
Il sindaco meneghino sistema l'ex tandem di Fs vicino al Bullo: il «leopoldino» Renato Mazzoncini, indagato in Umbria e a Parma, diventa ad di A2a. Gioia Maria Ghezzi approda all'Atm. Centrodestra a secco anche in Fiera.Se non hai guidato un treno non sei nessuno. Il messaggio di Giuseppe Sala è la sintesi estrema delle nomine strategiche in A2a e Atm, due gioielli pubblici di Milano: il nuovo amministratore delegato della multiutility più importante d'Italia (energia e ambiente, 7 miliardi di fatturato e 12.000 dipendenti) sarà Renato Mazzoncini e la presidente dell'azienda dei trasporti sarà Gioia Maria Ghezzi. Stanno insieme nella stessa foto, una qualsiasi degli eventi di Ferrovie dello Stato dell'era renziana quando occupavano in tandem le posizioni di vertice. La partita miliardaria degli scali ferroviari dismessi è cominciata. Dopo avere vinto la battaglia dei pennarelli e avere sospeso gli affitti ai rom (i due più significativi interventi del sindaco durante l'epidemia), Sala è tornato ai temi che preferisce e ha portato avanti con pervicacia il programma di rinnovamento poltrone con un rigoroso spoil system a favore di Matteo Renzi. Le indicazioni di nomina hanno una tempistica da delitto perfetto: venerdì santo, lockdown, Paese sintonizzato sul virus. Il caso A2a è il più interessante. Mazzoncini è sponsorizzato dal sindaco piddino di Brescia, Emilio Del Bono, partner azionario dell'azienda pubblica, e dall'inner circle del venerato banchiere Giovanni Bazoli (la figlia Chiara è compagna di Sala). Ma ciò che più conta è l'ortodossia rispetto al senatore di Scandicci; tutti ricordano lo show dell'ex ad di Ferrovie sul palco della Leopolda, presentato da Renzi come «uno molto bravo, infatti il governo 5 stelle-Lega lo ha cacciato». La scelta suscita perplessità perché Mazzoncini ha due pendenze giudiziarie: è a processo a Perugia per truffa ai danni dello Stato (5,9 milioni a favore della Regione Umbria, ma lui si è sempre definito «estraneo alla gestione») ed è indagato a Parma con altre 10 persone per turbativa d'asta in una gara d'appalto per il trasporto pubblico. Cinque giorni fa il pm ne ha chiesto il rinvio a giudizio.Tutto questo evidentemente non confligge con le regole del Comitato per la legalità e la trasparenza del Comune di Milano, voluto proprio da Sala in pompa magna nel 2016 e diretto dall'icona di Mani pulite, Gherardo Colombo. Per completare il quadro entra nel cda di A2a anche un componente dello stesso Comitato, l'ex colonnello della Guardia di finanza, Federico Maurizio D'Andrea, che collaborò con il pool di Mani pulite ai tempi di Tangentopoli. Mazzoncini guiderà con il presidente Marco Patuano, ex ad di Telecom Italia, una multiutility con una capitalizzazione passata negli ultimi sei anni da 1,9 a 5,6 miliardi (triplicata) e con dividendi passati da 102 a 218 milioni (più 114%). Il manager bresciano aveva conosciuto Renzi da sindaco di Firenze, quando aveva organizzato il passaggio di proprietà della municipalizzata Ataf dal comune a Busitalia, controllata dalle Ferrovie, sollevando il bilancio pubblico di Palazzo Vecchio da un bel peso. L'operazione fu seguita dall'avvocato Maria Elena Boschi. Anche la nuova presidente di Atm (sigla del sistema di trasposti della metropoli lombarda) ha un passato renziano. Con lui sindaco, Gioia Maria Ghezzi elaborò un piano per la sicurezza stradale del Comune da 50 milioni. Con lui premier, nel 2015 è diventata presidente delle Ferrovie. Ora farà coppia con il direttore generale Arrigo Giana nella gestione di una società che proprio Mazzoncini tentò invano di portare in Ferrovie qualche anno fa. Corsi e ricorsi nel segno della politica e degli affari. Le nomine sono la conferma della debolezza strutturale del Pd in quanto tale a Milano, dove Sala spadroneggia reggendosi sui renziani di Italia viva, quelli mascherati e sulla sinistra rosso antico (Cgil, mondo Lgbt e centri sociali) rappresentata dall'eurodeputato Pierfrancesco Majorino. Anche il centrodestra fatica a inserirsi nella partita. Lo si evince dal risultato delle nomine in Fiera Milano, con la riconferma dell'ad Fabrizio Curci (nonostante le polemiche sul suo stipendio da 1,7 milioni) sponsorizzato da Sala. E l'ingresso in cda di Anna Gatti, ex Rai Way, anch'essa vicina al sindaco dem.Quella che viene maliziosamente definita «l'invasione dei ferrovieri» potrebbe avere uno scopo strategico: gestire la riqualificazione degli scali ferroviari dismessi, una partita immobiliare da 2,5 miliardi che cambierà la faccia di Milano. Si tratta di sette aree non più periferiche e distribuite a corona, un milione e 250.000 metri quadrati che fanno gola a livello immobiliare. Un business enorme. Lo scalo di Porta Romana ospiterà il Villaggio olimpico dei Giochi 2026. Per cedere gli scali le Ferrovie si sono trasformate in immobiliaristi con la società Fs Sistemi urbani e hanno messo a budget 500 milioni di ricavi. Sala ha agevolato Ferrovie e acquirenti (in pole position la Coima di Manfredi Catella) con un indice di edificabilità dello 0,65 contro quello normale dello 0,35. I comitati sono sul piede di guerra e i milanesi potrebbero incassare solo 50 milioni. Stranezze del bene comune, ma il sindaco è un supermanager.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





