2018-10-06
Reddito di cittadinanza, quota 100 e flat tax nella manovra ci sono. Ma qualcuno ci rimette con più tasse
Molti dei provvedimenti promessi in campagna elettorale finiscono nel Def. Però non mancano le criticità: Matteo Salvini vuole altri fondi per l'uscita anticipata dal lavoro. Il deficit non basta a coprire tutto: tagli alle detrazioni per 8 miliardi.Slitta la pensione a 780 euro del M5s. Almeno per il 2019, il proposito di alzare gli assegni minimi non verrà realizzato Buone notizie sulla sanità: le spese aumenteranno quasi di 1 miliardo di euro. Lo speciale contiene due articoli.Il governo ha finalmente aggiornato il documento di finanza pubblica e l'ha spedito al Parlamento. Dentro c'è il perimetro della prossima manovra. Il Def è chiaramente frutto di un grande tira e molla tra le numerose parti in causa. La componente leghista, quella grillina e la terza che fa riferimento al capo dello Stato. Risultato: la Finanziaria 2019 impegnerà non meno di 43,5 miliardi di euro: 12,5 di questi servono semplicemente a tappare le clausole di salvaguardia lasciate in eredità ed evitare che nel 2019 salga l'Iva. Altri 17 finanzieranno il reddito di cittadinanza, lo sviluppo dei centri per l'impiego e l'uscita anticipata dal mondo del lavoro (si tratta indicativamente di «quota 100»). Altri due saranno destinati a estendere la flat tax al 15% alle partite Iva con un fatturato compreso tra i 65.000 e i 75.000 euro annui. Due miliardi aggiuntivi sono previsti per rifinanziare il Fondo sanitario nazionale. Agli «sbancati» andranno 1,5 miliardi (ma almeno 500 milioni arriveranno dai conti dormienti che, a partire dal primo di novembre 2018, vengono incamerati dallo Stato). Per volontà espressa di Matteo Salvini saranno poi assunti poliziotti e carabinieri, a fronte di un costo per le casse pubbliche di almeno un miliardo. Resta la proroga degli iper ammortamenti, che costerà circa 1,5 miliardi e vengono confermate spese indifferibili per 2,5. A completare l'elenco della spesa, il governo calcola di dover sborsare nel 2019 ulteriori 4 miliardi per pagare gli interessi sul debito, portando la cifra complessiva a 67,5. Tirando le somme, si tratta appunto di 43,5 miliardi da spendere nell'arco del 2019. A cui si aggiungeranno gli investimenti legati alle infrastrutture, che però dovrebbero essere gestiti dentro il perimetro degli avanzi di spesa in capo agli enti locali. In una massa così ampia, ci sono misure che appaiono interessanti e sicuramente attese da molti cittadini. Ad esempio, la possibilità di andare in pensione a 62 anni di fronte a un monte contributivo - comunque non irrilevante - di 38 anni: insomma, l'abolizione della legge Fornero. Salvini in realtà vorrebbe approfittare di questi 10 giorni in vista della stesura definitiva della manovra per portare a «quota 41». Il passo avanti porterebbe la spesa da circa 7 miliardi a quasi 12. Tanto. Però bisogna sottolineare il fatto che il Def contiene una piccola furbata politica. L'ammontare di spesa del reddito di cittadinanza, della riforma dei centri per l'impiego e per quota 100, è indiviso: 0,9% del Pil. Questo permetterà alla Lega di tirare la coperta ancora un po' verso le proprie promesse elettorali. Al tempo stesso, i prossimi dieci giorni saranno ricchissimi di tensione sulla gestione delle coperture. Come è noto, parte della manovra sarà finanziata a deficit (il 2,4% del Pil), una scelta che porta l'indebitamento strutturale all'1,7% costante per il triennio 2019-21. Il resto delle coperture di budget arriverà purtroppo da interventi di extra gettito: in poche parole, più tasse.Su questo tema è bene essere precisi. I circa 17 miliardi messi a bilanciamento sono così composti. Circa 3,5 miliardi di euro saranno tagli ai ministeri, purtroppo alcuni lineari, mentre altri saranno selettivi e legati a singoli progetti. Un caso su tutti, quelli relativi al comparto difesa. I rimanenti 14 miliardi scarsi saranno coperti con il condono previsto nella pace fiscale (forse si tratta di quattro miliardi), l'extra gettito (di 1,5 miliardi) realizzato dall'asta per le frequenze 5G chiusa dal Mise proprio l'altro ieri. Il resto sarà abolizione dell'Ace, l'agevolazione fiscale introdotta dal governo Monti, consentiva di detassare la ricapitalizzazione delle aziende con uno sconto diretto sull'Ires. A venire limate saranno anche le tax expenditures e alcuni regimi agevolativi. Cosa grave, saranno anche alzate le percentuali di acconto delle imposte, in pratica a novembre (al secondo acconto) la percentuale rischia di superare il 100% dell'imponibile. Una mossa che avremmo preferito non leggere nel testo di un Def. Certo, nulla a confronto dell'ultimo documento firmato da Paolo Gentiloni e da Pier Carlo Padoan, nel quale l'aumento di tasse per il 2019 si aggirava sui 40 miliardi. Il problema di questo capitolo di copertura è che a fronte di 2 miliardi di taglio tasse (dedicati alle partite Iva) l'anno prossimo l'aumento di imposte generalizzato sarà di almeno 8,5, ipotizzando che il condono vada liscio. Il tema importante adesso è valutare quali tax expenditures tagliare. Il rischio è che un lavoratore dipendente si veda tagliare gli importi da portare a deduzione senza aver alcun beneficio sul fronte del cuneo fiscale, né su altre voci. Un tema doppiamente delicato sul fronte politico. Se andrà come - al momento - spiega il governo, il lavoratore medio del lombardo veneto dovrà fare un ulteriore sacrificio per finanziare chi è disoccupato. Secondo quanto risulta alla Verità, l'obiettivo potrebbe essere quello di concentrarsi sulle voci legate alle partite Iva e non quelle della casa o della salute. Ma anche su questo tema il lavoro di taglia e cuci non è semplice si rischia di vanificare l'intera mossa espansiva legata alla flat tax.Che ci siano problemi di coperture lo si evince anche dal fatto che le clausole di salvaguardia non sono completamente scomparse dal Def. Il ministero dell'Economia dichiara infatti che l'aumento dell'Iva è cancellato per il 2019, mentre sarà parzialmente scongiurato nel 2020 e nel 2021. In pratica, Giovanni Tria ha realizzato ciò che nei corridoi si sussurrava da tempo: inserire un paracadute in caso di crescita del Pil inferiore alle attese. Se così fosse, fra due anni parte delle coperture arriverebbe dall'aumento parziale dell'imposta sui consumi. Il Def già prevede più gettito perché confida anche nell'effetto stringente della fatturazione elettronica. In ogni caso, molto dipenderà dal reddito di cittadinanza. I costi della mega riforma sono calmierati dal fatto che ingloberà l'attuale reddito d'inclusione e il rinnovo di alcuni ammortizzatori sociali, che cambieranno semplicemente nome. Il leader grillino Luigi Di Maio sostiene che l'assegno da 780 euro porterà maggiori consumi. Almeno 10 miliardi in più, visto che lo schema elettronico impone che le somme elargite non possano essere accantonate né spese per prodotti «secondari». La manovra nel suo complesso è una scommessa. Rischiosa. Avremmo preferito solo un taglio delle tasse a fronte del maggior deficit, ma bisogna riconoscere che rispetto alle precedenti leggi Finanziarie contiene elementi coraggiosi. Le partite Iva sono sempre state un bancomat o una platea per fregature da parte dei governi. Adesso, per la prima volta, toccheranno un concreto miglioramento. Speriamo che succeda anche agli altri lavoratori.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/reddito-di-cittadinanza-quota-100-e-flat-tax-nella-manovra-ci-sono-ma-qualcuno-ci-rimette-2610306145.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="slitta-la-pensione-a-780-euro-del-m5s" data-post-id="2610306145" data-published-at="1758066262" data-use-pagination="False"> Slitta la pensione a 780 euro del M5s Da circa una settimana il tema delle pensioni di cittadinanza è passato in seconda fila. Quasi in sordina. Ieri abbiamo capito il motivo. Il provvedimento sponsorizzato da Luigi Di Maio compare nel documento solo a pagina 94. «Si introdurranno anche misure per integrare le pensioni esistenti», si legge, «al valore della soglia di povertà relativa (780 euro). Una parte delle risorse destinate alla realizzazione delle misure verrà dal sistema previdenziale secondo logiche e principi che tengano conto di condizioni di equità e solidarietà». Esattamente quanto da tempo sostiene Tito Boeri, il numero uno dell'Inps. L'idea è quella di tagliare la parte retributiva delle pensioni e destinarla a chi non ha mai versato i contributi. Personalmente troviamo l'idea pericolosa perché il modello rischia di essere esteso anche ad altre categorie o a livelli di reddito variabili. Almeno per il 2019 il proposito di alzare le minime dagli attuali 450 euro a 780 non si realizzerà. Dopo vedremo. Si scopre però che la pensione di cittadinanza sarà modulata tenendo conto della situazione familiare, anche con riferimento alla presenza di persone con disabilità o non autosufficienti. Infatti, il testo riportato sopra conferma la volontà ma non inserisce la misura dentro il perimetro del reddito di cittadinanza e delle misure relative a quota 100. In pratica, serviranno altri soldi e forse i 5 stelle sperano di trovarli per il 2020. Intanto c'è l'impegno per più asili nido e strutture per l'infanzia, accanto a una nuova «razionalizzazione» dell'Isee. Spazio anche all'idea di rafforzare i voucher per i servizi alla persona. Più risorse per la non autosufficienza, per il diritto al lavoro dei disabili e al fondo «dopo di noi» per l'assistenza delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. Infine sul fronte sanitario vanno segnalate differenze positive rispetto al Def dello scorso aprile. In particolare una lieve crescita nella previsione di spesa sanitaria. Si passa infatti dai 115,818 miliardi previsti per il 2018 dal governo Gentiloni, ai 116,331 miliardi presenti nella nota di aggiornamento. Un trend confermato anche per gli anni successivi: 117,392 miliardi per il 2019 (116,382 nel Def), 119,452 miliardi per il 2020 (118,572 nel Def), e 121,803 miliardi nel 2021 (120,894 nel Def). A ciò sarà da aggiungere anche il miliardo destinato alle coperture per gli aumenti degli stipendi dell'intero comparto. Una eredità del precedente governo che evidentemente doveva essere portata avanti.