
Parla l’uomo che in trasmissione ha confermato l’identità di Marco Mancini, sorpreso all’autogrill insieme al senatore di Iv. «Le ambizioni del dirigente del Dis erano note, non ho violato segreti di Stato. Gli ex colleghi? Li incontro, ma fuori dagli uffici».Provate a immaginare Matteo Renzi nei panni di Ernst Stavro Blofeld, il capo della Spectre di fleminghiana memoria, mentre accarezza il suo gattino. Qualcuno dentro ai nostri servizi inizierà davvero a vederlo così dopo che, conto terzi, si è trasformato in un ariete lanciato contro la nostra intelligence. La vicenda è quella dell’incontro all’autogrill tra il fu Rottamatore e l’ex dirigente dei servizi segreti Marco Mancini, rendez-vous filmato da una professoressa di Viterbo. Il legale del senatore di Rignano, Luigi Panella, sta provando con tutte le sue energie a imbastire un processo per i servizi segreti, «colpevoli» di aver prepensionato nel 2021 Mancini proprio a causa di quell’incontro probabilmente non sufficientemente motivato tra un leader di partito e un capo reparto del Dis.Riassumiamo brevemente le puntate precedenti: la trasmissione Report ha dedicato a questa abile e controversa spia più puntate. Nella querela di parte che Mancini ha depositato presso la Procura di Ravenna (provincia in cui risiede) si parla di quattro servizi da cui il denunciante si sentirebbe offeso.Le tappe Il primo risale al 12 aprile 2021 e il giorno successivo la ormai celebre docente invia alla trasmissione foto e video che aveva realizzato quattro mesi prima nell’area di servizio di Fiano Romano. Il 3 maggio va in onda la puntata intitolata «Babbi e spie» in cui viene svelato l’incontro tra Renzi e Mancini e quest’ultimo è chiaramente identificato, con il contributo in video di un ex agente segreto ormai in pensione, il settantenne Carlo Parolisi.Per questo la Procura di Ravenna, guidata da Daniele Barberini, iscrive un fascicolo per i reati di diffamazione e di rivelazione di segreto di Stato e quest’ultima ipotesi viene contestata ai giornalisti di Report Giorgio Mottola e Danilo Procaccianti, «perché in concorso con persona ignota», con il servizio del 3 maggio, «rivelavano notizie che dovevano rimanere segrete nell’interesse dello Stato riguardanti la persona e l’immagine di Mancini, all’epoca dirigente della Presidenza del Consiglio dei ministri». Il fascicolo viene poi trasmesso a Roma, dove le carte iniziano a mischiarsi. Infatti, quasi contemporaneamente, Renzi presenta un esposto per abuso d’ufficio e installazione di apparecchiature atte a intercettare. L’ex premier, infatti, ipotizza una fantomatica presenza di 007 che avrebbero ripreso l’incontro. E in questo fascicolo, come abbiamo rivelato il 15 gennaio scorso, dai tabulati richiesti dai pm, affiora il nome di Parolisi (non indagato), la «persona ignota» del fascicolo ravennate.La Procura, però, dopo le indagini della Digos, conclude che il 23 dicembre 2020 all’autogrill non ci siano stati complotti, ma chiude l’indagine contestando alla docente «solo» la diffusione di riprese compiute fraudolentemente con il fine di recare danno alla reputazione del senatore di Italia viva.Ma l’avvocato di Renzi inizia a studiare gli atti e si convince di aver trovato una nuova pista.La sera del 27 aprile 2021 Mottola, in base alle celle telefoniche acquisite dai poliziotti, si trova nella stessa località di Parolisi. In effetti, come risulta alla Verità, dopo aver intervistato l’insegnante a Viterbo il giornalista e il cameraman si recano in Toscana per registrare anche le dichiarazioni dell’ex agente.L’avvocato Panella, già difensore di Mancini sino al 2014 e sostituto processuale del suo attuale difensore Paolo De Miranda, presenta una memoria nell’interesse di Renzi che, però, sembra puntare principalmente ad approfondire le beghe interne ai servizi. Un argomento che sta a cuore più all’ex 007, accompagnato in pensione dallo Stato, che al suo gemello diverso. Infatti il legale, dopo essere andato a caccia della professoressa senza grandi risultati, pare aver virato su Parolisi.E così, come ha rivelato ieri Il Fatto quotidiano, nella memoria evidenzia come «il 28 aprile 2021», ovvero il giorno successivo all’intervista, «l’utenza di Parolisi viene agganciata quattro volte da stazioni radio base situate in Roma via B. Cerretti (…) e via Cardinal Mistrangelo a circa 1.700 metri in linea d’area da Forte Braschi, sede dell’Aise». In realtà la distanza, secondo i nostri calcoli, oscilla tra i 2,3 e i 2,6 chilometri, in una zona ricchissima di indirizzi significativi, a partire da quelli di ospedali e cliniche.Inoltre, altra imprecisione del legale di Renzi, Mottola (che si trova a Milano per intervistare l’ex procuratore aggiunto Armando Spataro) e Parolisi provano a entrare in contatto una decina di volte (e non quattro) tra le 16:17 e le 16:29, tentativi che hanno portato a una conversazione di 25 secondi e a una seconda di 114 (il chiamante in entrambe le telefonate è Mottola).Anche se via Bonaventura Cerretti e via Cardinal Mistrangelo non si trovano negli immediati paraggi del quartier generale del nostro controspionaggio, l’avvocato ha chiesto di «accertare se personale appartenente all’Aise o ad altri apparati dell’intelligence (Aisi, Dis) sia uscito da Forte Braschi il 28 dicembre (aprile, ndr) 2021 (tra le 15:30 e le 17:00) e abbia avuto contatti telefonici con Parolisi ovvero se le celle agganciate dalle utenze di tale personale consentano di geolocalizzare il personale medesimo nei pressi di Parolisi».Ma l’arco di tempo in cui si chiede di effettuare gli accertamenti è quello di uscita di quasi tutto l’organico, tra l’altro all’interno di un quadrante della Capitale particolarmente trafficato. Il vero obiettivo Lo schema di gioco è chiaro: palla in tribuna. Infatti l’avvocato di Renzi (e Mancini) chiede di scoprire l’identità di decine di 007, mentre Mancini stesso ha denunciato per rivelazione di segreto di Stato chi ha svelato la sua. Ma, come è già risultato chiaro nel procedimento di Ravenna, la nostra intelligence non potrà mai consegnare alla Procura di Roma dati sugli spostamenti degli agenti in servizio a Forte Braschi e nemmeno i loro tabulati.Alla difesa di Renzi interessa sapere se lo stesso Parolisi, il giorno dopo la registrazione della sua intervista, sia andato a parlarne con qualche 007 a Roma? Anche se fosse, questo che cosa dimostrerebbe? A nostro giudizio, niente.Ieri abbiamo provato a fare qualche domanda all’ex «persona ignota» sulla spinosa questione e lui ha accettato di rispondere. Oggi è «consulente di aziende operanti nel settore della sicurezza privata» e non si aspettava di finire in questa bufera. Dopo averci confermato di aver incontrato Mottola il 27 aprile, ha replicato così ai nostri quesiti: «Non ricordo il motivo per cui, il 28 aprile, il giorno successivo all’intervista, mi sarei recato in Roma. La zona di cui si parla è stata da me frequentata negli anni scorsi, anche nel 2021, per la vicinanza al policlinico Gemelli (che si trova poco distante rispetto a Forte Braschi, ndr) dove mi sono recato per motivi sanitari. Le visite si sono protratte nel tempo, in vista dell’intervento chirurgico cui si è sottoposta mia moglie nell’aprile del 2022». Parolisi puntualizza che, comunque, il 28 aprile la sua apparizione in video era già stata registrata.«Preciso inoltre che gli incontri con gli ex colleghi avvengono sempre al di fuori dei loro uffici, dove è impossibile rientrare, una volta in quiescenza, se non convocati per specifici motivi». Insomma, mettendo nel mirino Forte Braschi, l’avvocato Panella sarebbe decisamente fuori strada. E con lui anche Renzi-Blofeld.E quanto alla presunta violazione del segreto di Stato l’ex agente precisa: «Non ho svelato l’identità di Mancini, bensì ho solo confermato l’identificazione già operata dai giornalisti grazie alle riprese effettuate nel marzo 2005 all’aeroporto di Ciampino, quando Mancini scortò in Italia la giornalista Giuliana Sgrena appena liberata da un sequestro. Inoltre le ambizioni di Mancini, di cui ho parlato in tv, erano note (e oggetto di numerosi articoli), per cui escludo qualsiasi violazione del segreto di Stato.L’intervista puntava a capire se fosse corretto o meno che un dirigente dei Servizi si incontrasse con un politico di spicco con quelle modalità. In merito alla vicenda, non sono mai stato contattato dall’autorità giudiziaria, né dalla polizia, nemmeno informalmente». Parolisi non è apparso in televisione solo durante Report: «Sono stato intervistato nel maggio del 2022 da Frontiere (Rai 3) sulle strane morti di oligarchi russi e da Dimartedì (La 7) nel giugno del 2022 su tematiche attinenti al conflitto russo/ucraino. Perché ai media interessa la mia opinione? Perché partecipo come docente a corsi di varie università e a seminari organizzati da istituti di studi (come ampiamente riscontrabile in Rete)».Infine l’ex agente, in modo molto trasparente, non nega di avere ancora saltuari contatti con i nostri apparati di sicurezza: «Per chi opera come me per decenni nel campo della intelligence istituzionale, i rapporti con gli ex colleghi non si interrompono mai, sia a causa di situazioni pregresse che vanno chiarite, sia per realizzare quelle sinergie di sicurezza tra pubblico e privato (recentemente stimolate da indirizzi governativi) che tendono ad uniformare l’azione di difesa nazionale alle prassi già in uso da anni nei Paesi alleati. Ma tutto questo non c’entra nulla né con la storia dell’autogrill, né con la mia partecipazione a Report». Renzi-Blofeld può continuare ad accarezzare il suo gattino.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».
Antonio Scoppetta (Ansa)
- Nell’inchiesta spunta Alberto Marchesi, dal passato turbolento e gran frequentatore di sale da gioco con toghe e carabinieri
- Ora i loro legali meditano di denunciare la Procura per possibile falso ideologico.
Lo speciale contiene due articoli
92 giorni di cella insieme con Cleo Stefanescu, nipote di uno dei personaggi tornati di moda intorno all’omicidio di Garlasco: Flavius Savu, il rumeno che avrebbe ricattato il vicerettore del santuario della Bozzola accusato di molestie.
Marchesi ha vissuto in bilico tra l’abisso e la resurrezione, tra campi agricoli e casinò, dove, tra un processo e l’altro, si recava con magistrati e carabinieri. Sostiene di essere in cura per ludopatia dal 1987, ma resta un gran frequentatore di case da gioco, a partire da quella di Campione d’Italia, dove l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti è stato presidente fino a settembre.
Dopo i problemi con la droga si è reinventato agricoltore, ha creato un’azienda ed è diventato presidente del Consorzio forestale di Pavia, un mondo su cui vegliano i carabinieri della Forestale, quelli da cui provenivano alcuni dei militari finiti sotto inchiesta per svariati reati, come il maresciallo Antonio Scoppetta (Marchesi lo conosce da almeno vent’anni).





