2018-10-22
Renzi sosteneva Uber. Ora l'app assume un renziano di ferro
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pagina Facebook di Gabriele De Giorgi
Gabriele De Giorgi, una vita in politica con il Pd, dopo un passato con l'ex premier ora approda in Uber come public policy manager, l'azienda della Silicon valley che proprio l'ex segretario dem ha sempre lodato durante i suoi anni a palazzo Chigi.Dal pubblico al privato il passo è breve. Se poi l'area politica di cui facevi parte ha sostenuto l'azienda è ancora più veloce. E poi se non c'è più posto a palazzo Chigi dove è arrivato il governo gialloblu di Giuseppe Conte bisogna cercare altrove. Capita così che Gabriele De Giorgi, classe 1982, figlio del capo di Stato maggiore della Marina militare Giuseppe De Giorgi, due anni fa finito nell'inchiesta Tempa Rosa e poi archiviato, sia finito a lavorare in Uber, azienda della Silicon valley che fornisce un servizio taxi tramite applicazione su smartphone. Lo ha annunciato lui stesso sulla sua pagina Facebook. «Treno per Milano. Oggi dopo undici anni di impegno attivo in politica comincia per me un nuovo capitolo della vita» scrive De Giorgi jr. «Da oggi sarò il nuovo public policy manager di Uber per l'Italia. In questi anni ho vissuto la politica non solo come passione ma come professione e la politica è stata generosa con me». E' sincero il figlio dell'ammiraglio. Del resto il suo leader politico Matteo Renzi fece una battaglia per sostenere Uber negli anni passati, anche quando lo scontro con i tassisti arrivò agli apici, in particolare a Milano. «Ho utilizzato Uber a New York con un amico. L'ho trovato un servizio straordinario. Dalla settimana prossima affronteremo anche questo», diceva l'ex segretario del Pd, nel momento in cui i sindacati dei tassisti facevano sentire la loro voce, chiedendo ad alta voce di regolamentare un servizio, quello di Uber, che indiscriminatamente toglieva loro lavoro. A distanza di quasi quattro anni - Renzi si era appena insediato a palazzo Chigi e aveva già iniziato a sostenere a spada tratta le aziende della Silicon valley - ora caso vuole che un renziano entri nell'azienda che hai sostenuto. Del resto De Giorgi è più di un renziano. Già segretario particolare di un sottosegretario caro a Renzi, Domenico Manzione, magistrato ma anche fratello di quella Antonella Manzione ex capo della Polizia municipale di Firenze che l'ex presidente del Consiglio volle a capo del Dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, posto chiave. Nel suo blog, ora oscurato, scriveva: «Nel 2012 ho scelto di impegnarmi a sostegno del progetto di rinnovamento, e perché no, di rottamazione rappresentato da Matteo Renzi. Ho collaborato direttamente alla campagna per le sue primarie lavorando nel comitato nazionale per le primarie da Firenze affiancando Roberto Reggi nel suo ruolo di Responsabile della campagna». Oggi sul suo profilo Facebook scrive: «Ho potuto viaggiare in tre continenti, vedere e partecipare alla Cosa Pubblica da dentro, guardare negli occhi i più grandi dolori e le più grandi gioie del nostro mondo, iniziando proprio dalla base e senza esperienza nel 2008 come assistente parlamentare fino a ritrovarmi dieci anni dopo a Palazzo Chigi. È arrivato però per me il momento di fermarmi, di riflettere e cambiare punto di vista. Sono felice di poterlo fare con Uber provando a costruire e dare il mio contributo in una delle più affascinanti Società della nostra generazione». Uber ringrazia e contraccambia.
(Totaleu)
Lo ha detto Graziano Verdi, presidente della Cet (Federazione Europea della Ceramica) e vicepresidente di Confindustria Ceramica, in un punto stampa alla sede di Confindustria Ceramica a Bruxelles, nel contesto degli European Ceramic Days 2025.
(Arma dei Carabinieri)
I Carabinieri dei Nucleo Investigativo di Napoli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere (19 soggetti, di cui 5 già detenuti per altra causa tra cui il ruolo di capo clan) e degli arresti domiciliari (2 soggetti), emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia per un totale di 21 soggetti gravemente indiziati di associazione di stampo mafioso, estorsione, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, ricettazione ed evasione e reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Le complesse indagini svolte tra il 2022 e il 2023 dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Napoli e coordinate dalla Dda di Napoli hanno consentito di documentare la continua operatività del clan «Licciardi» e dei gruppi criminali associati, parte del potente cartello camorristico chiamato «Alleanza di Secondigliano», storicamente attivo ed egemone nella parte settentrionale di Napoli e nella provincia e di delineare l’organigramma e i ruoli degli associati nonché di accertare la commissione di diverse condotte a scopo estorsivo a danno di commercianti, di soggetti dediti alle truffe informatiche, nei cui confronti il clan ha rivendicato parte dei proventi illeciti, e di un’occupante abusiva di una casa popolare, costretta a versare 16mila euro per continuare ad abitarla.
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