2018-04-27
I Renzi cambiarono commercialista per mettere nel 740 i «danni da figlio premier»
L'uomo che da anni curava gli interessi delle ditte di famiglia ebbe un alterco con papà Tiziano e si sfogò con la signora Laura: «Certe cose non le scrivo, cercate altri». Detto, fatto. Il sostituto mise nero su bianco che Matteo al governo nuoceva agli affari.L'immobiliarista Luigi Dagostino portava il babbo dai politici, però tutti negano o dicono di non averne memoria.Lo speciale contiene due articoli.«Io non sono più il loro commercialista. Facevo anche le loro dichiarazioni personali, ma hanno portato via tutto». Il professsionista fiorentino Stefano Cherici non si scompone quando il cronista lo interroga sulla mail pubblicata dalla Verità domenica scorsa. Il documento è depositato nel procedimento per emissione di fatture false contro Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex premier Matteo. Il messaggio di Cherici è accorato e viene inviato l'8 aprile 2016 alla Bovoli. Ricordiamo il contesto storico in cui avviene l'invio per meglio inquadrare la vicenda. Nella primavera di due anni fa l'ex Rottamatore è premier da 26 mesi e gli affari della famiglia dopo un lungo periodo di crisi stanno migliorando, sebbene a complicare le cose ci siano le notizie di cronaca giudiziaria. Infatti, anche se il bilancio del 2014 era passato da 1,9 milioni a 4,3 milioni e quello del 2015 era stato chiuso con 5,6 milioni di ricavi, in quel momento Tiziano si trova ancora sotto inchiesta a Genova con l'accusa di bancarotta fraudolenta: è invischiato da più di due anni nelle indagini che riguardano il fallimento della sua vecchia Chil post e i giornali non hanno mancato di parlarne. «Forse era un po' nervoso lui, forse ero un po' nervoso io», prova a ricostruire Cherici, fatto sta che il loro rapporto va in frantumi e l'8 aprile il professionista scrive a Laura Bovoli, moglie di Tiziano e presidente della Eventi 6: «Lalla ieri sera tra me e Tiziano c'è stato qualche momento di tensione (…) Ora devo rivolgermi a te in quanto sei l'amministratore della società. Io volevo ribadire con assoluta serenità, ma con fermezza che non sono disponibile a inserire in nota integrativa quanto indicato da Tiziano; non ritengo infatti la nota integrativa la collocazione giusta di simili esternazioni. Ricordo che la nota integrativa fa parte del bilancio e quindi è compresa nel mio incarico professionale. Sarei ben lieto di parlarne magari con un vostro legale. Aggiungo infine che sono amareggiato, soprattutto per i nostri cordiali rapporti ormai ventennali, per il tono non certo amichevole con cui mi si chiedono certi adempimenti». Gli inquirenti fiorentini hanno voluto allegare agli atti anche questa mail, considerandola probabilmente utile per delineare la gestione degli affari da parte dei coniugi Renzi. Cherici conclude la missiva offrendo la propria testa sul piatto: «Ti dico anche che puoi ritenerti libera, nel caso Tiziano insistesse nelle sue richieste, di affidare le operazioni di bilancio a un altro professionista». Offerta che venne subito accolta. «Io non feci quello che chiedeva il cliente e lui mi disse: “Bene allora mi rivolgo ad altri"» ricorda il professionista con La Verità. Ma di che tipo di esternazioni si trattava? «Voleva inserire delle considerazioni che riguardavano la sua posizione», continua Cherici. «Pretendeva di fare dei riferimenti a degli aspetti che non riguardavano la società e cioè che la Eventi 6 poteva avere subito effetti negativi dalle cose che si dicevano intorno alla famiglia». Ma il commercialista non ritenne di mischiare conti e recriminazioni: «La rottura del rapporto c'è stata perché non mi piacque il tono con cui mi furono chieste certe cose. In ogni caso vorrei precisare che non era illegale ciò che Tiziano voleva far scrivere nel bilancio, tant'è che il collega che mi ha sostituito penso che lo abbia inserito». E infatti in fondo al bilancio del 2015 della Eventi 6 si leggono le conclusioni che Cherici non ha voluto redigere e che hanno portato alla sua defenestrazione. Dieci righe di considerazioni che si risultano essere una sorprendente autodifesa di babbo Renzi, quasi un'excusatio non petita per la crescita del volume d'affari: «In un mercato di riferimento in profonda evoluzione abbiamo compreso che la grande distribuzione presenta ancora spazi di crescita per chi ha idee e suggerimenti di marketing originali. Come impresa familiare abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul core business della società (la distribuzione di volantini e giornali, ndr) - anche in conseguenza della grande campagna mediatica falsa, avversa e talvolta denigratoria nei confronti del responsabile commerciale Tiziano Renzi - il quale aveva avuto intuizioni importanti legate alla promozione ed allo sviluppo di mall di lusso, che sono naufragate, nonostante un business plan di assoluto interesse. I 30 anni di rapporti positivi e corretti con i clienti - hanno consentito non solo di limitare le perdite, ma di conseguire un fatturato che sta tornando verso i livelli del 2008 - prima, per intendersi, che un familiare in politica creasse oggettive limitazioni di contesto- (...)». In sostanza Tiziano voleva che fosse messo nero su bianco che gli affari erano peggiorati per colpa della discesa in campo di Matteo. Una teoria che potrebbe apparire fantasiosa a chi prendesse in considerazione la prodigiosa ripresa dei fatturati dell'azienda con l'ascesa al potere di Matteo. Ma nelle conclusioni finali Renzi senior, oltre ad attaccare i giornalisti, rivela pure il sogno imprenditoriale che sta covando in quei mesi: «Affacciarsi sul mercato internazionale». Un'espansione con precisi confini: «Pensiamo di partire grazie alle conoscenze in loco, dalla creazione di filiali in Montenegro, Spagna e Brasile». Forse i problemi giudiziari e le dimissioni del figlio premier hanno ridimensionato le ambizioni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/renzi-nel-740-i-danni-da-figlio-premier-2563607621.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="babbo-lobbista-ma-nessuno-si-ricorda-di-lui" data-post-id="2563607621" data-published-at="1757335352" data-use-pagination="False"> Babbo lobbista ma nessuno si ricorda di lui L'immobiliarista Luigi Dagostino ha sostenuto con La Verità di aver utilizzato Tiziano Renzi per provare a condizionare psicologicamente le persone che doveva incontrare, soprattutto tra gli esponenti del Pd. Un ruolo da lobbista sui generis per cui il babbo sarebbe stato profumatamente pagato, se è vero che in quel periodo ha incassato da Dagostino quasi 200.000 euro per progetti mai realizzati. All'epoca Renzi senior era il genitore del politico del momento, il rampantissimo Matteo e allora Dagostino che cosa faceva per facilitare i propri affari e sciogliere gli interlocutori? Portava con sé l'amuleto Tiziano. Il quale per lo più taceva. Per esempio il sindaco di centrosinistra di Sanremo se lo ricorda silenzioso in un angolo mentre si discuteva del nuovo centro commerciale che l'immobiliarista avrebbe voluto costruire in Riviera. Anche il primo cittadino di centrodestra di Fasano ha incontrato la strana coppia nel 2015 e il suo successore, il piddino Francesco Zaccaria, appena eletto si è visto recapitare sul cellulare gli auguri di Tiziano. Ora Dagostino e i genitori di Matteo Renzi sono indagati per emissione e utilizzo di false fatture, un giro di soldi che in qualche modo gli investigatori stanno provando a collegare, almeno cronologicamente, all'attività di lobbing di babbo Tiziano. Nell'agenda dell'imprenditore pugliese sono appuntati i nomi di coloro che avrebbero avuto l'onore di incontrarlo tra estate e autunno 2015: ci sono diversi politici e persino di un magistrato. Ma adesso quasi nessuno ha memoria di quegli abboccamenti. Nell'organizer figura due volte il nome dell'ex senatore dem Nicola Latorre, originario di Fasano. Il già parlamentare prende le distanze: «Conosco Dagostino e credo anche di avergli stretto la mano in più d'una occasione, ma non l'ho mai incontrato con Tiziano Renzi e, soprattutto, non ho mai avuto rapporti su questioni concrete. Non nego che fossi informato sul progetto dell'outlet di Fasano, conoscevo tutta la vicenda tramite il sindaco, un mio ex collaboratore. Ci sono stati incontri, questo glielo confermo, ma non mi pare che ci siano stati dei risultati». Ma Tiziano l'ha visto o no? «Solo in fotografia. Questo lo può scrivere a caratteri cubitali, lo può chiedere anche a lui; d'altro canto non avrei nessuna difficoltà a dirle il contrario, se fosse vero, visto il simpatico trattamento che mi ha riservato il figlio». Nel taccuino di Dagostino era indicato anche Filippo Caracciolo, ex assessore pd all'Ambiente della Regione Puglia. Caracciolo si è dimesso a febbraio dopo aver appreso di essere indagato per corruzione e turbativa d'asta: «Incontri con Tiziano Renzi? Non ricordo questa cosa. Dagostino? Sono nomi che sto sentendo per la prima volta», taglia corto il politico. Alcune riunioni si sarebbero svolte nella masseria resort del commercialista Massimo Pagliarulo, il quale ha poi ceduto la struttura proprio a Dagostino. Pagliarulo, ex socialista, a fine 2015 si propose come candidato alle primarie del Pd di Fasano: «Io Tiziano Renzi l'ho visto una volta sola nella mia vita e non sapevo neanche che fosse lui. Dagostino, invece, lo conosco bene. Ho un contratto di collaborazione per la realizzazione del suo Mall e gli ho venduto casa mia». Gli riferiamo che nell'agenda c'è scritto che a un rendez-vous avrebbero partecipato lui, Dagostino, Tiziano Renzi e il magistrato Cosimo Bottazzi. «Io in questo momento non rammento nulla, devo prendere la mia di agenda e controllare». Insistiamo: ma Bottazzi lo conosce? Prima Pagliarulo prova a cambiare argomento e poi fa cadere la linea: «Pronto? Non sento più niente, mi scusi…». Clic. Ovviamente da quel momento Pagliarulo risulterà irraggiungibile. L'ultimo tentativo lo facciamo proprio con Bottazzi, ex sostituto procuratore generale di Bari, oggi in pensione: «Ho incrociato Dagostino perché me lo ha presentato il dottor Pagliarulo che conosco da molto tempo. Frequentavo il loro resort, però Tiziano Renzi in questo momento non ce l'ho presente. Stiamo parlando degli amici degli amici». Non le ha lasciato un fulgido ricordo? «Sinceramente no».
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia dal Forum Teha di Cernobbio: «La leva competitiva è cruciale per l'Italia e l'Europa».