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2023-07-31
Ragusa Foto Festival 2023: appuntamenti fotografici a Ibla
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Federica Bellii, How Far Is Too Close to the Heart
Antico centro storico della città di Ragusa, testimonianza della più alta espressione del barocco siciliano, è ancora una volta Ibla ad ospitare il Ragusa Foto Festival, che quest’anno ha scelto come filo conduttore l’attualissimo tema delle «Relazioni », trovando nelle mille sfumature che tale termine può assumere l’opportunità di raccontare non solo l’uomo e la donna contemporanei, ma anche la fotografia più attuale, oggi determinate - grazie soprattutto alla sua larga diffusione nel mondo digitale - nel creare e alimentare le relazioni: « Il tema di questa XI edizione - ha spiegato Stefania Paxhia, fondatrice e ideatrice del festival, che vede la direzione artistica di Claudio Composti - è anche celebrativo della rete di persone e di realtà nazionali e internazionali che in questi anni, considerando la funzione comunicativa potente della fotografia e la sua responsabilità sociale, ci ha consentito di allargare la nostra piccola comunità in itinere per offrire qualcosa sia dal punto di vista della riflessione sia per stimolare nuovi focolai di creatività».
Le mostre, le sedi espositive e il Progetto Caritas
Dislocate tra Palazzo Cosentini, la chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e l’Antico Convento dei Cappuccini – posto all’interno del Giardino Ibleo, patrimonio UNESCO – sono le mostre il focus del festival, 10 interessati monografiche di autori importanti, giovani emergenti, fotografi italiani e internazionali, con un occhio di riguardo per la fotografia siciliana.
Fra i nomi più noti della fotografia italiana contemporanea, a spiccare è sicuramente quello di Davide Monteleone, che nel su lavoro - Simonocene - affronta la relazione tra uomo e natura, indagando le diverse forme di colonialismo, la globalizzazione e il rapporto tra potere e individui nella Cina di oggi.
Molto interessante e di grande impatto visivo How Far Is Too Close to the Heart? (Quanto è troppo vicino al cuore?), progetto della fotografa ligure Federica Belli che mette totalmente a nudo - letteralmente e metaforicamente – le relazioni che si creano tra persone sconosciute e che, per caso, si incontrano in uno spazio: esattamente come i protagonisti dei suoi scatti, figure umane nitide e ben delineate, nude o vestite, che si abbracciano, si toccano, si sovrappongono e interagiscono nei luoghi più diversi e disparati, nelle case accoglienti come sulle scogliere selvagge.
Strettamente legata alla «sicilianità» la mostra di Carlotta Vigo – trasferitasi a Pantelleria qualche tempo fa, appena dopo la pandemia - che con il reportage Mare Dentro, dedicato al mercato e alla lavorazione del pesce in Sicilia, testimonia la profonda relazione del territorio siciliano con il proprio passato e futuro, e allo stesso tempo con le proprie tradizioni e la sostenibilità.
Sara Grimaldi invece, attraverso un delicato e commovente racconto autobiografico dal significativo titolo Ho visto Nina volare, si interroga – e interroga – sul delicato e purtroppo attualissimo tema del rapporto tra malessere psicologico e alimentazione: i colori delle sue immagini, dai blu intensi delle profondità marine ai rossi infuocati dei tramonti, non possono non arrivare al cuore…
Nella chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri, esposte poi le foto scattate da sei giovani migranti ospiti nel Presidio Caritas di Foggia, che, sotto la sapiente guida di due fotografi professionisti come Arianna Arcara e Alessandro Zuek Simonetti, hanno affidato ai loro scatti le loro storie, le loro speranze e la loro forte voglia di riscatto: trattasi, questo, di un progetto molto importante, nato tre anni fa in collaborazione con la Caritas, ideato e fortemente voluto da Stefania Paxhia. Un bell’esempio di Relazione , perfettamente in linea con tema centrale del Festival edizione 2023. E non solo…
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Appuntamento imperdibile della rovente estate siciliana, è in corso ad Ibla (sino al 27 agosto) l’undicesima edizione del Ragusa Foto Festival, importante manifestazione culturale diffusa sul territorio che propone, oltre a 10 monografiche, un fitto programma di eventi – letture portfolio, talk e workshop – con tanti ospiti di spicco, italiani e internazionali. Antico centro storico della città di Ragusa, testimonianza della più alta espressione del barocco siciliano, è ancora una volta Ibla ad ospitare il Ragusa Foto Festival, che quest’anno ha scelto come filo conduttore l’attualissimo tema delle «Relazioni », trovando nelle mille sfumature che tale termine può assumere l’opportunità di raccontare non solo l’uomo e la donna contemporanei, ma anche la fotografia più attuale, oggi determinate - grazie soprattutto alla sua larga diffusione nel mondo digitale - nel creare e alimentare le relazioni: « Il tema di questa XI edizione - ha spiegato Stefania Paxhia, fondatrice e ideatrice del festival, che vede la direzione artistica di Claudio Composti - è anche celebrativo della rete di persone e di realtà nazionali e internazionali che in questi anni, considerando la funzione comunicativa potente della fotografia e la sua responsabilità sociale, ci ha consentito di allargare la nostra piccola comunità in itinere per offrire qualcosa sia dal punto di vista della riflessione sia per stimolare nuovi focolai di creatività».Le mostre, le sedi espositive e il Progetto Caritas Dislocate tra Palazzo Cosentini, la chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri e l’Antico Convento dei Cappuccini – posto all’interno del Giardino Ibleo, patrimonio UNESCO – sono le mostre il focus del festival, 10 interessati monografiche di autori importanti, giovani emergenti, fotografi italiani e internazionali, con un occhio di riguardo per la fotografia siciliana. Fra i nomi più noti della fotografia italiana contemporanea, a spiccare è sicuramente quello di Davide Monteleone, che nel su lavoro - Simonocene - affronta la relazione tra uomo e natura, indagando le diverse forme di colonialismo, la globalizzazione e il rapporto tra potere e individui nella Cina di oggi. Molto interessante e di grande impatto visivo How Far Is Too Close to the Heart? (Quanto è troppo vicino al cuore?), progetto della fotografa ligure Federica Belli che mette totalmente a nudo - letteralmente e metaforicamente – le relazioni che si creano tra persone sconosciute e che, per caso, si incontrano in uno spazio: esattamente come i protagonisti dei suoi scatti, figure umane nitide e ben delineate, nude o vestite, che si abbracciano, si toccano, si sovrappongono e interagiscono nei luoghi più diversi e disparati, nelle case accoglienti come sulle scogliere selvagge.Strettamente legata alla «sicilianità» la mostra di Carlotta Vigo – trasferitasi a Pantelleria qualche tempo fa, appena dopo la pandemia - che con il reportage Mare Dentro, dedicato al mercato e alla lavorazione del pesce in Sicilia, testimonia la profonda relazione del territorio siciliano con il proprio passato e futuro, e allo stesso tempo con le proprie tradizioni e la sostenibilità. Sara Grimaldi invece, attraverso un delicato e commovente racconto autobiografico dal significativo titolo Ho visto Nina volare, si interroga – e interroga – sul delicato e purtroppo attualissimo tema del rapporto tra malessere psicologico e alimentazione: i colori delle sue immagini, dai blu intensi delle profondità marine ai rossi infuocati dei tramonti, non possono non arrivare al cuore…Nella chiesa sconsacrata di San Vincenzo Ferreri, esposte poi le foto scattate da sei giovani migranti ospiti nel Presidio Caritas di Foggia, che, sotto la sapiente guida di due fotografi professionisti come Arianna Arcara e Alessandro Zuek Simonetti, hanno affidato ai loro scatti le loro storie, le loro speranze e la loro forte voglia di riscatto: trattasi, questo, di un progetto molto importante, nato tre anni fa in collaborazione con la Caritas, ideato e fortemente voluto da Stefania Paxhia. Un bell’esempio di Relazione , perfettamente in linea con tema centrale del Festival edizione 2023. E non solo…
Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri al photocall di MasterChef (Ansa)
Sono i fornelli sempre accesi, le prove sempre uguali, è l'alternarsi di casi umani e talenti ai Casting, l'ansia palpabile di chi, davanti alla triade stellata, non riesce più a proferire parola.
Sono le Mistery Box, i Pressure Test, la Caporetto di Iginio Massari, con i suoi tecnicismi di pasticceria. Sono, ancora, i grembiuli sporchi, le urla, le esterne e i livori fra brigate, la prosopopea di chi crede di meritare la vittoria a rendere MasterChef un appuntamento imperdibile. Tradizionale, per il modo silenzioso che ha di insinuarsi tra l'Immacolata e il Natale, addobbando i salotti come dovrebbe fare l'albero.
MasterChef è fra i pochissimi programmi televisivi cui il tempo non ha tolto, ma dato forza. E il merito, più che dei giudici, bravissimi - loro pure - a rendere vivo lo spettacolo, è della compagine autoriale. Gli autori sono il vanto dello show, perfetti nel bilanciare fra loro gli elementi della narrazione televisiva, come comanderebbe l'algoritmo di Boris. La retorica, che pur c'è, con l'attenzione alla sostenibilità e alla rappresentazione di tutte le minoranze, non ha fagocitato l'impianto scenico. L'imperativo di portare a casa la doggy bag sfuma, perché a prevalere è l'esito delle prove. Il battagliarsi di concorrenti scelti con precisione magistrale e perfetto cerchiobottismo. Ci sono, gli antipatici, quelli messi lì perché devono, perché il politicamente corretto lo impone. Ma, tutto sommato, si perdono, perché accanto hanno chi merita e chi, invece, riesce con la propria goffaggine a strappare una risata sincera. E, intanto, le puntate vanno, queste chiedendo più attenzione alla tradizione, indispensabile per una solida innovazione. Vanno, e poco importa somiglino alle passate. Sono nuovi i concorrenti, nuove le loro alleanze. Pare sempre sincero il divertimento di chi è chiamato a giudicarle, come sincero è il piacere di vedere altri affannarsi in un gesto che, per ciascuno di noi, è vitale e quotidiano, quello del cucinare.
Bene, male, pazienza. L'importante, come ci ha insegnato MasterChef, è farlo con amore e rispetto. E, pure, con un pizzico di arroganza in più, quella dovuta al fatto che la consuetudine televisiva ci abbia reso più istruiti, più pronti, più giudici anche noi del piatto altrui.
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Ecco #DimmiLaVerità del 12 dicembre 2025. Il nostro Alessandro Da Rold ci rivela gli ultimi sviluppi dell'inchiesta sull'urbanistica di Milano e i papabili per il dopo Sala.