2024-02-18
Il ragno che ha tessuto la tela del Bilderberg
L’hotel De Bilderberg a Oosterbeek
Da un podcast di «Panorama» nasce il libro di Lorenzo Castellani, che racconta i veri (e meno noti) potenti del mondo. Tra cui Josef Retinger, polacco di umili origini che ha fondato il famigerato Club che raccoglie la «crema» delle élite mondiali.Non è nemmeno così lussuoso questo famoso Hotel de Bilderberg in Olanda. Tetti a punta, grandi vetrate, verande luminose, un giardino curato. Una bella e ampia dimora borghese, ma niente a che vedere con lo sfarzo aristocratico di alcuni alberghi dell’Italia del Nord, del Sud della Francia o della campagna inglese. Eppure qui, dal 29 al 31 maggio del 1954, si riuniscono 50 rappresentanti da 11 Paesi dell’Europa occidentale più 11 americani. Da questo momento in avanti, ogni anno, i membri di questa speciale associazione si riuniranno in modo itinerante. Ogni anno un luogo diverso. È il Club Bilderberg. A quella prima riunione ci sono ministri, ambasciatori, banchieri, grandi industriali. Nei decenni successivi questo incontro ecciterà le fantasie di complottisti, dietrologi, esoteristi, paranoici e semplici curiosi. Cos’è questo Club? Una rete di potere internazionale, un luogo di scambio culturale tra persone che contano, un incrocio di favori e interessi delle élite, un governo unico del mondo, la riunione dei burattinai della Terra? Lavora per la pace e la prosperità dei popoli oppure ordisce trame per la sottomissione dei più a una ristretta oligarchia?Tanto si è fantasticato e ciascuno si è dato la propria risposta. Tuttavia, pochi conoscono come tutto questo è nato. Perché in quel fine maggio del 1954 c’è un uomo magro, non tanto alto, con gli occhi vispi, le orecchie grandi, i capelli con il riporto a sinistra, vestito con sobria raffinatezza, dai modi gentili che si muove da un capannello all’altro degli invitati. Sorride, stringe mani, incrocia presentazioni. Non è un banchiere, non è un politico, non è un giornalista, non è particolarmente ricco né di nobili origini. Si chiama Josef Hieronim Retinger e ha fondato il Club più discusso, osteggiato, ambito e ammirato dell’ultimo secolo. Il suo più intimo amico è il principe Bernardo d’Olanda, che gli succederà alla presidenza del Bilderberg, il quale descrive Retinger come un «monaco-soldato che amava i piaceri semplici come fumare, bere, chiacchierare, ridere, ma era dotato di una volontà d’acciaio, una mente notevole e un’energia inesauribile». Nato a Cracovia da una famiglia piccolo borghese, il papà è un avvocato che lavora per il conte Zamoysky, un ambiente che stimola nel giovane Josef uno slancio cosmopolita. Così, a 16 anni, si trasferisce a Parigi per studiare e qualche anno dopo si laurea in Lettere alla Sorbona. Nella capitale francese affina le sue capacità frequentando l’élite politica, intellettuale e letteraria di inizio secolo. […] Per il futuro fondatore del Club Bilderberg l’azione politica non può essere separata dalla formazione e dunque per prima cosa si trasferisce a Monaco a studiare Psicologia comparata, dove perfeziona gli studi con successo. Retinger è dotato di un naturale charme e sviluppa una notevole capacità relazionale e manipolatoria. Impara anche le lingue con notevole facilità e arriva a padroneggiarne quattro prima della fine dell’università. Si sposta poi in Inghilterra, anche qui nella capitale. Si specializza per un anno alla London School of Economics dove entra in contatto con i maggiori esponenti della Fabian Society che mescolano con sapienza riformismo, socialismo ed elitismo. A Londra persegue il suo obiettivo politico animando il movimento per l’indipendenza della Polonia, ma soprattutto inizia a costruire la sua rete di relazioni: diventa amico di scrittori come Joseph Conrad, polacco come lui, e il commediografo fabiano George Bernard Shaw ma soprattutto di politici, dall’ex premier Asquith a lord Balfour fino a Churchill. […] Retinger si trova a suo agio con gruppi sociali e di interesse diversissimi, e talvolta persino in conflitto tra di loro, mostrando una notevole capacità relazionale e trasformistica. Cattolici e massoni, socialisti e liberali, federalisti, monarchici, repubblicani, dove c’è una rete d’influenza, c’è Retinger. […] Tra il 1906 e il 1920 si impegna su fronti diversi, sempre dentro la cornice liberale e sovranazionale: collabora alla definizione di un piano per riorganizzare l’Europa centro-orientale, voluto dal generale dei gesuiti, il conte polacco Ledóchowski; propugna la creazione di un governo mondiale, col federalista britannico Arthur Capel; sostiene la fondazione dello Stato di Israele, con leader del movimento sionista come Chaim Weizmann e Nahum Sokolov. Ma qualcosa va storto sul piano politico, siamo pur sempre nel corso della prima guerra mondiale e di fronte a un reflusso nazionalistico, e nel 1920 Retinger viene bollato come «persona non grata» nel Regno Unito. Prossima destinazione? Il Messico, ma con lo sguardo rivolto agli Stati Uniti. […] Nel Vecchio continente ritorna solo nel 1939, con l’idea di superare i nazionalismi e creare una Europa unita sul piano politico ed economico. […] [Nel dopoguerra] Retinger si volge interamente al progetto di unificazione europea coinvolgendovi anche gli Stati Uniti […]. È in questo contesto che Retinger inizia ad immaginare un modo per stringere relazioni più forti tra l’establishment dell’Europa occidentale e gli Stati Uniti. […] Nel maggio del 1948 Retinger è membro del comitato che organizza il Congresso dell’Aja, una grande conferenza che fu il primo passo del processo politico che portò al Trattato di Roma del 1957. […] Ponte fra i popoli europei, Retinger fu anche e soprattutto un ponte fra l’Europa e gli Stati Uniti. Per dire, fu uno dei soli tre europei, insieme a Winston Churchill e Richard Coudenhove-Kalergi, a far parte dell’American committee on United Europe (Acue), che può essere considerata come una struttura parallela, di carattere misto pubblico-privato, creata nel 1948 dalla Cia, dal Dipartimento di Stato e dal Council of foreign relations, […] per coordinare il supporto al processo di integrazione europea […]. Retinger era tra i responsabili della distribuzione di milioni di dollari senza i quali la ricostruzione europea non sarebbe stata possibile, dollari del governo ma anche delle grandi fondazioni Carnegie e Rockefeller. Un carburante fondamentale per il creatore del Bilderberg al fine di sviluppare le sue reti di potere e influenza tra Vecchio e Nuovo continente. Retinger fu naturalmente un sostenitore entusiasta della creazione della Nato nel 1949 perché è con lo stesso spirito federativo, nel mezzo della Guerra fredda, che nel 1954 nasce il Club Bilderberg. Retinger prese l’iniziativa proprio per evitare dinamiche di disgregazione interne all’Occidente e attutire le inevitabili tensioni in un’alleanza così vasta come quella atlantica. Era convinto che una discussione regolare, off-the-record, tra esponenti dell’establishment dei vari Paesi avrebbe favorito una comprensione migliore delle forze complessive e delle maggiori tendenze nelle nazioni occidentali in quel difficile periodo post bellico. Retinger credeva nel potere del dialogo diplomatico, era sostanzialmente un iper-politico seppur cultore della segretezza, e riteneva possibile la mediazione anche tra posizioni di partenza molti distanti. Per questo creò il Bilderberg, per costituire un consiglio transatlantico tra leader europei e americani. Un club capace di riunire aristocrazia di sangue, aristocrazia del capitale, vertici politici e burocratici: le idee avrebbero potuto essere anche molto diverse, ma la coscienza di rango e la dialettica avrebbero permesso a questa élite di arrivare a un coordinamento degli obiettivi. […] Ci vollero due anni per coinvolgere gli Stati Uniti nel progetto, tra i primi ad aderire ci fu il banchiere David Rockefeller […]. Retinger resterà segretario permanente del Bilderberg fino alla sua morte. Il Club mostrerà spesso una notevole lungimiranza sulle figure da coinvolgere nei suoi annuali meeting a porte chiuse. Ad esempio, Bill Clinton era ancora un poco conosciuto governatore dell’Arkansas quando venne invitato alla riunione del Bildergberg in Germania nel 1991. Un anno e mezzo dopo sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti. L’outsider del partito conservatore Margaret Thatcher venne invitata per la prima volta nel 1976, tre anni prima di diventare a sorpresa primo ministro del Regno Unito. Il club funziona come una sorta di filtro funzionale delle élites globali, chi entra ha ottime possibilità di ritrovarsi al vertice della piramide poco dopo. Nel 1956 Retinger era già consapevole dei rischi della sua iniziativa: «Per non essere tacciati di essere una mafia, non ci occuperemo di fare politica o di promuovere politiche. Il nostro obiettivo principale è smussare le difficoltà e le tensioni tra Paesi diversi in vari ambiti. Non abbiamo intenzione di intraprendere alcuna azione diretta. I rappresentanti partecipano sulla base di un tacito accordo da parte dei governi dei loro Paesi e delle organizzazioni internazionali». Non basteranno queste buone intenzioni. Nei decenni successi le accuse di complottismo e cospirazione si accaniranno comunque sul Club Bilderberg. Retinger morirà di cancro ai polmoni a Londra nel 1960. Senza patrimonio e senza stipendio alcuno, aiutato sul piano economico dai suoi molti amici, fra i quali il principe Bernardo d’Olanda. […]
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.