inquirenti che lo avevano convocato, abbia però «dopo aver divulgato una nota difensiva ai giornalisti», inoltrato «una richiesta di audizione alla Commissione nazionale antimafia, con nota di data 3 aprile 2024». Secondo Cantone, «Basta dare una lettura alla lettera indirizzata alla Commissione nazionale antimafia per rendersi conto che la stessa più che una richiesta appare una memoria difensiva e costituisce già di per sé, dunque, una forma di inquinamento probatorio». «In tale richiesta» prosegue Cantone, «Laudati, riprendendo il contenuto della “Laudati’s versions”, di cui si è detto, afferma come non fosse compito suo controllare Striano; che quest’ultimo lavorava anche per conto del Nspv e che, in sostanza, circostanza falsa, da quando arrivo Russo (Giovanni, ndr), cessò di svolgere il ruolo di referente del gruppo (che gestiva le Sos, ndr) e, da ultimo, “scarica” sulla Gdf il compito esclusivo di dover controllare lo Striano». Le conclusioni di Cantone rimandano alle cronache dei processi a Silvio Berlusconi, accusato dai suoi avversari di volersi difendere dai processi invece che nei processi: «Tanto premesso, visto il comportamento assunto dall’indagato, e la volontà di volersi difendere “al di fuori” del procedimento, informando vertici della Gdf dell’Uif, delle forze di polizia e del governo nonché della magistratura della sua ricostruzione dei fatti e, da ultimo, chiedendo di essere ascoltato dalla Commissione nazionale antimafia, appare necessario ed urgente procedere con richiesta di misura cautelare». A sostegno di questa necessità, il procuratore di Perugia riporta anche due conversazioni captate dal trojan inoculato sullo smartphone di Laudati. La prima, è un’intercettazione ambientale di una conversazione «intercorsa tra lo stesso e Nunzia Patierno (dipendente della Dna che non risulta indagata, ndr) del 26 febbraio 2024 nella quale viene fatto riferimento ad una riunione tenutasi tra i procuratori delle Dda di Roma e Perugia e il procuratore nazionale antimafia, avente ad oggetto richieste di dettaglio in merito a segnalazioni di operazioni sospette». È la donna che aggiorna Laudati, che le aveva chiesto se ci fossero novità, sulle questioni di suo interesse: «Allora consigliere, hanno risposto, le feci vedere quella nota che chiedevano le relazioni di dettaglio su quelle Sos, hanno risposto, insomma, e le hanno inviate, però li più non so, poi so che è stata fatta una riunione pero con la Dda di Roma e quella di Perugia, però soltanto i due procuratori e Melillo (Giovanni, ndr) e basta». Poi, chiosa la donna, «non si è saputo più niente». Il 5 marzo, il trojan del telefonino di Laudati registra le chiamate effettuate attraverso Whatsapp tra la toga e un suo collega, Alberto Cisterna, presidente di sezione al Tribunale civile di Roma. Anche lui ha ricevuto la «Laudati’s versions». Anche in questo caso indagato sembra scaricare le responsabilità del controllo dell’operato dei finanzieri su altri: «Il responsabile della sezione informatica era, è ancora Antonello Racanelli […] siccome, lui nel difendersi dice, no ma questo era il mio modo di fare, io lavoravo per il gruppo Sos, il gruppo Sos cra eccetera, dice mandiamo gli atti a Perugia, perché l’obiettivo è quello di dire le precedenti gestioni della Procura nazionale facevano schifo». Cisterna, uscito da poco da una vicenda giudiziaria che ne ha frenato la carriera è solidale con il collega: «È un tritacarne». Laudati spiega: «Alberto, ma questi sono tutti accessi che ha fatto questo Striano dalla Guardia di finanza». Poi aggiunge che quella in corso «era un’indagine che ci volevano 5 minuti, lui fa un accesso dopodiché si incontra con un giornalista, il giornalista pubblica la denuncia di Crosetto, come scrive […] non ci vuole assolutamente niente, poteva essere chiusa dopo due giorni».La decisione di inoculare i cellulari di Striano e Laudati con i trojan ha un motivo preciso, quello di «comprendere perché e per conto di chi Striano abbia operato». Un argomento sensibile, al quale è dedicato un capitoletto intitolato, senza tanti giri di parole, «Considerazioni conclusive circa lo stato dell’indagine e i dati emersi ed in corso di approfondimento circa i possibili “mandanti”». Le attività di ascolto non hanno permesso di scoprire l’eventuale mandante del presunto dossieraggio, ma hanno fornito «spunti investigativi in corso di approfondimento» e «elementi di possibile inquinamento probatorio». La scoperta dei mandanti è stata resa più difficile dal fatto che la Procura di Roma ha interrogato Striano senza sequestrargli i dispositivi elettronici, cosa avvenuta successivamente. La consulenza tecnica ha evidenziato «l’assenza di alcune chat sul telefono» del finanziere indagato. Uno dei filoni che è stato approfondito per fare luce sui mandanti, è quello delle ricerche su personaggi legati al Vaticano fatte da Striano. Cantone infatti evidenzia come riguardo ai «rapporti con il Vaticano va rilevato ancora che alcuni quotidiani a tiratura nazionale, durante il periodo di ampio risalto mediatico della vicenda che ha visto coinvolto Striano, hanno riferito di possibili collegamenti con la vicenda afferente alla compravendita di un immobile a Londra successivamente focalizzandosi sull’avvio, da parte del promotore di giustizia della Stato vaticano, Alessandro Diddi, di una inchiesta sulla possibile raccolta di informazioni riservate effettuate, anche tramite Striano». In uno degli articoli, scrive Cantone, «l’autrice fa riferimento all’articolo stampa del 3 ottobre 2019 de L’Espresso a firma di Emiliano Fittipaldi (oggi direttore di Domani, ndr), il quale ha divulgato, per la prima volta, gli “approfondimenti della magistratura vaticana” sul “caso Becciu” rivelando un “documento segretissimo” ottenuto, secondo quanto dichiarato a posteriori dallo stesso Fittipaldi» da un collaboratore di Raffaele Mincione, uno degli imputati (condannato in primo grado), nel processo svolto in Vaticano legato all’acquisto di un palazzo a Londra.Cantone, quasi a volersi chiedere se è nato prima il caso giudiziario o gli accessi del finanziere, sottolinea come l’articolo citato evidenzia come uno degli articoli citati «evidenzia che gli accessi abusivi effettuati da Striano in merito ai personaggi coinvolti nelle ’inchieste del Vaticano sono “di gran lunga antecedenti” al primo atto di indagine notificato agli indagati nel mese di ottobre 2019». E al Vaticano potrebbe portare un altro dei «destinatari delle informazioni» raccolte da Striano, tale S.A. «che, da consultazione della banca dati Serpico, risulta aver percepito nel 2022 redditi da lavoro dipendente dal Comando generale dei Carabinieri - centro nazionale amministrativo, Istituto nazionale della previdenza sociale e presidenza del Consiglio dei ministri. Nel marzo di due anni fa l’uomo (che non risulta indagato) si rivolge al finanziere per avere informazioni su un parroco di una cittadina della provincia romana. Nello scambio di messaggi Striano si mostra vulnerabile: «Sono notizie troppo riservate, risalgono a me senza problemi». Ma il suo misterioso interlocutore lo rassicura: «Non ti preoccupare, le gestisco come sai». Uno 007? Un emissario del Vaticano? Per Cantone «il collegamento con S.A. pare essere riconducibile a rapporti con il Vaticano, o comunque a richiesta di informazion relative a soggetti […] che hanno rivestito ruoli di rilievo nello Stato pontificio».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)