2021-11-12
Reddito di cittadinanza, truffa da 60 milioni
Banda di rumeni accusata di aver presentato richieste per 9.000 connazionali mai vissuti in Italia: 16 arresti. Gli indagati si sarebbero pure vantati con video sui social. I governatori leghisti chiedono di non rifinanziare il sussidio, ma Andrea Orlando lo difende.Continuano gli scandali sul reddito di cittadinanza, ma il governo non si decide a riformare nel suo complesso, una volta per tutte, l'agevolazione. Questa volta la Guardia di finanza di Cremona e Novara su disposizione della Procura della Repubblica di Milano ha dato esecuzione a ben 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere per altrettanti membri di un'associazione a delinquere capeggiata da cittadini rumeni, finalizzata alle estorsioni e al conseguimento di erogazioni pubbliche e in particolar modo del reddito di cittadinanza. Gli arresti e le perquisizioni hanno dunque consentito di sventare una truffa da oltre 60 milioni di euro relativa a circa 9.000 false istanze. Quella che quindi si è andata a configurare è stata una vera e propria attività criminale ben studiata, portata avanti da cittadini rumeni e italiani (in parte complici e in parte vittime). I compiti e le funzioni all'interno della banda criminale erano ben precisi e delineati. I promotori, cittadini di origine rumena, dovevano procurare i codici fiscali e i nominativi di centinaia di cittadini rumeni per volta, avvalendosi anche dell'ausilio di complici all'estero. Una volta ottenuti i dati necessari, questi venivano consegnati, tramite persone di fiducia, ai titolari di Caf i quali a loro volta predisponevano e compilavano la falsa documentazione di supporto alla domanda (dichiarazione sostitutiva unica e codice fiscale). In pratica, si sosteneva che migliaia di rumeni vivessero da 10 anni in Italia pur non avendoci mai messo piede. In alcuni casi gli italiani erano consapevoli e assecondavano la truffa in cambio di un compenso di 10 euro dato dall'Inps per ogni pratica eseguita, in altri casi gli operatori venivano minacciati. Infatti, le indagini condotte dal nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Guardia di finanza, in stretta sinergia con l'Inps, hanno fatto emergere significativi elementi di responsabilità in capo ai titolari dei Caf coinvolti. Una volta ottenuti i documenti falsi, lo step successivo si svolgeva presso gli uffici postali. Altri membri della banda criminale, con in mano le pratiche, si dovevano recare alle Poste per poter ritirare la card su cui viene versato il reddito di cittadinanza, mettendo a punto una vera e propria truffa nei confronti dello Stato. Nonostante le perquisizioni, gli interrogatori e i sequestri effettuati nel corso delle indagini, i membri del sodalizio hanno continuato nella loro condotta criminosa utilizzando i medesimi documenti per ottenere altri redditi di cittadinanza. Con minacce e intimidazioni hanno infatti obbligato i titolari di altri Caf, operanti tra la Lombardia e l'Emilia Romagna, a inoltrare più di 1.200 domande che hanno causato una ulteriore truffa per 1,5 milioni di euro. L'intervento delle Fiamme gialle ha però consentito anche in questo caso di interrompere le erogazioni illecite. Negli atti è infatti stato precisato come «gli indagati si stavano preparando per una nuova tornata del reddito di emergenza, nel mese di novembre, ciò denotando che le attività delittuose non sono mai state cessate e sono in corso di svolgimento». Ma non finisce qua perché durante il loro operato criminale i membri di questa banda si sono vantati, del bottino ottenuto, anche sui social network: «Hanno postato sui social video in cui alcuni di loro sono ripresi mentre, con musiche arabeggianti di sottofondo, contano mazzette di euro in contanti, una montagna di denaro, segno dell'allarmante spregiudicatezza, dimestichezza e proclività a delinquere», ha scritto il gip. Le immagini, agli atti dell'indagine, sono state trovate su Tik Tok. Nel dettaglio si tratta di ben quattro video, tre dei quali caricati sul profilo di Izabela Stelika, 33 anni e da oggi in cella. In un post la donna appare a letto, sotto la coperta, mentre sparge le banconote che secondo gli inquirenti avrebbe ottenuto illecitamente.Ma finora non sono bastate le continue frodi o le forti criticità evidenziate dal comitato scientifico del ministero del Lavoro per spingere l'esecutivo a riformare il reddito di cittadinanza. L'unica mossa finora è stata quella di introdurre una riduzione del reddito dopo il rifiuto della prima offerta di lavoro (con il secondo si perde il beneficio). Ma non ci sono interventi per correggere le innumerevoli criticità. A questo proposito, ieri i sei governatori della Lega (Christian Solinas, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, Maurizio Fugatti, Donatella Tesei e Luca Zaia) hanno scritto una lettera di fuoco: «Il rifinanziamento del reddito di cittadinanza non sortisce solo l'effetto di impegnare ingenti risorse su una scelta assistenzialista, sottraendole a politiche attive capaci di stimolare la ripresa del lavoro e l'innalzamento dei livelli occupazionali, ma espone ulteriormente il sistema Paese a truffe milionarie». Il ministro del Lavoro, il dem Andrea Orlando, è però corso a difendere la misura: «C'è una ignobile campagna politica in atto che identifica percettori del reddito e “furbetti". Chi ne ha diritto va rispettato, chi imbroglia colpisce soprattutto chi ha bisogno».