2024-01-25
Renzi cacciò i critici e ora fa il paladino della libera stampa
Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Matteo solidarizza con «Repubblica» per i presunti attacchi. Dimentica il suo passato e l’amicizia con gli autocrati sauditi.Enzo Tortora nel 1956 portò in Italia l’applausometro, strumento che registrava l’intensità degli applausi degli spettatori durante un programma. Beh, oggi servirebbe qualcosa di simile, ma non per valutare con quanto vigore gli ascoltatori di un talk show si spellino le mani, ma per stabilire quante balle vengano pronunciate dai politici di turno. Sono certo che il «ballometro» ci darebbe straordinarie sorprese. Cominciamo con il caso del giorno, ossia la nomina di un direttore della Fondazione del teatro di Roma che non è gradito alla sinistra. Quel posto il sindaco della Capitale (Pd) lo aveva già prenotato per un compagno suo, ma si dà il caso che lo statuto dell’ente assegni due posti in consiglio alla Regione Lazio, due al Comune di Roma e uno al ministero dei Beni culturali. Risultato, se prima i consiglieri della fondazione erano espressione di un solo partito, il Pd, dopo le elezioni si è dovuto fare i conti con tre esponenti indicati dal centrodestra e questi, sabato scorso, hanno nominato un direttore diverso da quello desiderato dai compagni. Apriti cielo! Invece di riconoscere che il nuovo numero uno era stato scelto con un metodo democratico, votando a maggioranza, cioè tre contro due, la sinistra ha evocato il golpe. Per evitare la nomina, i due messi lì dal sindaco di Roma hanno provato a «sconvocare il consiglio». Come quei bambini che, perdendo la partita, se ne vanno portandosi via il pallone, gli esponenti del Pd hanno cercato di sostenere che la riunione non fosse valida, nonostante la presenza della maggioranza dei consiglieri e pure degli organi di vigilanza. Insomma, per impedire una cosa normalissima, ovvero la scelta di un dirigente, si sono inventate balle e tirate fuori questioni riguardanti la democrazia, il rispetto delle istituzioni e della cultura eccetera. Ricordo che nel 2012, appena inaugurato il Maxxi, ovvero il grande museo romano delle arti contemporanee, a sinistra non si fecero alcuno scrupolo di affidarlo - senza gara e senza un curriculum che giustificasse l’incarico, ma con maxi stipendio - a Giovanna Melandri, giovane e molto intraprendente parlamentare del Pd, che era già stata ministro nei governi D’Alema e Amato. Uscita dal Parlamento, non perse un attimo di tempo e si insediò al Maxxi, dove è rimasta fino all’altroieri. E la democrazia, l’occupazione delle poltrone, l’arroganza? Niente, la nomina di Melandri fu nel pieno rispetto della competenza, del pluralismo, della disponibilità di confronto, dei valori più nobili eccetera. Ma le balle più grosse le ha sparate, come al solito Matteo Renzi, il quale non si è trattenuto ed è intervenuto sul caso Meloni-Repubblica, ovvero sulla risposta che il presidente del Consiglio ha dato al giornale che l’ha accusata di svendere l’Italia per aver messo sul mercato alcune quote di aziende partecipate dallo Stato. Pensate ai vostri azionisti (cioè agli Agnelli) è stata la replica, che hanno portato l’azienda in Olanda per pagare meno tasse e poi l’hanno ceduta ai francesi. Anche qui, apriti cielo. Come si permette Meloni di attaccare la libertà di stampa mettendo in dubbio l’indipendenza della redazione di Repubblica? In scena è andato il solito teatrino, di giornalisti indignati e di sindacalisti sfaticati, tutti pronti a protestare contro la protervia di chi sta al governo. Poteva mancare Matteo Renzi? Ovvio che no. Pur di farsi notare (ci sono le elezioni, non ci si può dedicare solo a fare soldi in Arabia), l’ex premier ha scritto una lettera di solidarietà al direttore di Repubblica, parlando di rispetto dell’informazione. Vi risparmio le frasi: vi ricordo solo che il signore in questione è a libro paga di un Paese che ha fatto ammazzare un giornalista che si era permesso di criticare la casa reale. Certo, Renzi non può essere considerato responsabile se un monarca ha fatto a pezzi - letteralmente - Khashoggi, tuttavia forse vale la pena di rammentare che quando un giornale criticava le sue scelte o quelle dei suoi familiari, lui non replicava come ha fatto Meloni: semplicemente chiamava l’editore e faceva licenziare il direttore. Ne so qualche cosa. Ecco perché io il «ballometro» lo metterei in funzione in ogni studio televisivo. E, se nessuno lo ha inventato, si può sempre ripiegare sulla macchina della verità. Ne vedremmo delle belle
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.