2019-11-23
«Relazioni false per togliere i figli ai genitori. Dovevamo tutelarli da pedofili e cannibali»
Le sconcertanti dichiarazioni rese agli inquirenti dagli assistenti sociali. Interrogati, hanno spiegato che i loro capi li spingevano a togliere i figli alle famiglie inventando la minaccia di un gruppo «satanista».«Dobbiamo salvare i bambini a costo di forzare le relazioni o addirittura falsificarle». La presentavano così, come una lotta contro il male. Una forza oscura, terribile e insidiosa, una piovra che allungava ovunque i propri tentacoli viscidi. Per la precisione si sarebbe tratto di una setta satanica dedica a violenze sistematiche sui piccini, a omicidi di minorenni, a riti blasfemi e addirittura a cannibalismo rituale. Federica Anghinolfi e Francesco Monopoli - le due figure più influenti all'interno dei servizi sociali dell'Unione Val d'Enza erano arrivati al punto di terrorizzare le operatrici loro sottoposte. Costoro, parlando con gli inquirenti che conducono l'indagine «Angeli e demoni» sui fatti di Bibbiano, hanno raccontato particolari che fanno correre un brivido lungo la schiena. A svelarli per primo è stato il bravo Luca Ponzi, cronista della Rai. A sentire il suo servizio andato in onda ieri c'era da rimanere increduli. Anche La Verità ha avuto conferma del racconto, anzi dei racconti, perché le persone coinvolte sono almeno tre. Stando alle loro affermazioni, Anghinolfi e Monopoli parlavano ripetutamente dell'esistenza di una pericolosissima setta satanica attiva nella provincia di Reggio Emilia. Un gruppo di adoratori del male estremamente ramificato e potente. Alle assistenti sociali veniva raccontato che i satanisti erano persone di potere: giudici, membri delle forze dell'ordine, professionisti di successo. Ma gli adepti erano tanti, e insospettabili. Questo forse era l'aspetto più spaventoso di tutta la messa in scena. Alle operatrici che avevano a che fare con i bambini veniva detto che i satanisti potevano essere ovunque: vicini di casa, conoscenti. Monopoli, pare, raccontava tutto ciò con tale enfasi da scuotere in profondità le assistenti sociali. E in effetti l'obiettivo era proprio quello di instillare paura: le assistenti sociali doveva essere spaventate a morte, così da accettare di violare la legge, forzando le relazioni e producendo atti falsi che avrebbero poi portato all'allontanamento dei bambini dalle famiglie d'origine. Soprattutto, però, condizionare le operatrici attraverso la paura serviva a garantirsi il loro silenzio. Alle assistenti sociali veniva spiegato che rivolgersi alle forze dell'ordine e alle istituzioni chiedendo tutela per i bambini era pericoloso. Poiché la setta aveva agganci un po' dappertutto, si rischiava di finire nei guai e, in particolare, di mettere in pericolo i piccoli. A quanto sembra, dunque, gli allontanamenti erano presentati come una questione di vita o di morte. Se si trattasse di garantire la sopravvivenza di un piccino, chi non sarebbe disposto a fare - letteralmente - carte false? Se vi dicessero che un gruppo organizzato di abusatori dedito a pratiche immonde ha messo le mani su un minorenne, non sareste pronti a tutto pure voi? La comparsa di queste storie sui riti satanici a Reggio Emilia e dintorni risale al 2016, cioè nel periodo in cui nella zona sbarcano i professionisti di Hansel e Gretel, a cui venne affidata la gestione del centro La Cura di Bibbiano. Dicono le assistenti sociali che Nadia Bolognini, moglie del guru Claudio Foti e sua collaboratrice, faceva espliciti collegamenti fra i casi bibbianesi e quelli della Bassa Modenese che hanno dato vita alla vicenda Veleno. Anche lì si parlava di riti occulti e omicidi. Anche lì operavano i professionisti di Hansel e Gretel. La Bolognini, dicono gli operatori sociali, riscontrava nei racconti dei bambini «abusati» una precisa simbologia: boschi, maschere inquietanti, sangue. A quanto dicono le fonti, anche le psicologhe dell'Ausl di Reggio Emilia erano a conoscenza di questi racconti sulla setta. Ovviamente viene da chiedersi: come hanno fatto assistenti sociali e professionisti seri a credere a queste storie dell'orrore che, a un osservatore esterno, appaiono decisamente inverosimili? Le ragioni sono varie. Intanto, l'enfasi con cui veniva presentata questa montatura della setta. Monopoli e la Anghinolfi, dicono le assistenti sociali, si esprimevano in modo particolarmente vivido. Insistevano che bisognava tenere la bocca chiusa, non parlare con nessuno, mettere in sicurezza i bambini con ogni mezzo necessario. Non bisognava far parola dell'esistenza della setta nemmeno con i parenti più stretti: il pericolo può celarsi in ogni anfratto. Gli assistenti sociali, poi, erano già predisposti a credere a racconti simili. Già durante la formazione, hanno detto agli inquirenti, Claudio Foti aveva parlato loro dell'esistenza delle sette. Del resto il guru di Hansel e Gretel ha sempre insistito molto sugli adoratori del demonio (che furono al centro sia di Veleno sia della brutta storia di Rignano Flaminio: in entrambi i casi si è scoperto che si trattava di fantasie). Nel 2018 Foti ha collaborato a ben due inchieste sul tema. La prima, della Stampa, raccontava di un «orrore che va avanti da secoli, di cui si parla poco ma che si ripete quotidianamente sconvolgendo la vita di intere famiglie». La seconda, di Famiglia Cristiana, gridava: «Sempre più minori inghiottiti nell'inferno delle sette». «Ho collaborato ad entrambe le inchieste su La Stampa e su Famiglia Cristiana», scriveva Foti sul suo sito nel luglio 2018. «Come Centro studi Hansel e Gretel non abbiamo cercato gli abusi di gruppo, sono gli abusi di gruppo che sono venuti talvolta a cercarci quando abbiamo assunto una posizione di ascolto dei segnali del malessere dei bambini, quando abbiamo mantenuto un'attenzione a 360°, aperta alle diversissime forme del disagio dei bambini», aggiungeva. «Questo è un fenomeno inquietante che possiamo allontanare dalla nostra mente, ma che finisce per emergere prima o poi se decidiamo di ascoltiamo a fondo i bambini». Ed ecco che, guarda un po', i riti, il cannibalismo e la pedofilia sono saltati fuori anche a Reggio Emilia. Curioso: due potentissime e terribili sette sataniche avrebbero operato in provincia di Modena e in provincia di Reggio Emilia a distanza di vent'anni l'una dall'altra... Un po' difficile da credere. Eppure Monopoli e Anghinolfi risultavano credibili. Le assistenti sociali hanno spiegato che nei servizi della Val d'Enza si creava un «vero e proprio terrorismo». Le operatrici erano sconvolte, avevano paura. Temevano a volte di essere seguite, diffidavano di conoscenti, parenti e vicini. E, convinte di fare il bene dei bambini, erano disposte a tutto: anche a falsificare gli atti su cui poi si basavano gli allontanamenti dei piccini. Leggendo tutto ciò viene da pensare che a Reggio Emilia non esistevano pedofili, satanisti e cannibali abusatori di bambini. Ma forse una specie di setta c'era davvero.
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