Renzi spara a zero sul ministro Nordio, che in segreteria ha una renziana doc

Matteo Renzi, da quando il governo gli ha tagliato gli incassi esteri e lui è diventato il capo indiscusso dell’opposizione, è alla perenne ricerca di visibilità. E così l’uomo pagato dal principe sospettato di fare a pezzetti i giornalisti è diventato il paladino della libertà di stampa e persino il collettore di fughe di notizie. Gli addetti ai lavori hanno notato come il fu Rottamatore abbia anticipato di diverse settimane il tormentone dei messaggi sul generale Nijeem Osama Almasri scambiati dallo staff del Guardasigilli, Carlo Nordio, nelle ore concitate del rimpatrio in Libia del presunto torturatore. Renzi, in un gustoso siparietto con Fedez, ha acceso i riflettori sulla capa di gabinetto Giuseppina Bartolozzi, detta Giusi, oggi al centro delle polemiche per aver scritto (il 19 gennaio, giorno dell’arresto dell’alto ufficiale libico) al capo del Dipartimento Affari di giustizia del ministero, Luigi Birritteri, di usare la chat Signal e non il protocollo ufficiale per le comunicazioni su Almasri. E l’ex premier aveva pure citato Signal. Insomma sembra ben informato. Ma da chi?
L’avvocato Giulia Bongiorno, parlamentare della Lega, per capire se ci siano state violazioni, ha chiesto - e ieri è stata autorizzata dal tribunale dei ministri - di visionare gli atti dell’inchiesta per conto dei quattro indagati: ilpremier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Una concessione, ma con limitazioni: niente copie, niente file, niente parere del pubblico ministero. Quindi l’obiettivo è scoprire chi sia la fonte di Renzi e dentro al ministero girano numerose voci. Che, però, al momento restano tali. In diversi hanno puntato il dito su Birritteri, che ha lasciato il ministero, dove in passato aveva ricoperto il ruolo di vice capo di gabinetto e con Nordio ha guidato il Dag, in aperta polemica con la Bartolozzi, proprio per il caso Almasri. Ma forse, al Cluedo, sarebbe un sospettato troppo banale. Il classico maggiordomo. Birritteri è molto legato anche al capo della segreteria di Nordio, l’avvocato Giuseppina Rubinetti, che con il ministro era nella fondazione Luigi Einaudi e lo ha seguito in via Arenula. Ma è noto che tra la professionista e la Bartolozzi si è creato subito un acceso dualismo. È per questo che qualcuno sospetta di lei per le presunte fughe di notizie. Anche per la fama di renziana che ha la donna. Infatti quando è stata nominata amministratore unico di Equitalia giustizia dal governo Conte i giornali la incasellarono in quota Renzi. Senza ricevere smentite. Sul Fatto il direttore Marco Travaglio scrisse: «Nomine: Equitalia giustizia alla renziana Rubinetti, quella delle cene con Palamara. Alla task force del Recovery punta il lettiano Masi di Consap (ex Rai). I più bei nomi». Nelle intercettazioni e nelle chat di Palamara emerge il rapporto tra l’ex presidente dell’Anm e la Rubinetti, ma anche tra quest’ultima e Birritteri. Il 10 aprile 2019 l’avvocato organizza un «incontro conviviale» in cui punta a perorare la candidatura dell’ex vice capo di gabinetto a «segretario generale». Palamara con Gippi si esprime senza peli sulla lingua: «Ma se tu vuoi fare per tirargli la sponda a lui e tutto quanto... però questo fammi parlà pure con loro... eh... sennò quelli se... facciamo cioè io devo esser... glielo devo dire con... almeno li preparo pure, hai capito?». Gli investigatori appuntano l’esistenza «della comune volontà di mantenere la riservatezza dell’incontro». Ma per la compagna di Palamara, Adele Attisani, la cena avrebbe avuto un’altra finalità: «Gippi […] organizza per voi perché è una che cerca di farvi accoppiare, ma fate schifo... siete una categoria schifosa […]. Tutto una porcheria, una porcheria...». Palamara non obietta: «Hai ragione, hai ragione, sono d’accordo con te...». Ma le mazzate non sono finite: «E fate queste troiaie, hai capito? E meno male che ti rendi conto di quello che fate, meno male che ti rendi conto che fate delle marchette, Gippi vi porta le donne, ciao e non mi chiamare più».
Ma c’è un’altra questione: le carte del caso Almasri, diventate il nuovo terreno di scontro politico-mediatico con Nordio, additato come corresponsabile del rimpatrio del generale libico (ieri anche Elly Schlein ne ha chiesto le dimissioni), racconterebbero un’altra storia. A leggere i documenti ufficiali, la verità sembra più solida di quanto i giornali progressisti vogliano far credere. In una mail (pubblicata dal Dubbio), mandata da Luigi Birritteri, capo del Dipartimento per gli Affari di giustizia, alle 14.35 di domenica 19 gennaio (il giorno dell’arresto di Almasri a Torino) si legge che «il ministero della Giustizia non è stato coinvolto nella procedura». Una frase che smentisce l’ipotesi che Nordio fosse già nelle condizioni di intervenire. Il ministro della Giustizia, come già dichiarato in Parlamento il 5 febbraio, non aveva ricevuto i documenti necessari per autorizzare la consegna del generale alla Corte penale internazionale. A confermare la versione ufficiale c’è anche il magistrato italiano all’Aja, che aveva solo preannunciato il mandato. Ma intanto Almasri era già stato rimpatriato. Nel frattempo il tribunale dei ministri, che ha in mano il fascicolo, fa sapere che «nessun provvedimento conclusivo è stato ancora emesso», e che quindi ci si trova ancora nella fase coperta dal segreto d’ufficio, con gli atti dell’inchiesta custoditi sotto chiave. Compresi quelli classificati provenienti dall’Aise, coperti da segreto di Stato e non riproducibili. Tanto che il Tribunale dei ministri ha dovuto sporgere una denuncia.






