2022-07-30
«Repubblica» piazza un’altra bufala. «Contatti Cav-Razov sull’Ucraina»
Silvio Berlusconi e Sergey Razov
Silvio Berlusconi: nessuna telefonata con l’ambasciatore russo. Antonio Tajani: notizia infondata.Domanda da un milione di rubli. Secondo voi un quattro volte presidente del Consiglio, dal 2002 amico personale di Vladimir Putin (nonché di alcuni presidenti degli Stati Uniti e di decine di capi di Stato), ha bisogno di parlare con l’ambasciatore russo in Italia per farsi spiegare i perché e i percome dell’invasione dell’Ucraina? Inverosimile, no? Eppure ieri il cortocircuito mediatico e propagandistico è arrivato a inventarsi questa balla sesquipedale: secondo Repubblica il 20 luglio, cioè nel bel mezzo della crisi di governo, Silvio Berlusconi avrebbe rivelato ai suoi di avere appena «parlato con l’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov» e che questi gli avrebbe «spiegato le loro ragioni, e che cosa ha fatto Volodymyr Zelensky». Sei mesi dopo l’invasione, insomma, il diplomatico si sarebbe improvvisamente e finalmente deciso a raccontare al leader di Forza Italia che era «stata l’Ucraina a provocare ventimila vittime nelle zone contese. E che l’invasione era necessaria perché il rischio era che l’Ucraina invadesse la Russia». Tutto, oggettivamente, suona più ridicolo che inverosimile. Eppure Repubblica dà per sicura la notizia. Certezza granitica. Non adotta nemmeno il condizionale, né le più banali prudenze che in questi casi sono ovvie. Per di più, scrive di aver «chiesto un commento all’ambasciata russa, senza ottenere risposta», certificando così di non aver fatto altrettanto con Forza Italia, o con i portavoce del suo presidente. Il giornale spara l’articolo a pagina 6 con un titolo forte, che addirittura insinua l’esistenza di più colloqui: «Le telefonate di Berlusconi con l’ambasciatore russo: Mi ha spiegato la verità». La sola precauzione di Repubblica è evitare la prima pagina: a tanto non arriva. Ma è ovvio che, nella campagna elettorale più brutta e più falsa di sempre, la balla al fulmicotone accende la politica, che il giorno prima è già stata surriscaldata dai finti scoop della Stampa sulle presunte «trame russe» alle spalle di Matteo Salvini e dei suoi ministri. La fandonia scuote l’online, arroventa i social network. Ci casca pure qualche politico di lungo corso e di memoria corta, come l’ex deputato azzurro Elio Vito, il quale sentenzia che «per aver avuto rapporti con l’ambasciata russa nelle scorse settimane, Berlusconi e Salvini meriterebbero l’esclusione da ogni alleanza politica e da ogni competizione elettorale». Manca solo la fucilazione alla schiena.Poi Berlusconi risponde con poche, definitive parole: «Non ho mai incontrato l’ambasciatore russo, né mai avuto conversazioni telefoniche con lui». Interviene anche Antonio Tajani, il quale dichiara che «la notizia è completamente infondata ed è l’ennesima dimostrazione che è partito un attacco contro il centrodestra», e poi sottolinea ragionevolmente che per evitare la topica «sarebbe bastata una telefonata di verifica». Forza Italia aggiunge due annotazioni. La prima: «Un leader della caratura internazionale di Berlusconi, quando desidera avere contatti con leader stranieri, lo fa al massimo livello, cosa che con la Russia non avviene da molto tempo». La seconda: «Stupisce che uno dei più grandi quotidiani italiani dia spazio a illazioni non soltanto infondate, ma che vanno nella direzione esattamente opposta rispetto alle nostre convinzioni e ai nostri comportamenti».L’impressione è che la campagna elettorale sia partita malissimo, e che mai come in precedenza si stia basando soprattutto sull’impiego di falsità propagandistiche. E purtroppo siamo soltanto all’inizio: nei 57 giorni che ancora ci separano al 24 settembre ne vedremo delle belle. Anzi, delle balle.