2019-12-22
Renzi valuta l’assist all’altro Matteo. Questione di garantismo. E non solo
Iv può evitare il processo al leghista, sperando che il Carroccio ricambi il favore.Occhi puntati sulla giunta delle elezioni e delle immunità del Senato, presieduta da Maurizio Gasparri e composta da 23 membri, che il 20 gennaio prossimo dovrà dare il primo semaforo (verde o rosso) alla clamorosa richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per sequestro di persona. In quella giunta i rappresentanti di Lega, Fi e Fdi sono 10: minoranza consistentissima, ma pur sempre minoranza. In attesa di capire se possano esservi defezioni tra i 6 grillini (Mario Giarrusso è stato a volte in polemica, su diversi temi, con la linea politica ufficiale del Movimento), o se possa sfilarsi dalla maggioranza, su un tema di coscienza come questo, il rappresentante delle Autonomie Meinhard Durnwalder, i fari sono accesi sui tre parlamentari renziani, Giuseppe Cucca, Francesco Bonifazi e Nadia Ginetti che, se facessero mancare il proprio voto contro Salvini, ribalterebbero gli equilibri. Per il momento, Italia viva resta sulle generali, e, attraverso il suo capogruppo a Palazzo Madama Davide Faraone, ha fatto sapere che i renziani vogliono «leggere le carte». Un modo per prendere tempo, e anche per non rendere affatto scontata - agli occhi del Pd e dei 5 stelle - una convergenza manettara dei renziani. A microfoni spenti, un autorevole esponente renziano fa notare tre cose alla Verità. Primo: sbaglierebbe la Lega se, rispetto alla scelta che i renziani dovranno compiere in giunta, politicizzasse questo specifico voto, nel senso di attendersi in quella sede che Italia viva stacchi clamorosamente la spina al governo, alimentando quella campagna di stampa, insidiosissima per Renzi, sulla presunta convergenza tra i due Matteo. Tra l'altro, se tutto si riduce a un derby giocato sull'immigrazione, i renziani (Faraone in testa) hanno da tempo assunto posizioni polemicissime contro Salvini. Faraone arrivò al punto di salire a giugno scorso sulla Sea Watch guidata dalla Carola Rackete, ribattezzata da Repubblica «la capitana». Seconda osservazione dal campo renziano. Discorso diverso (e qui Renzi potrebbe effettivamente aprire una riflessione) se tutto si giocasse sul punto del garantismo. Renzi, la scorsa settimana, ha pronunciato in Senato un discorso fiammeggiante contro le invasioni di campo della magistratura: sarebbe abbastanza difficile, appena un mese dopo, avallare un'operazione giustizialista contro un avversario. In questo senso, tendere la mano a Salvini nel voto sull'autorizzazione avrebbe un doppio valore: mostrare che il suo garantismo non è solo a proprio uso e consumo, e distinguere tra merito della questione (cioè l'immigrazione, su cui i renziani vogliono continuare a combattere contro la Lega) e metodo (cioè l'idea che, comunque la si pensi, il dibattito debba essere politico e non giudiziario). La terza suggestione renziana, pur tenendosi alla larga da qualunque do ut des, è più che altro un'attesa, un'aspettativa. Se la legislatura durerà ancora per un certo tempo, è evidente che Italia viva dovrà mettere sul tavolo proposte per distinguersi, per parlare al Paese, per testare la possibilità di dialogo anche futuro dentro l'attuale perimetro giallorosso, o anche per capire se - su singoli e specifici punti -possano esservi convergenze con altre forze parlamentari, senza alcuno scambio. In questo senso, il primo punto su cui i renziani vogliono lavorare è il loro cosiddetto «piano shock» su infrastrutture e opere bloccate. Quel piano fu annunciato a novembre, e i renziani dissero che, dopo un giro di opinioni (imprese, Comuni, banche, investitori), avrebbero formalizzato una proposta a gennaio. Da un lato, Italia viva si attende che la sua proposta si tramuti in un decreto legge del governo. Ma dall'altro c'è chi, in ambito renziano, vagheggia l'idea di un'iniziativa parlamentare allargata alle opposizioni.