2022-10-10
Le nuove regole Ue sull’energia: un altro regalo alla Germania
Il tetto ai ricavi in preparazione nasconde una «sorpresa»: gira agli Stati una quota di denaro proporzionale alla produzione elettrica senza il gas. Risultato: ai tedeschi miliardi con cui salvare le imprese, a noi spiccioli. L’allarme di Carlo Sangalli (Confcommercio): «Botta peggiore della pandemia».È in arrivo la fregatura. Condito con tutti gli aggettivi entusiastici del caso è presentato come un successo, ma il tetto al prezzo del gas che ci sta cucinando l’Europa è un imbroglio bello e buono. Se ne parla da mesi, per lo meno da aprile, cioè da quando è stato chiaro che il prezzo della guerra in Ucraina lo avremmo pagato in bolletta, con un aumento di quella del gas e della luce. Per settimane si è discusso sul modo migliore per fermare i rincari e poi, verso giugno, quando già le famiglie e le imprese italiane si erano rese conto del salasso cui andavano incontro in difesa della libertà e della democrazia, ecco annunciata la soluzione. Mario Draghi si sarebbe fatto interprete di una proposta per mettere un freno agli aumenti. In pratica, l’idea partorita a Palazzo Chigi era il famoso price cap, ovvero un livello massimo uguale per tutta Europa per l’acquisto di metano dalla Russia ma anche da altri Paesi. Idea affascinante ma che si è rivelata subito poco praticabile, perché in conflitto con la realtà. Imporre una soglia oltre la quale l’acquirente non è disposto a comprare prevede che il venditore non abbia alternative e Vladimir Putin finora ha dimostrato di avere la possibilità di cedere, se non tutta la sua produzione, almeno una parte a Paesi che non vanno troppo per il sottile quanto a diritti umani e rispetto della democrazia. Per di più o l’Europa è in grado di calmierare i prezzi di tutti i fornitori, vale a dire anche di Olanda, Norvegia e Stati Uniti, oppure diventa complicato colpire solo il gas che arriva da Mosca.E infatti, dopo molte enunciazioni di principio che facevano ben sperare, la faccenda sembrava finita su un binario morto, rinviata di volta in volta, da un vertice all’altro, con il risultato che le bollette sono esplose e ora minacciano di devastare i conti di famiglie e imprese, già ridotte allo stremo da due anni di Covid e da uno o quasi di guerra.Ma, mentre la percezione faceva temere il peggio, ecco che nell’ultima settimana, forse perché prossimo a fare le valigie, il nostro premier ha impresso una svolta alla discussione. Con un paziente lavoro diplomatico nei confronti di Germania e Olanda, Draghi starebbe per strappare ai Paesi europei un via libera al tetto al prezzo del gas. O per lo meno questo è ciò che è filtrato dalle segrete stanze di Bruxelles e ripreso a testate quasi unificate dalla stampa italiana. Evviva, San Mario ha fatto il miracolo.Peccato che l’accordo raggiunto e da ratificare a breve sa di presa in giro. Infatti, il tetto al prezzo del gas ci sarebbe, ma molto blando e con pochi se non nessun effetto per i portafogli degli italiani. In totale, riferisce il Messaggero, lo Stato italiano ricaverebbe 3 miliardi, che, se raffrontati ai 200 messi sul tavolo dalla Germania, appaiono davvero ben poco cosa. In pratica, secondo quanto riferisce il quotidiano romano, il freno ai rincari non riguarderà il metano, ma la produzione di energia elettrica rinnovabile. Le aziende dell’eolico, del solare, dell’idroelettrico e di quant’altro non preveda impiego di gas o di derivati del petrolio non potranno incassare più di 180 euro a megawattora. In apparenza si tratta di un modo per fermare gli aumenti, ma nella realtà così non è, perché il prezzo del gas continuerà a essere quello raggiunto alla Borsa di Amsterdam e l’energia prodotta con le rinnovabili a seguire l’andamento del metano. Tradotto: per il consumatore non cambierà niente e la differenza fra il prezzo imposto e quello di mercato sarà incamerata dallo Stato, che poi, se vorrà, potrà usarla per un bonus in favore di chi più ne ha bisogno. Dunque, gli italiani continueranno a pagare bollette salatissime, ma poi per le famiglie in difficoltà arriverà l’aiutino di Stato. Lo chiamo aiutino perché in effetti si tratterà di poco più di un’elemosina. Dai primi calcoli del ministero dell’Economia il gettito ricavato non supererebbe i 3 miliardi, che se confrontati con quelli stanziati da Germania o Gran Bretagna appaiono spiccioli.Ma oltre al danno, di un rimborso che non c’è, il price cap si porta dietro anche la beffa. Per come è congegnato, il tetto al prezzo delle fonti che non derivano dal gas o dal petrolio lascia aperta la porta nei confronti di quei Paesi che producono energia grazie alla lignite. Sapete qual è lo Stato che ne fa il maggior uso? La Germania, che così, mentre noi soffriamo, dopo aver stanziato 200 miliardi in barba alle norme europee, avrà modo di recuperare altre decine di miliardi che si andrebbero ad aggiungere ai primi. Detto in parole povere, invece di aiutare aziende e famiglie italiane stiamo aiutando quelle tedesche. La fregatura è servita.